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“Pedigree”: un dettaglio della mostra decentralizzata di Apriori Magazine
Mostre
Quando si sente parlare di intelligenza artificiale si storce ancora il naso, specialmente quando quest’ultima viene assunta dall’artista come mezzo o addirittura come pretesto per la propria produzione. Questo perché il tema, nonostante sia caldo ed estremamente attuale, rischia di essere sopravvalutato – la tipica fascinazione nei confronti di ciò che non si capisce – o di rendere invisibile il lavoro dell’artista, che può comunque essere l’intento di partenza. Si sa, l’intelligenza artificiale mette in crisi.
L’intervento artistico di Tamare Cosalimar nell’artist run space Parentesitonde di Palermo, dal nome “Pedigree” parte proprio da una riflessione sull’appartenenza, ovvero sul dubbio contemporaneo di cosa sia l’autorialità e su quale relazione si instauri fra artista e opera. Seppur invisibili nel testo curatoriale di Elisa Muscatelli –anche lei non citata nel testo per coerenza con la tematica della mostra– gli ideatori di questo intervento sono i due giovani artisti Marta Guidotti e Marco Ceccarelli, i quali grazie ad un’intelligenza artificiale danno vita all’artista invisibile Tamare Cosalimar, un’identità nata tramite accoppiamenti artificiali fra diversi volti e il cui viso invade in modo seriale le pareti dello spazio. Alla ripetizione seriale e opprimente di questo ritratto dai tratti non facilmente riconducibili ad un’area geografica, si aggiungo una serie di disegni raffiguranti coppie di volti, in un’ossessiva individuazione da parte di artisti diversi – non menzionati, ma umani dalle parole degli artisti in mostra – dei possibili genitori di Tamare Cosalimar. Il pavimento appare ricoperto da polvere di grafite, diventando un supporto sul quale i visitatori lasciano delle tracce e involontariamente attivano il processo di formazione di un disegno, che cambierà continuamente e proseguirà anche oltre lo spazio espositivo, grazie alla grafite che ogni fruitore avrà sotto la suola delle proprie scarpe.
La mostra vuole dunque essere una metafora sull’autorialità, una considerazione su cosa ad oggi possa essere attribuito ad un artista reale e sull’evidente difficoltà a comprendere cosa sia umano o meno.
Nonostante il testo curatoriale apra ad interessanti spunti di riflessione, non è in grado di accompagnare alla fruizione della mostra un osservatore meno esperto. Si potrebbe pensare che l’intento stesso della mostra sia stato portato a compimento nel momento in cui abbia creato confusione ed enigmi irrisolti, ma è davvero questo lo scopo dell’arte ad oggi? L’intelligenza artificiale è un mezzo o un’illusoria tecnica di partecipazione al contemporaneo?
“Pedigree” è una delle cinque mostre che si svolgono contemporaneamente in spazi indipendenti sparsi sul territorio nazionale (fra questi, oltre a Parentesitonde, partecipano Habitat Ottantatre, Terzo Spazio zolforosso, Adiacenze e Porto Simpatica), ruotanti attorno al tema “emergere” lanciato nel 2021 dalla prima edizione di Apriori Magazine, con lo scopo di far dialogare artisti e curatori che condividessero la necessità di emergere una volta terminato il loro percorso accademico, pronti per inserirsi all’interno del sistema dell’arte.
Nato dall’idea di Simone Bacco (project manager della mostra decentralizzata), Apriori Magazine si pone come tentativo romantico di compensare alcune mancanze nell’esperienza degli studenti delle accademie, come la possibilità di conoscere direttamente curatori coi quali iniziare un dialogo artistico e professionale, l’opportunità di creare relazioni funzionali fra studenti di diverse accademie italiane confrontandosi e sostenendosi a vicenda, l’occasione di avere un indirizzamento diretto verso i luoghi in cui si sviluppa e si manifesta l’arte contemporanea. La collettiva decentralizzata, visitabile fino al 29 aprile, si sviluppa dall’intenzione di far comunicare i diversi spazi indipendenti sorti negli ultimi anni e testarne in modo pratico e ragionato le diverse missions di ciascuno di questi.