Doppio anniversario quest’anno per la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, che decide di celebrare i 70 anni dal trasferimento a Palazzo Venier dei Leoni e i 40 anni dalla scomparsa della sua fondatrice, con una mostra dedicata alla sua vita nella città lagunare.
Con la mostra “Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa”, a cura di Karole P. B. Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim e Gražina Subelytė, sarà infatti possibile vedere nel museo veneziano, fino al 27 gennaio 2020, una preziosa selezione di opere che permettono di ripercorrere mostre e avvenimenti della vita di Peggy Guggenheim durante il suo soggiorno veneziano tra il 1948 e il 1979. Non solo un omaggio alla collezionista più influente del 900, quindi, ma anche una preziosa opportunità di rivivere le tappe fondamentali che hanno segnato la collezione e la storia dell’arte del secolo scorso.
È proprio la prima presentazione della collezione in Europa, alla 24a Biennale di Venezia nel 1948, che apre questo quadro storico: si tratta dei lavori che furono esposti nel padiglione greco ricordati come i più contemporanei di tutta la Biennale, grazie alla novità dell’Espressionismo astratto. Nella mostra sono presenti opere di grandi artisti come Mark Rothko, Arshile Gorky e Robert Motherwell. Rientrano in questa prima parte anche alcune opere di Jackson Pollock, in riferimento alla prima personale dell’artista fuori dagli Stati Uniti, tenutasi grazie a Guggenheim nell’Ala Napoleonica del Museo Correr in piazza San Marco nel 1950.
Si passa poi alla mostra di scultura contemporanea del 1949 con opere di Jean Arp, Constantin Brancusi e Alberto Giacometti, per citarne alcuni; una mostra che allo stesso tempo inaugurò l’apertura al pubblico del giardino di palazzo Venier dei Leoni appena acquistato da Peggy Guggenheim. Il suo arrivo in Italia sancì anche la nascita di un nuovo collezionismo rivolto ad artisti italiani, a cui la mostra dedica una sala con diverse opere di maestri del calibro di Emilio Vedova, Tancredi Parmeggiani ed Edmondo Bacci.
Le sale della mostra che seguono sono invece dedicate all’arte britannica di cui Peggy Guggenheim iniziò a dedicarsi negli anni ’50 a partire dalle sculture di Kenneth Armitage, Reg Butler e Henry Moore, per passare a dipinti e collage negli anni ’60 come testimonia Serendipity 2 di Gwyther Irwin.
Non mancano in questa mostra anche opere optical e cinetiche che Peggy Guggenheim collezionò ed espose a partire dagli anni ’60, comprendendo artisti che fecero degli effetti ottici realizzati attraverso materiali industriali la loro cifra stilistica.
Degne di nota, infine, sono l’esposizione sia del capolavoro Scatola in una valigia realizzato da Marcel Duchamp nel 1941, dopo un intervento di conservazione realizzato all’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze, sia quella di una serie di scrapbooks, album in cui la collezionista raccolse articoli di giornali, fotografie e lettere.
In occasione della mostra uscirà anche una nuova pubblicazione incentrata sul carattere poliedrico di Peggy Guggenheim, racchiudendone l’intero percorso di collezionista, mecenate e gallerista, dagli esordi londinesi della galleria Guggenheim Jeune, al periodo newyorkese di Art of This Century, fino al ruolo determinante avuto durante il soggiorno a Venezia.
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