Si è aperta il 7 luglio una nuova mostra a Palazzo Strozzi, curata da Arturo Galansino, che offre al visitatore un percorso espositivo forte ed emozionante. Le opere dell’artista cinese Yan Pei-Ming ci colpiscono già dalla prima sala, allestita con un trittico di dimensioni monumentali che ritrae l’artista in tre modalità espressive differenti, caratterizzate da una sfumatura di grigi che conferisce ai lavori un impatto intenso. L’impressione è quella di entrare immediatamente nel mondo emotivo di Pei-Ming, dove temi come la vita, la morte, la violenza e la spiritualità vengono indagati attraverso la sua arte.
Yan Pei-Ming ci invita a ripensare il rapporto tra memoria e presente, ponendo sotto ai nostri occhi ritratti di personaggi storici come Mao, Hitler o il corpo riverso di Pier Paolo Pasolini all’idroscalo di Ostia nel 1975, accanto a reinterpretazioni di opere famosissime come la Monna Lisa di Leonardo o l’Innocenzo X di Velàzquez e a ritratti che prendono vita da immagini fotografiche estrapolate da fonti differenti, come copertine di giornali, nel caso di Vladimir Putin, o celebri opere della storia dell’arte, nel caso di Jacques-Louis David.
Parallelamente a questa sorta di percorso storico-culturale che celebra l’eredità dell’arte, si sviluppa anche un itinerario più intimo, legato alla vita privata dell’autore, che comprende i ritratti della madre e del padre, rappresentati in giovane età e nella vecchiaia, a sottolineare il suo interesse per argomenti intimi quali l’invecchiamento, la morte, la nascita e la genitorialità. L’artista ci racconta gli aspetti cruciali legati alla vita di ognuno in maniera personale, intensa, quasi a evidenziarne una sacralità, uno spirito di sorpresa e di non completa comprensione intorno a fenomeni che comprendono l’inspiegabile atto della nascita così come quello della morte.
Nato a Shanghai nel 1960, Yan Pei-Ming si trasferì nel 1980 in Francia, dove oggi vive e lavora. Si definisce un “pittore d’assalto”, attacca la tela, spesso di grande formato, e crea composizioni bicromatiche: nere e bianche, rosse e bianche, blu e bianche, dove il colore diviene uno strumento per amplificare l’intensità dei suoi lavori. Le sue opere acquisiscono chiarezza allontanandoci dalla tela, come a volerci ricordare che, così come avviene nella sua arte, anche nella vita la completa percezione degli avvenimenti necessita di un distacco emotivo e cronologico.
Come egli stesso afferma: «Presumo di essere un artista cinese ed europeo, ma sono prima di tutto un artista». Cresciuto in Cina durante la Rivoluzione Culturale, si è infatti formato sulla storia dell’arte europea fondendo insieme tecniche, fonti e temi che ibridano Oriente e Occidente. Fondamentali per l’artista sono modelli iconografici della cultura visiva occidentale, ma a questi si uniscono anche soggetti che rimandano in maniera diretta alla Cina, come le figure della tigre, del dragone o quelle di Mao e Bruce Lee.
La mostra di Yan Pei-Ming a Palazzo Strozzi sarà visitabile fino al 3 settembre 2023.
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