È stata inaugurata il 13 luglio e sarà visitabile fino al 18 agosto 2024 Un volo notturno dietro una finestra murata dell’artista argentino Leandro Erlich esposta a Galleria Continua di San Gimignano. In mostra, presso la sede dell’Arco dei Becci, alcune opere significative di Erlich. Tra queste segnaliamo le nuvole metaforiche incapsulate in lastre di vetro. The Cloud è un’opera esposta in teca realizzata da una successione di strati di vetro su cui viene riprodotta la forma di una nube. Solo con uno sguardo d’insieme si riesce a percepire questa o quella forma, secondo dinamiche immaginarie che seguono la fantasia.
«Le nuvole sono appunto il contrario della società umana, perché a differenza della nostra non cercano stabilità e appena si accorgono di essere diventate riconoscibili cambiano aspetto, si dividono, si spostano…», si legge nel testo critico di Nicolas Ballario.
Erlich ricorre all’espediente della pareidolia, un fenomeno noto fin dall’antichità secondo cui gli elementi della natura possono disporsi in modo tale da restituire immagini realistiche. Il nostro subconscio davanti a un insieme di rappresentazioni scomposte esercita un’associazione automatica che gli permette di ricostruire nella mente forme note, il più delle volte visi umani. Il curioso fenomeno si ripete anche nei suoni, quando ci sembra che un canto di uccelli sia simile a una voce umana.
Secondo i migliori studiosi di fisica quantistica, inoltre, la realtà non è come appare. È una congettura della mente che ognuno di noi interpreta. Democrito per primo e poi Epicuro, che fu allievo di un suo allievo, avevano parlato di associazione di atomi che costituiscono una forma. Noi stessi siamo aggregazione di particelle; esiste quindi un “aspetto relazionale” delle cose, esse cioè non esistono sempre, ma solo quando interagiscono tra loro in un determinato modo, proprio come i cloud di Erlich.
Scrive al riguardo l’artista, «Mi piace pensare che le nuvole siano una forma di arte primigenia. Prima di scolpire l’argilla o disegnare figure sulle pareti delle caverne, l’uomo ha immaginato di creare sculture con il vapore e il vento. Guardando il cielo, non si può fare a meno di trovare, in maniera del tutto istintiva, una forma in una nuvola: un cane, una tartaruga, un volto, una barca. Per quanto gli artisti si siano chiesti spesso se un dipinto possa “esistere” senza qualcuno che lo osservi, è ovvio che le nuvole esistono senza bisogno di intervento umano, anche se il nostro talento narrativo sembra esprimersi al meglio proprio quando troviamo forme e significati nella loro fugacità».
Leandro Erlich è quindi interprete dell’atmosfera, la materializza attraverso la presenza di altri oggetti e per sottrazione ne rivela l’esistenza. In Blind window la finestra posta a mezz’aria – come anche molte altre opere simili allestite in giro per il mondo – ci ricorda che esiste una pienezza nell’assenza e che l’aria diventa sostanza. Nicolas Ballario scrive: «(…) chiude una finestra, ma per la prima volta una serie di mattoni impilati non costruisce un muro, anzi lo abbatte. Smonta i confini e allarga il nostro sguardo, riuscendo nell’impresa onirica di un’architettura che anziché proteggere espone».
In Night Flight gli oblò di un aereo mostrano la veduta di una città su cui si plana in volo dall’alto. Erlich si configura come poeta dell’assenza, dell’atmosfera, dell’impercettibile agli occhi, dell’insostenibile leggerezza della materia. L’artista usa la realtà nella sua dimensione spazio – tempo e la attraversa in tutte le sue manifestazioni. Inaugura quindi una nuova stagione dell’arte. Erlich canta le nuvole e l’aria, rende sostanza ciò che spesso è indecifrabile alla vista. Sempre Ballario specifica che l’artista «riesce nell’ossimoro di riportare il cielo nel regno della terra».
Leandro Erlich, classe 1973, è nato in Argentina e oggi le sue opere sono esposte nei musei più importanti del mondo, citiamo solo la Tate Modern di Londra, il Centre George Pompidou di Parigi, il Macro di Roma. Ha iniziato a esporre all’età di soli 18 anni al Centro Cultural Recoleta di Buenos Aires e nel 2001, a 28 anni, ha rappresentato l’Argentina alla 49ma Biennale di Venezia.
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