16 giugno 2022

Palazzo Brancaccio super Contemporary Cluster, tra new graffiti e post vandalism

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Contemporary Cluster presenta due progetti espositivi negli spazi ottocenteschi di Palazzo Brancaccio a Roma: una collettiva sul Post Vandalism, a cura di Giacomo Guidi, e una personale di Alessandro Sabong

Fahrenberger

A Roma, Palazzo Brancaccio è super contemporaneo, anzi Contemporary Cluster: il 16 giugno sono in apertura ben due progetti espositivi che, in questo caldissimo scorcio di primavera-estate, tra fiere e grandi appuntamenti in piena riapertura post pandemica, promettono di farci osservare – ma anche ascoltare – la realtà in modo diverso, laterale, in senso letterale. “Displacement”, dislocamento ma anche spiazzamento, è il titolo della collettiva a cura di Giacomo Guidi, con opere di Jonas Fahrenberger, Aythamy Armas Garcia, Nils Jendri, Wide, Nicolò Masiero Sgrinzatto, René Wagner e David Von Bahr, artisti che, accomunati da percorsi affini, si fanno testimoni di un progresso artistico di livello internazionale, interpretando per Cluster una nuova armonia della decostruzione.

Spazio espositivo, centro multidisciplinare e piattaforma ibrida, Contemporary Cluster attraversa gli ambienti ottocenteschi del Palazzo, ognuno dei quali è caratterizzato da una diversa ma congruente impostazione. E dunque, se la galleria al piano terra sarà scandita dalla mostra “Displacement”, nel CAVE, lo spazio sotterraneo, monumentale e nascosto, andrà in scena “Sacrarium”, una mostra di Alessandro Sabong, in arte 13Truth, che presenterà la sua collezione di dipinti, opere in ceramica, gioielli e abiti.

Durante l’opening, a partire dalle 19, la selezione musicale sarà a cura di Prest, co-fondatore di Radio Sugo e dj residency su Radio Raheem a Milano. Le mostre saranno visitabili dal lunedì al venerdì, dalle 11 alle 20, fino al 29 luglio 2022.

Contemporary Cluster, Displacement

Il termine Displacement, da una parte, rimanda all’utilizzo della parola nello slang americano, riferita a un forte stress inaspettato, dall’altra, evoca una trasfigurazione umana, un cambiamento repentino e violento. Ampliando la semantica, il termini può comprendere una compiuta estetica della costruzione e della decostruzione. Questa tendenza si traduce nel “post vandalism”, una corrente artistica abbastanza recente, sviluppatasi in particolare nel Nord Europa, che prende le mosse dai graffiti per codificare un nuovo linguaggio urbano e un nuovo espressionismo astratto, minimalista e tangibile. La mostra è realizzata in collaborazione con Ginnika, realtà attiva fin dal 2014 nella diffusione e promozione della urban culture, tra streetwear, arte, musica, sport e lifestyle.

 

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«Gli artisti in mostra utilizzano gli strumenti dei graffiti, ma non si identificano come artisti urbani o murali poiché il loro lavoro nasce dalla fusione di elementi diversi: espressionismo astratto, minimalismo e object trouvè, combinati tra loro. Questi artisti, legati da un background comune e da ricerche artistiche affini, si fanno testimoni di un progresso artistico di livello internazionale, interpretando per Cluster una nuova armonia della decostruzione», spiegano da Contemporary Cluster. Vedremo così gli oggetti indisciplinati di Nicolò Masiero Sgrinzatto, i modelli astratti e i blocchi di colore del pittore svedese David von Bahr, le opere in ceramica del tedesco René Wagner, sovraccariche di significati mitici o sociali. Troveremo poi i disegni in transizione di Aythamy Armas Garcia e la glitch art urbana del francese Wide, le composizioni stratificate di energia di Nils Jendri e i collage iper materici di Jonas Fahrenberger.

Cave, il Sacrarium di Alessandro Sabong

Il Cave ospiterà invece le ultime creazione dell’eclettico Alessandro Sabong, pittore, incisore, fashion designer. Figlio di immigrati filippini, nato a Roma nel 1990, si avvicina in giovane età al mondo dei graffiti, La sua arte si sviluppa a partire da una commistione di tecniche, dalla modellazione in cera alla stampa in gesso, dall’incisione alla pittura acrilica su carta.

 

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Il suo è un immaginario dalle tinte sanguigne, ancestrali, cupe, tragiche che deflagra in un espressionismo vernacolare con forti riferimenti iconografici e concettuali derivanti dal repertorio classico e rinascimentale di Roma: Ercole, Giano, San Giorgio che uccide il drago, l’arcangelo Michele. «13Truth ha colto l’essenza mistica della città di Roma riuscendo a tradurre forme e suggestioni in un linguaggio attuale che racconta la sua esperienza personale attraverso una dialettica ricca di allusioni», spiegano gli organizzatori.

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