Si è inaugurata lo scorso 16 febbraio e sarà visitabile fino al prossimo 8 aprile la mostra di Victoria Stoian da Peola Simondi, a Torino. Curata da Francesca Comisso, è questa la terza personale dell’artista per la galleria. Le tre mostre compongono un progetto unitario, che consta al momento già di circa quattrocento opere.
Il progetto, iniziato da Victoria Stoian nel 2018 e ispirato in parte alle sinfonie del compositore moldavo Bedrich Smetana, ha al suo centro un tema di particolare attualità. Intento dell’artista è disegnare, attraverso le opere, l’ideale confine della Moldavia, suo paese d’origine, che corrispondono geograficamente con il corso del fiume Moldava. Le rive del fiume sono tradotte letteralmente in immagini e figure, secondo uno stile, nelle parole della curatrice, a metà strada tra astrazione e stilizzazione.
L’operare artistico è qui volto a tracciare una sorta di psicogeografia con l’idea non tanto di rendere la reale dimensione e immagine del percorso lungo il confine, quasi che mappa e territorio giungano a sovrapporsi e identificarsi senza soluzione di continuità, ma a mostrare in modo immediatamente percepibile ai sensi e al sentimento qualcosa che si avvicina a uno stream of consciousness visivo, fatto di colori vivaci in ampie e irregolari campiture, forme astratte e rimandi a oggetti reali come campi coltivati, rilievi, vegetazione e altre visioni oggetto di esperienza.
Il percorso espositivo della mostra si compone di alcuni dipinti su tela, ma anche di un suggestivo dipinto a parete, che ricopre il soffitto dell’ultima sala della galleria e viene a costituire una sorta di simbolica apertura su uno spazio altro, simile più a un rispecchiamento della terra che ad una visione del cielo sopra di noi.
Il confine della Moldavia, lungo il fiume, si affaccia sul piccolo territorio della Transnistria, un luogo su cui spesso, negli ultimi tragici mesi della guerra russa in Ucraina, si è concentrata l’attenzione dei media, identificandolo come possibile punto critico per la situazione geopolitica locale. Nel cuore del nostro continente, quel luogo diventa così scenario di eventi che coinvolgono la stessa identità europea, incarnando anche a livello simbolico, nelle opere dell’artista, una serie di vissuti drammatici che vanno oltre il livello dell’esperienza personale e vissuta per assumere, oltre a questa, una dimensione molto più ampia e condivisa.
Viene in mente un breve testo di Milan Kundera del 1983, dove lo scrittore polacco, con una visionarietà attualissima, poneva il tema dell’identità europea in relazione alla sua doppia anima, insieme dichiaratamente e solidamente occidentale, ma anche molto legata alla storia e cultura dei paesi dell’est europeo. Una cultura profonda, e che profondamente ha segnato il pensiero occidentale, ma che spesso viene però quasi dimenticata e rimossa dalla coscienza comune. Pensiamo a Kafka, lo stesso Kundera, e a molti altri autori.
L’opera di Victoria Stoian in mostra da Peola Simondi, intesa nel suo progetto complessivo, s‘inscrive perfettamente nel ragionamento di Kundera, tracciando una linea visiva che è anche l’apertura su un mondo che conosciamo forse ancora troppo poco, ma che, come europei, ci riguarda molto più da vicino di quanto immaginiamo.
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