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Oltre il sangue amaro: una mostra collettiva sul dolore, al MOCA di Brescia
Mostre
Fino al 23 giugno 2024, le sale neoclassiche a pian terreno della storica architettura del MO.CA Centro per le Nuove Culture di Brescia ospitano Oltre il sangue amaro, mostra collettiva di 14 giovani artisti emergenti curata da Giorgia Massari e Riccardo Vailati. La mostra è stata realizzata in collaborazione con il comune di Brescia, Spazio Volta di Bergamo e con il sostegno di Polim S.r.l e di Azienda Vitivinicola Camossi.
Sono Luca Assi, Ludovica Anversa, Matteo Bianchini, Luca Brama, Nera Branca, Guido Corbisiero, Lucrezia Costa, Camilla Dalmazio, Carla Giaccio, Valeria Quaini, Beatrice Sancinelli, Pierluigi Scandiuzzi, Ivana Sfredda e Leilei Wu gli artisti che, con opere estremamente diverse tra di loro, indagano il sentimento del dolore nella sua interezza tra poesia e visceralità cruda.
Si parla di sangue divenuto amaro, risultato di un processo psicosomatico che porta a interiorizzare i gradini del dolore sia sul corpo che sulla mente, arrivando a una forma tangibile e concreta di emozioni originariamente mai troppo astratte. La dimensione del rancore, dell’amarezza, della paura hanno delle sedi ben precise nel corpo, sono emozioni localizzabili; l’ansia coinvolge il petto mentre la felicità si espande in tutto il corpo, la tristezza provoca stanchezza e l’invidia surriscalda il volto. «L’imporsi della mente sul corpo non è perciò solo tangibile, le emozioni, la loro influenza, hanno un’origine biologica, un’origine umana», spiegano gli stessi curatori.
Anche il titolo della mostra si ispira apertamente all’omonima raccolta di poesie di Valerio Magrelli, pubblicata per la prima volta nel 2014. Sangue Amaro, appunto, è articolata in 12 sezioni da 55 poesie ciascuna, affrontando un ampio ventaglio di argomenti: poesie sulla solitudine, sull’odio, sul crescere e sull’ “adolescere”, sull’amore come una condanna a vivere. Il prefisso “oltre” nel titolo della mostra si esplicita nell’esigenza di non sostare all’unica ripercussione corporea dal sapore amaro data dal rancore ma di allargarsi a un’indagine che coinvolga una gamma più vasta di situazioni scaturite dalla somatizzazione di differenti esperienze emotive.
Percepire, somatizzare, creare: sono questi i passaggi bidirezionali che il percorso espositivo restituisce con opere che vanno dalla pittura, scultura, fotografia a installazioni video-sonore. Parlando degli effetti che il dolore provoca biologicamente sul corpo, anche la creazione di opere può, idealmente, inserirsi in questo processo. La somatizzazione, in questo modo, crea una sorta di specchio tra dolore interiore proprio-corporeo e opera d’arte come prodotto formale, esterno ed estetico del dolore.
Camminando tra le stanze storiche, sorgono le opere degli artisti installate in maniera tale da creare una sorta di contrasto con l’architettura stessa. Se da una parte c’è un decoro di stile classico come grande contenitore, dall’altra ci sono opere multidisciplinari cariche di materia pronta a sanguinare come contenuto. È come aprire una bella scatola per ri-trovare un messaggio crudo e universalmente sincero; è qui, nell’apparente contrasto, che esce tutta l’umanità delle emozioni legate alla sfera intima e dolorosa dell’uomo contro il tempo. Dall’installazione Cradle for heavy souls di Lucrezia Costa rappresentante un giaciglio in feltro sormontato da un grande e pesante masso, al dipinto su tela Se mi parli degli angeli di Ludovica Anversa a ricordare gli intensi violacei di un corpo vivo fino alla scultura a parete Pala d’altare di Valeria Quaini, primitiva e spirituale.
Corpo e anima, simboli universali e intimi attraversano la ricerca dei giovani artisti in modo trasversale, ognuno con il proprio vissuto e la propria estetica formale, ma mantenendo un bacino comune e intrapersonale. Oltre il sangue amaro parla di intima individualità condivisa.
La mostra Oltre il sangue amaro sarà visitabile al MO.CA di Brescia fino al 23 giugno 2024.