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Palazzo Merulana presenta la mostra “Nasi per l’Arte”
Mostre
di Luigi Capano
Un signore attempato osserva con rapita attenzione un quadro di Antonio Donghi. Ciò che colpisce però è una curiosa anomalia prossemica: la distanza è così ravvicinata che il naso dell’eccentrico spettatore si schiaccia contro la tela. Dopo un istante di spaesamento ci avvediamo della finzione. A soccorrerci è Melania Rossi, ideatrice e curatrice, assieme a Joanna De Vos, di questa mostra assai singolare,“Nasi per l’arte”, allestita a Palazzo Merulana, la splendida, luminosa sede della Fondazione Cerasi.
«E’ un’installazione di Jean Fabre, un autoritratto dell’artista a grandezza naturale con il volto schiacciato contro una riproduzione dei Saltimbanchi di Donghi (il quadro originale si trova nell’altra sala), quasi a volersi fondere con il dipinto: una sorta di incontro-scontro con la tradizione in cui leggiamo il desiderio, da parte di Fabre, di misurarsi con l’arte del passato», ci spiega la curatrice, interpretando l’opera a nostro beneficio.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2023/04/GOPR0299-1024x768.jpg)
Protagonista assoluto della coinvolgente collettiva che stiamo visitando è il naso, inteso, ex abrupto, come prominenza fisica – eccolo aggettare con baldanza da alcune divertenti creazioni di Ontani e di Cattelan – ma, anche, come organo olfattivo (ci soffermiamo, in proposito, sul Vaprofumo, una tela di Giacomo Balla esemplare di quella compenetrazione sensoriale tanto cara alla poetica futurista); ovvero come allusione metonimica al cosiddetto “fiuto per l’arte”. Con esplicito riferimento al fiuto collezionistico dei coniugi Cerasi ed anche – senza dubbio – al fiuto delle due curatrici, che hanno abilmente escogitato un percorso espositivo dialogico, articolato su più livelli: quello tematico, denunciato nel titolo dato alla mostra; quello affiorante dalla intrusione audace di opere d’arte contemporanea nel bel mezzo della collezione Cerasi (dedicata, principalmente, ai primi decenni del Novecento); il confronto inusuale tra artisti italiani e belgi (perché belga è una delle due curatrici), quasi a voler riprendere le fila dell’antico, fertile dialogo rinascimentale con la minuziosa pittura fiamminga.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2023/04/GOPR0307-1024x768.jpg)
Durante la conferenza stampa un riferimento all’arte olfattiva non passa inosservato o, per meglio dire, inudito (è un principio di deragliamento dei sensi: questa mostra sta lasciando il segno! Che Rimbaud ci assista!). Chiediamo, in merito, lumi alla premurosa Melania Rossi che, di nuovo, ci viene in soccorso: «C’è un artista belga, Peter de Cupere, che lavora proprio sull’arte olfattiva, e c’è qua esposto un suo autoritratto…eccolo!» – raggiungiamo prontamente il dipinto – «è un monocromo nero, uno strip scratch and sniff painting, cioè un dipinto che va grattato con le mani, ed emana quindi un profumo… dunque è proprio un’opera che va toccata, con cui bisogna interagire, e l’artista lavora inserendovi delle essenze per comunicare emozioni, stati d’animo, idee». Nel frattempo l’artista ci raggiunge e, con un sorriso gioviale, estrae da una sacca alcuni flaconcini di essenze – le stesse con cui profuma le sue opere – e ce ne fa generoso dono. Non possiamo congedarci da questa simpatica mostra prima di aver grattato e annusato il fragrante autoritratto, quale atto di modesto ma sentito omaggio, al naso.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2023/04/GOPR0304-1024x768.jpg)