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Order: il collettivo Democracia testimone dell’iniquità del sistema sociale, politico e capitalistico
Mostre
È sintomatico il rimando di ORDER del collettivo spagnolo Democracia (Iván López e Pablo España) a L’opera da Tre Soldi di Bertold Brecht. Pur non volendo sintetizzare Brecht a una congerie di valori, di principi e a una questione ideologica, perché sarebbe riduttivo visto quanto di assolutamente attuale esiste nel suo pensiero e anche nella sua drammaturgia, lo spunto di Marco Scotini nel testo critico che accompagna la mostra – «“prima di tutto fateci mangiare e poi, se volete, potete parlare” divenuto ormai proverbiale, non può non venirci in mente (almeno così per me è stato) a proposito del trittico filmico ORDER» – ci stimola un’importante considerazione.
L’attualità brechtiana consiste nel metodo, rispetto al quale anche il contenuto è in un certo senso subordinato. E dunque? Dunque che cos’è l’arte per i Democracia se non una forma di comunicazione il cui interesse fondamentale ha a che fare con la propaganda nel modo in cui Lucy Lippard l’ha intesa, cioè come propaganda autonoma in contrapposizione alla propaganda dominante del capitale e dello Stato?
Non possiamo prescindere concettualmente e nemmeno visivamente: l’allestimento della mostra in Prometeogallery Ida Pisani, pensato su entrambi i piani, accompagna alla visione dei tre video – uno per atto – l’esposizione cartellonistica, propria dell’estetica della protesta, di alcuni intercalari linguistici che regolano l’andamento del mondo, sempre più corrotto dalle dissimmetrie del capitalismo contemporaneo.
«Chi è la bestia nelle rivelazioni?» «Chi è il 666?» «Denaro in cambio di anime» «Il lavoro è il ricatto della sopravvivenza» «Non siamo i vostri schiavi» «Morte all’insetto fascista che consuma la vita del popolo» «Viviamo per calpestare i re» «Devastiamo i viali dove vivono i ricchi» «Non abbiamo paura delle rovine»«Il governo è morte» «Accettare la civiltà significa accettare la decadenza» «La distruzione è creazione» «Non ci sono spettatori» «Tutti partecipano, che lo sappiano o meno» «C’è una violenza che libera e una violenza che schiavizza» «C’è una violenza che è morale e una violenza che è immorale» «Armate i senzatetto» «Armate gli annoiati» «Date una possibilità alla violenza» «Vogliamo tutto, e lo vogliamo ora» «Godetevi il collasso».
Tratte dal primo atto di Order, Eat the Rich/Kill the Poor, ed esposte come manifesti e anche in una fotografia, queste prese di posizione testimoniano la drammatica iniquità del sistema sociale, politico e capitalistico, muovendosi tra manifestazioni a cielo aperto, centri commerciali fuori città e cene sontuose, per presentare gli antagonismi storici degli oppressori e degli oppressi. Eat the Rich/Kill the Poor si focalizza sul tragitto di una Hummer limousine per le strade di Houston, passando attraverso le aree industriali e i grandi grattacieli del centro del business della città del Texas. Il viaggio della limousine evidenzia come lo sviluppo urbano della città separi gli abitanti a seconda del reddito e della classe sociale.
«Siamo nati per fare schifo» «Lasciateci consumare i bambini, i genitori, la famiglia» «Lasciateci consumare la terra finché non saremo sazi» «Sei la tua unica nazione» «Il mondo intero attende il suo saccheggio» «Corri, mangia. Divora» «Mio, mio, mio! L’ho visto per primo!» «Consuma tutto ciò che tocchi. Consuma tutto ciò che puoi». «Lavora come uno schiavo, ingozzati come un’oca» «Fatti crescere il fegato, ragazzo. Sei solo quello che hai, e il tuo valore è quello che compri» «Mangia il tuo vicino, mangia le stelle, mangia i tuoi amici, mangia quelli che ti stanno mangiando. Mangia, mangia, mangia» «Se potete, arricchitevi» «Se vieni calpestato, calpesta qualcun altro» «Qui e ora, dichiaro l’inizio dell’Età del Ferro della sopravvivenza». Tratti dal secondo atto, Konsumentenchor, questa selezione ben esplora le dinamiche del consumismo contemporaneo e la sua innata spinta a divorare ed esaurire al di là di ogni conseguenza, fino al cataclisma ambientale ed ecologico.
Infine nel terzo atto, Dinner at the Dorchester, si assiste infine al definitivo confronto tra l’incarnazione del capitalismo spietato, che si auto celebra con i suoi eventi di sfarzo e ricchezza, e una coraggiosa e indignata cameriera che, nel suo essere donna, nera e povera, incarna la degradante realtà delle classi subalterne.
Tra l’opera di Brecht del 1928 e ORDER dei Democracia del 2018 c’è circa un secolo di tempo, e inevitabilmente di storia, in cui si è creduto che diritti al lavoro e diritti di sicurezza civile fossero assicurati, mentre di fatto il neoliberalismo contemporaneo e il trionfo dei nuovi fascismi li ha distrutti favorendo nuove forme di domini servili. Ma in un’epoca come la nostra, un’epoca di brusca trasformazione sociale, un aggiornamento continuo dei nostri strumenti di interpretazione relativi all’espressione politica è indispensabile.
ORDER non implica solo i Democracia, o la Prometeogallery o Marco Scotini, al contrario implica i fruitori, siano essi visitatori, ascoltatori o spettatori, rendendoli testimoni, inquisitori e giudici ascoltando le parole di personalità che hanno rapporti differenti con l’imputato, il capitale. Il processo può durare 70 minuti – la durata complessiva dei tre atti – o può proseguire e perdurare: ormai il dubbio sulle responsabilità del denaro nella deviazione del mondo è instillato.