Non solo stand in fiera. Durante la Frieze Week 2019 moltissime gallerie di Londra inaugurano nuove mostre da visitare. Furbescamente, le gallerie approfittano della forte affluenza di collezionisti e appassionati d’arte nella City, spalancando le porte per imperdibili eventi. Noi ve ne proponiamo alcuni. Per chi avesse mancato la fiera, niente paura: le mostre continueranno anche nelle prossime settimane.
Sprüth Magers propone una mostra dedicata a Kara Walker. L’evento coincide con lo svelamento della fontana che l’artista ha realizzato per la Tate Modern – di cui vi abbiamo già parlato qui. In particolare, è presentata una retrospettiva delle opere video di Walker, includendovi anche il processo di realizzazione dei lavori.
Qui vi abbiamo parlato degli artisti italiani portati a Londra per Frieze 2019. La Tornabuoni Art propone nei suoi spazi londinesi anche una mostra di opere su carta che descrivono il concettualismo giocoso di Alighiero Boetti, così come Thomas Dane Gallery ci offre il mondo visto da dietro l’obiettivo di Luigi Ghirri.
Esposta alla Biennale di Venezia di quest’anno, Kudzanai-Violet Hwami presenta la sua prima mostra personale istituzionale a Gasworks. Originaria dello Zimbabwe, ma trapiantata a Londra, la giovane artista è tornata in patria per un breve periodo. Qui però non ha ritrovato le immagini della sua memoria, affrontando l’inesorabile cambiamento di un paese lacerato dai conflitti. Lo spaesamento geografico è esplorato nei suoi dipinti e nei collage digitali che realizza, evidenziando così la dipendenza dalla tecnologia nella vita di oggi.
‘I’ve grown roses in this garden of mine’ è la mostra che per tutto il mese di Ottobre animerà gli spazi della Goodman Gallery. La galleria debutta con una nuova sede a Londra esponendo artisti internazionali che s’interrogano sul concetto di “guarigione collettiva”. William Kentridge, Alfredo Jaar, Yinka Shonibare, sono solo alcuni dei grandi artisti di fama internazionale esposti, affrontando temi vari, dall’impatto ambientale alla violenza sessuale. Il titolo è tratto da un brano dell’artista Gabrielle Goliath che dice: “Mi preoccupo teneramente di questo piccolo angolo di me stessa, perché so che non esiste cura. Ci sono solo rimedi, presi in piccole dosi, per alleviare i sintomi di questa ferita silenziosa”.
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