Categorie: Mostre

Panneggi contemporanei: la nuova esposizione di Galleria 10 & zero uno

di - 30 Gennaio 2025

Nel suo La piega. Leibniz e il barocco (1988), Gilles Deleuze identifica nel panneggio, nell’accartocciarsi del tessuto, l’essenza stessa del Barocco: un principio caratterizzante del Seicento, ma che si evolve nel tempo e attraversa la storia dell’arte. Per il filosofo francese, le pieghe degli abiti sono più di un semplice dettaglio estetico; rappresentano un punto di contatto tra il mondo interiore e l’ambiente esterno, un’interazione continua tra il corpo che le abita e le forze che le attraversano.

È proprio a partire da questa prospettiva che si può leggere la ricerca di Eva Chiara Trevisan (Treviso, 1991) e le opere presentate nella sua mostra personale Indagine di una piega, curata da Chiara Boscolo presso la Galleria 10 & zero uno di Venezia. La mostra, accompagnata da un testo critico di Alessandra Maccari, riunisce una serie di lavori recenti in cui l’artista reinterpreta il panneggio in chiave contemporanea.

Questo approccio si fa evidente nella serie Lo que toco (2024), dove la pittura si espande nello spazio, assumendo una tridimensionalità che sembra invitare al tatto. Qui il colore acquista densità e peso, trasformandosi in una materia viva, densa e stratificata.  Quest’attenzione per la dimensione fisica si riflette anche nel processo stesso della Trevisan: lavorando a terra, immersa nel dipinto-scultura, l’artista stabilisce un rapporto diretto e fisico con la sostanza acrilica, costruendo un dialogo in cui il gesto e la materia si influenzano reciprocamente.

Orogenesi, 54 x 60 x 90 cm, Stratificazione di colore acrilico e ferro, dettaglio, 2025

Da questa riflessione si fa evidente un altro elemento importante della poetica dell’artista: un costante tentativo di cogliere e dar forma a quella linea sottile che si dipana tra pittura e scultura. E, di nuovo, ci viene in aiuto Gilles Deleuze, quando scriveva: «forse la pittura ha bisogno di evadere dal quadro e di trasformarsi in una scultura».

Le opere Orogenesi e Strato D (della serie Tessuto temporale, 2025-in corso) ricordano invece riprese aeree della superficie del pianeta, che rimandano alla formazione dei rilievi, ai movimenti tettonici e alla stratificazione del mantello terrestre. I lavori in questione colgono e trasmettano alla perfezione una realtà che spesso dimentichiamo: il suolo su cui camminiamo e viviamo è in continuo movimento.Anche nelle opere della Trevisan, infatti, nulla è mai davvero fermo. Le pieghe, le ombre, le increspature della superficie suggeriscono un dinamismo continuo, come se la materia fosse attraversata da forze invisibili.

Orogenesi, 54 x 60 x 90 cm, Stratificazione di colore acrilico e ferro, dettaglio, 2025

E, come fa notare Alessandra Maccari, non si può far riferimento al movimento senza prendere in considerazione la dimensione temporale che, in queste opere, si concretizza nei continui riferimenti alle opere precedenti che si riscontrano in quelle seguenti, dando vita ad un interessante filo conduttore: «Ogni strato influenza la stesura dell’altro e ogni nuova campitura modifica le superfici sottostanti a costituire addensamenti temporali dove il passato influenza il futuro e il presente interviene sul vissuto».

Indagine di una piega, dunque, propone una riflessione sospesa tra pittura e scultura, tra superfici statiche e colore in movimento. Attraverso il gesto e la materia, la Trevisan costruisce un linguaggio in cui il colore diventa sostanza e il tempo si deposita sulla superficie, ricordandoci così che ogni forma è sempre in divenire.

Orogenesi, 54 x 60 x 90 cm, Stratificazione di colore acrilico e ferro, dettaglio, 2025

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