19 maggio 2024

Pensare come una montagna: il progetto biennale, diffuso e partecipato di GAMeC

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La performance di Mercedes Azpilicueta a Brembate, i lavori di Chiara Gambirasio a Castione della Presolana, l'installazione di Sonia Boyce a Palazzo della Ragione, la mostra di Lin May Saeed e il progetto di Studio Ossidiana alla GAMeC inaugurano il primo ciclo del progetto “Pensare come una montagna” diffuso sul territorio bergamasco

Mercedes Azpilicueta, Que este mundo permanezca. Oasi della Biodoversità, Brembate, Bergamo. Pensare come una montagna, GAMeC, Bergamo. Ph. Paolo Biava

«È un concentrato di positività» ha detto la Presidente Simona Bonaldi, riferendosi alla GAMeC, con un dichiarato e condiviso entusiasmo che accompagna l’inizio del percorso biennale Pensare come una montagna. La relazione con la comunità, che farà la differenza in questo periodo – che la Presidente definisce «di semina, che ci permetterà di condividere la ridefinizione del nostro museo nel territorio», – è il cuore pulsante del progetto performativo e partecipato, dedicato al tema della riscoperta degli ambienti naturali, di Mercedes Azpilicueta: Que este mundo permanezca [Che questo mondo possa restare]. L’azione ha avuto luogo presso l’Oasi della biodiversità di Brembate, un’area naturalistica al centro di un progetto di ricomposizione e recupero ambientale operato da Nuova Demi in seguito della cessazione dell’attività estrattiva di ghiaia e sabbia: «La storia di quest’isola, nella lingua di terra compresa tra i due fiumi Adda e Brembo, inizia tanti anni fa, quando il nonno Eligio fu indennizzato per la guerra con questi terreni, che erano poco utili da un punto di vista agricolo. Fu lui ad avviare una piccola attività di scavo e raccolta di sabbia e ghiaia che crebbe, giorno dopo giorno con impegno e fatica, che abbiamo interiorizzato. Oggi questo è un terreno diverso, che abbiamo restituito in maniera naturale al sistema circostante, con rispetto e volontà di fare bene per il territorio», ha dichiarato uno degli eredi della famiglia Doneda. 

Mercedes Azpilicueta, Que este mundo permanezca. Oasi della Biodoversità, Brembate, Bergamo. Pensare come una montagna, GAMeC, Bergamo. Ph. Paolo Biava

Qui, dunque, dove una famiglia ha saputo tramandare, ma anche cambiare, trasmettendo valori, del lavoro e della famiglia per esempio, e dove oggi  una grande varietà di specie vegetali e animali vive, Azpilicueta ha scelto di indagare la relazione fra uomo e ambiente attraverso una performance che vede protagonisti tre uccelli – il Picchio Verde, verde scuro nella parti superiori con l’apice della testa di colore rosso; il Martin Pescatore, dalle piume blu inteso; e l’Upupa, caratterizzata da piume nere, bianche e arancio – interpretati da Antonella Fittipaldi, Aurora Rota e Nicola Forlani, ballerini professionisti e insegnanti presso l’Accademia Arte Bergamo. Strutturata attraverso più tappe, Que este mundo permanezca traccia un percorso di percezione e di scoperta tutto intorno allo specchio d’acqua al centro dell’Oasi: dai prati, che il Picchio Verde attraversa per addentrarsi nel bosco, cedendo il passo al Martin Pescatore, che passa la maggior parte del proprio tempo alla ricerca di cibo posizionandosi su rami o canne sporgenti sui corsi d’acqua dove vive, ai canneti più secchi, semi-alberati, caldi e assolati in cui si incontra l’upupa, con il suo andamento a sinusoide con brevi e regolari battiti di ali, simili al volo di una farfalla, fino alle pozze, dove i tre esemplari si incontrano per farsi portavoce della capacità adattiva delle loro specie. 

Mercedes Azpilicueta, Que este mundo permanezca. Oasi della Biodoversità, Brembate, Bergamo. Pensare come una montagna, GAMeC, Bergamo. Ph. Paolo Biava

Come Azpilicueta parla di mondi e futuri possibili per riflettere su alternative, praticabili, al degrado della natura, e come la sua performance, che appare reale e immediata, sostiene e diffonde l’urgenza di un impegno in termini di possibilità, potenzialità e trasformazioni, così Chiara Gambirasio, a Castione della Presolana, parla di relazioni, di esperienze condivise, di traiettorie spazio-temporali, ma anche di rapporto fusionale con la natura e il paesaggio, protagonisti dei suoi interventi artistici. Il suo progetto, ideato per Pensare come una montagna in collaborazione con Fondazione Dalmine, partecipativo e sviluppato in diverse fasi, si pone all’origine dei due interventi scultorei nel Comune di Castione e nella piccola frazione di Rusio, V’arco e M’ama – «entrambi i titoli hanno l’apostrofo – spiega l’artista – che funge per me da elemento di separazione che, al contempo,  tiene saldamente unite due parti». 

Chiara Gambirasio, V’arco, 2024. Castione della Presolana, Bergamo. Pensare come una montagna, GAMeC, Bergamo. Ph. Nicola Gnesi. Courtesy GAMeC

Sull’antico ponte che collega Castione della Presolana alla Valle dei Mulini, nell’area sottostante la ex colonia estiva di Dalmine – ora inagibile ma che, in passato, ha ospitato diverse generazioni di figli degli operai dell’azienda che qui trascorrevano parte delle loro vacanze – V’arco unisce a nord la montagna, con la sua prospettiva geologica, a est l’ex colonia, con il suo portato emotivo e a sud la valle in cui si trovano TenarisDalmine, Fondazione Dalmine e GAMeC. «Ho cercato di portare in superficie le potenzialità di questo posto – racconta Gambirasio – dove ho vissuto per un mese cercando di assorbire il più possibile e di capire quale potesse essere un punto di incontro non solo tra le due parti di Castione, tagliate dal fiume, ma anche tra Castione e Dalmine, che era metà di vacanza estiva. Ho pensato alla vacanza come un tempo vuoto che ho cercato di coltivare e di vivere come uno spazio di possibilità, senza progettare niente, dall’inizio alla fine, ma con fiducia. Così è nato V’arco, una vera e propria apertura nello spazio-tempo come possibilità di congiunzione tra le parti». 

Chiara Gambirasio, V’arco, 2024. Castione della Presolana, Bergamo. Pensare come una montagna, GAMeC, Bergamo. Ph. Nicola Gnesi. Courtesy GAMeC

Il gesto ulteriore a quest’opera – un vero e proprio arco realizzato con un intreccio di rami e dipinto con i colori di un arcobaleno di terra che si unisce visivamente agli archi dei tre ponti di Castione della Presolana seguendo la direzione del sole – è M’ama, una scultura evocativa dell’idea di Madre Natura, o una montagna-mamma, che sembra, nella sua forma, invitare all’abbraccio: «M’ama cerca di creare un senso di riconciliazione con un passato che non è più quello che era e con la natura, perché il rapporto con la natura ha bisogno di essere riportato a sé costantemente». M’ama è frutto di un workshop che Gambirasio ha organizzato coinvolgendo alcune testimoni che da bambine hanno frequentato la colonia estiva di Dalmine a Castione della Presolana. «Il workshop – ha spiegato Sara Fumagalli, associate curator di Pensare come una montagna insieme a Marta Papini – è stato condotto attraverso il colore con cui le partecipanti hanno espresso i loro ricordi e le loro emozioni, tornando nel luogo dopo tanti anni. Quello che Chiara ha percepito che insieme hanno portato alla luce è un sentimento di abbandono e di perdita. M’ama porta in sé le tracce dei colori che hanno parlato e invita all’abbraccio, non casualmente è infatti ad altezza d’uomo: può essere abbracciata e al tempo stesso abbraccia, la Presolana, il vissuto delle persone e la natura, nella forma di un ricongiungimento». 

Chiara Gambirasio, M’ama, 2024. Ruiso, Bergamo. Pensare come una montagna, GAMeC, Bergamo. Ph. Nicola Gnesi. Courtesy GAMeC

Il territorio che ha trasformato Chiara Gambirasio, che l’ha attraversato e vissuto lasciando che le sue percezioni interagissero con quelle di chi lo abita o lo ha abitato, è anche al cuore di Benevolence, il progetto che Sonia Boyce ha concepito per Palazzo della Ragione avvicinandosi con curiosità al territorio bergamasco e alla sua storia, e concentrando la propria attenzione sui canti della tradizione popolare italiana che hanno a lungo rappresentato una potente forma di commento sociale e un mezzo lirico per tradurre e condividere condizioni esistenziali. A Bergamo Boyce, che negli recenti ha sperimentato una pratica relazionale che combina il valore estetico e il valore politico della partecipazione e della collaborazione, con un gruppo di studenti dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Gaetano Donizetti di Bergamo, che lo scorso autunno sono stati invitati a esibirsi affacciati ai balconi di Palazzo della Ragione e a improvvisare canzoni popolari nel cuore di Città Alta – con un chiaro riferimento al periodo del lockdown, durante il quale le persone intonavano canti dalle proprie abitazioni per sostenersi reciprocamente in un momento di difficoltà, che non possiamo dimenticare. 

Sonia Boyce, Benevolence, 2024. Veduta dell’installazione – GAMeC / Palazzo della Ragione, Bergamo, 2024. Ph. Lorenzo Palmieri. Courtesy GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo © Sonia Boyce by SIAE 2024

Tra i brani ce ne è uno, in particolare, che è diventato per Boyce uno stimolo per avviare un’importante riflessione sul significato della musica, sul suo valore nel tempo e sulla sua capacità di unire, ma anche di dividere: parliamo di Bella Ciao, canto di riferimento della storia democratica del Paese, sia divenuto un simbolo di resistenza globale transgenerazionale. Risuonato spontaneamente tra i passanti, questo ha dimostrato come la sua forza risieda nel senso di comunità che muove e nel senso di dignità, di pace e di speranza che invoca. Di fronte ai sei «monumenti temporanei e visivi», che danno completa forma alla video installazione ambientale, il canto si rivela un gesto di altruismo ed empatia: «Cantare spontaneamente e pubblicamente, in momenti di ansia sociale, testimonia la capacità della voce umana di trasportare i nostri sentimenti e di suscitare una forma di tenerezza sociale», afferma Boyce lasciandoci riconoscere, in un trionfo di voci e memorie, l’urgenza della condivisione di uno spazio intersoggettivo, della manifestazione di un’attenzione collettiva e di un nuovo sistema di valori comuni.

Sonia Boyce, Benevolence, 2024. Veduta dell’installazione – GAMeC / Palazzo della Ragione, Bergamo, 2024. Ph. Lorenzo Palmieri. Courtesy GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo © Sonia Boyce by SIAE 2024

Anche Lin May Saeed, che ha dedicato tutta la sua ricerca al mondo animale e alle relazioni tra animali umani e non umani, porta nello Spazio Zero un esempio di nuova iconografia della solidarietà interspecie che ha elaborato nel corso della vita. Dalla scultura al bassorilievo, dal disegno alla carta intagliata, la mostra a Bergamo si concentra su figure animali, cani, pangolini, pantere, iene, vitelli e formichieri, enfatizzando quella centralità che l’artista ha inteso restituire loro in contrapposizione alla condizione di subalternità a cui l’umanità li ha relegati. Gli animali, in scala reale e in polistirolo – che May Saeed ha utilizzato dagli anni universitari, consapevole che il componente principale derivasse dal petrolio e credendo che questo materiale potesse rivelare qualcosa sul presente e sulla fallibilità umana – appaiono leggeri, lasciano intuire il gesto che li ha creati e rivelano tutta la loro psicologia. 

Lin May Saeed. Vedute dell’installazione – GAMeC, Bergamo, 2024. Ph. Antonio Maniscalco. Courtesy GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo

Alla narrazione di Lin May Saeed, interculturale e interspecie, che è l’occasione di un vero e proprio viaggio nel tempo che attraversa la storia per proiettarsi verso un futuro comune alternativo, fa eco il progetto Massi Erratici di Studio Ossidiana, in collaborazione con Frantoio Sociale, che riconfigura gli spazi di accesso al museo, introducendo nell’utilizzo dello spazio un elemento di gioco, attraverso superfici e volumi modulari pensati per accogliere molteplici attività. Ciascuna struttura, sviluppata su diverse scale, tutte impostate a partire da un modulo base che consente una facile configurazione e una disposizione dei moduli in ripetizioni simmetriche, è pensata come un frammento nomade e per durare nel tempo. 

La ricerca materica di Studio Ossidiana, che combina pigmenti, pietre, sabbia e cemento circolare in rapporti diversi, ha incontrato i saperi veicolati dalle comunità locali, in particolare in merito all’uso delle risorse, le filiere produttive, i programmi educativi e i siti di esplorazione, per rivelare e promuovere pratiche alternative di trasformazione e ricircolo dei materiali, e ha coinvolto artigiani del territorio, al fine di attingere alla lunga storia produttiva dell’area orobica riducendo al contempo costi ed emissioni legate al trasporto. Ai moduli massicci, che sono cavi all’interno per renderli leggeri, si accompagnano in ogni spazio tendaggi semitrasparenti, in un gioco di pesi e tattilità alterne, a memoria di un’altra grande tradizione industriale bergamasca, quella del tessile, e una selezione di stampe fotografiche realizzata da Riccardo De Vecchi per restituire l’intero sviluppo di progetto. 

Studio Ossidiana, Massi Erratici, 2024. Veduta dell’installazione – GAMeC, Bergamo, 2024. Courtesy GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo. Ph. Riccardo De Vecchi

L’attenzione alla sostenibilità dei processi produttivi e di fruizione dei beni materiali e immateriali, la creazione di una narrazione dei luoghi esaltante la dimensione locale come spazio espressivo responsabile e il parallelo sviluppo di una riflessione sul museo del futuro e sulle sue funzioni, che Studio Ossidiana condivide, sono i cardini di Pensare come una montagna, che con la direzione di Lorenzo Giusti intende creare un percorso di condivisione di esperienze artistiche per riflettere sui temi della sostenibilità e della collettività, oltre ad avviare un dibattito sul ruolo dell’istituzione artistica nel contesto locale, alla luce della prossima apertura della nuova sede del museo. 

Ma cosa significa Pensare come una montagna? Per Aldo Leopold, ecologo e ambientalista americano autore di A Sand County Almanac – da cui l’espressione è stata coniata – significa apprezzare la profonda interconnessione degli elementi dell’ecosistema. Ognuno a modo suo, Mercedes Azpilicueta, Chiara Gambirasio, Sonia Boyce, Lin May Saeed e Studio Ossidiana ci hanno rivolto, insieme a GAMeC, l’invito ben preciso a contemplare la natura e le sue creature come un organismo dotato di equilibrio, armonia e bellezza, da cui dipendono la nostra stessa integrità e salute. È tempo, ora, di concepirsi e agire come un corpo collettivo solido. 

Sonia Boyce, Benevolence, 2024. Veduta dell’installazione – GAMeC / Palazzo della Ragione, Bergamo, 2024. Ph. Lorenzo Palmieri. Courtesy GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo © Sonia Boyce by SIAE 2024

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