La galleria Boccanera di Lambrate presenta una mostra collettiva ideata da Linda Carrara che coinvolge artisti dagli stessi orizzonti e prospettive. L’atto artistico, spesso individuale, decide di aprirsi all’Altro; artisti affini alla poetica di Linda, al suo agire, pensare, lavorare, ideare, condividono il percorso di questa mostra che si rivela un’oasi di verde materico piacere all’interno del panorama cittadino. La tecnica delle varie opere incluse ha come fil rouge la trasformazione delle opere attraverso i fenomeni naturali ragionando in mimesi, proponendo lavori figurativi ma astratti di artisti che si muovono tra queste definizioni. Tramite la natura, via l’uomo, ma al di là di essa.
Linda, solitamente conosciuta per i suoi frottage – calchi di superfici naturali basati sul principio dello sfregamento – ci accoglie in mostra con l’opera La vertigine del paesaggio, verticalizzando l’orizzonte attraverso un percorso fluviale dove gli elementi emergono grazie all’occhio ingannato dal ricordo, rendendo il visitatore direttamente partecipe. La seconda tela dal basso è del 2019, da essa le altre tre si sono unite per dare via ad un Unicum verticalizzato, lavorando le immagini come un gruppo, così come nell’ideazione della mostra. Fabio Roncato, lavorando con la fusione dell’alluminio, parte solitamente da un modello in cera (Momentum 2020) esposto in mostra, che viene plasmato dal flusso del fiume quando è ancora caldo dando una forma naturale all’oggetto, imprevedibile e intaccata dall’uomo.
Giuseppe Adamo gioca invece con l’erotismo e il naturale posticcio (Basolato e Deal, 2022), sovrapponendo colori e trasparenze con l’obiettivo di annullare lo spessore, rendendolo impalpabile, facendo emergere immagini latenti su tele. I suoi paesaggi sono diametralmente opposti, poiché man-made, rivelando spazi microscopici mappati nei quali perdersi.
Silvia Giordani, all’ingresso della mostra, presenta Barena, un paesaggio pittorico erosivo dove il naturale è raggiunto attraverso la tecnica. Gli altri due lavori di Linda Carrara in mostra, La luce tra le foglie e Sulla superficie, il primo realizzato con bomboletta spray, creando una mappatura astratta di luci e i secondi opere passe-partout in pittura ad olio su carta, raccontano dei paesaggi ricreati attraverso la memoria.
Lorenzo di Lucido presenta invece i suoi monocromatici che ruotano intorno al colore verde, espressivo della natura nella sua sintesi stereotipata, ricreando figure che si perdono all’interno del colore. In base a come la luce colpisce la tela le immagini possono essere pian piano ritrovate, come in Falena notturna. Fabio Roncato ritorna nel piano superiore della mostra con un’opera a parete su poliuretano espanso (Landscape, 2022) dove facendo assorbire la terra viene creato un effetto a venature.
Vera Portatadino infine porta in mostra i suoi mondi in olio su tela di piccole dimensioni, dall’immaginario prettamente medievale e formati da miniature e galassie in grandezza e miniatura. L’antropologia entra nell’ancestrale, lasciando lo sguardo a fantasticare nell’anti narrazione. Questa mostra è un respiro all’interno del così saturo programma di esibizioni dove ci sentiamo spettatori mai totalmente inclusi, distanti osservatori di un mondo che non ci riguarda totalmente. Grazie alla collettività di Linda, assaporare ogni poetica ed infine crearne una nuova è un bellissimo messaggio di unione e speranza, di ecologia della mente e dello spirito e di trasformazione, in tempi veloci che si scontrano con il dialogo.
E come diceva Pia Pera, <<nella solitudine del giardino, all’ombra di una quercia, senza imporre nulla a nessuno, è piacevole abbandonarsi a una deliziosa spensieratezza, lasciare che idee e immagini si formino e disfino con la stessa inconsequenzialità delle nuvole in cielo>>. Quel giardino è di noi tutti, e bisogna affrettarsi a coltivarlo insieme.
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