Categorie: Mostre

Penzo+Fiore, Il Quartostato | Galleria Massimodeluca

di - 11 Settembre 2019

Non è facile né immediato comprendere le intenzioni del duo artistico Penzo+Fiore per il loro “Il Quartostato” alla Galleria Massimodeluca.
Sulla grande parete di fronte all’ingresso sono appesi pezzi di cornici di gesso, mentre altri manufatti (in gesso, legno, vetro, resina, ed anche delle tele) completano lo scarno allestimento dello spazio restante. La mostra si completa col Tabularium nella stanza attigua alla principale, nella quale i due artisti presentano oggetti e scritti preparatori delle opere esposte.
L’iniziale impressione è di sconcerto, soprattutto perché il titolo della mostra rinvia esplicitamente al grande quadro di Pelizza da Volpedo, Il quarto stato, appunto, ora al Museo del Novecento a Milano, senza tuttavia alcun apparente riferimento formale a quel capolavoro.
Ma l’idea-forza della mostra non tarda ad emergere, anche se richiede al visitatore una attenzione ed una riflessione che evadono dal puro godimento estetico per configurarsi come interrogativo e dialogo, come piacere intellettuale della conoscenza.

Penzo+Fiore, Oggetto ideologia e Gold one, dettaglio, 2019, gomma siliconica, legno e vetro di Murano, courtesy galleria massimodeluca

Ecco, allora, il Quarto stato di Pelizza apparire sulla parete centrale non più (perché non può più essere tale) simbolo della lotta popolare, di classe (del quarto stato, appunto), per la emancipazione, per il Socialismo, ma ideologia frantumata, popolo disperso nell’attuale epoca della globalizzazione. Quello che resta di quel ideale politico-sociale, la cui ferma cornice ideologica aveva guidato l’azione politica delle masse popolari per oltre un secolo, è oramai soltanto un insieme di isolati tasselli di un incerto reperto archeologico non più ricomponibile, pensiero e popolo distrutti dall’avanzare delle forme “evolutive” del capitale.
Gli altri oggetti in mostra giocano, anche ironicamente, col linguaggio e con le forme canoniche della politica: pungente la composizione di chiodi di vetro “senza ma”; graffianti le perentorie frasi “classiche” incise su tre piastre di vetro di diverso colore (che richiamano quelli del Quarto stato di Pelizza), esilarante la scultura fatta di frammenti di cornici di legno del Gold-one, un pene in perenne magniloquente erezione, ma impotente, simbolo di tanti attuali apprendisti ducetti, incapaci di comprendere la fine dell’epoca delle “autonomie localistiche”, nazionali o regionali che siano.
Tornando all’opera principale della mostra, bianco su bianco i pezzi di cornice del fu-quarto-stato assumono la forza di un grido, di una tragedia, di un pianto. E di una domanda: saprà il popolo centrifugato e disperso farsi moltitudine, puntare ad una ricongiungimento ideale e politico che non sia nelle forme costrittive, confinate, di una società-Stato?
È in una disposizione diversa dei diversi frammenti di quella ora rotta cornice, e nel colore bianco che accomuna i singoli individui nella sapienza collettiva comune, che è il General Intellect di marxiana memoria, che può esser ritrovata l’energia costruttiva di una nuova collettività. Piero Manzoni , con la sua Linea di lunghezza infinita l’aveva compreso fin dal 1960: a differenza delle linee di lunghezza delimitata, la Linea di lunghezza infinita, essendo un puro concetto, non ha forma definita ed omogenea, e non può pertanto essere forzata a cornice: al contrario, può assumere soltanto una direzione vettoriale all’infinito che può essere costituita anche dall’unione di segmenti differenti, da diverse originali individualità.
Un disposizione potenziale del “quintostato” sul quale Penzo+Fiore potranno forse dedicare la loro riflessione nel loro futuro lavoro.

Dionisio Gavagnin

mostra visitata il 7 settembre

Dal 7 settembre al 19 ottobre 2019

Penzo+Fiore, Il Quartostato

Galleria Massimodeluca, Mestre-Venezia

Orari: lun/mer/gio/ven 11.00 – 13.00; 16.00 – 19.30 sab 16.00 – 19.30

Info: massimodeluca.it

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