Per la sua prima mostra negli spazi della galleria Acappella di Napoli, Andrea Bolognino ha esposto una serie di lavori a tecnica mista su carta, attraverso i quali indaga, esplora e trasforma la realtà . Proprio un frammento di vissuto reale ha dato vita a “I Giganti”. Durante un incontro del programma Radiopoesia del Goethe Institut di Napoli, piattaforma in cui si parla di traduzione e di poesia italiana e tedesca, l’artista si è impegnato nel tradurre in immagine una raccolta di poesie del poeta tedesco Nico Bleutge. La raccolta dal titolo “nachts leuchten die schiffe”, Di notte si illuminano le navi, trae ispirazione da “Berge Meere und Giganten”, Montagne, mari e giganti, di Alfred Döblin. Così, la strada di un artista visivo come Andrea Bolognino – la cui ricerca abbiamo già avuto modo di apprezzare in una potente mostra al Museo e Real Bosco di Capodimonte – si è intrecciata alle suggestioni della letteratura tedesca di Bleutge e di Döblin. Nel romanzo fantascientifico, pubblicato per la prima volta nel 1924, si fa riferimento alla figura dei Giganti, esseri formati da materiale organico e inorganico in continua crescita, frutto di un tentativo grottesco di ricavare energia dai vulcani islandesi a scapito dell’equilibrio naturale.
Questo scenario distopico sottolinea l’eterno dibattito/conflitto tra lo sviluppo tecnologico e la sostenibilità ambientale. Questo dissidio ha stimolato la mente di un disegnatore denso, feroce e visionario come Bolognino, che ha costruito una mostra che va guardata tramite due modalità temporali distinte. Un primo sguardo d’insieme ci restituisce un rapido accesso ai vorticosi universi immaginati. Poi, un rivedere più lento, meccanico – oppure organico – e preciso, rivela il lavorio dell’artista, che diventa penetrante e narrativo. Come trovarsi a vedere dall’esterno l’immensa nube di Oort, ipotizzata, studiata ma mai realmente osservata dall’occhio umano. Lo sguardo del fruitore, quindi, prima è rapidamente attratto dal turbinio di tecniche e materiali, tra cui matita, carboncino, pastello, acquerello, acrilico e qualche inserto di collage. Solo in un secondo momento, quindi, “atterra” sulla superficie e oltre dell’opera e oltre, per indagare ed esplorare ogni singolo elemento, in maniera simile a un esploratore – o un astronauta – che si trova ad affrontare una realtà completamente aliena e sconosciuta.
Anche per questo, la mostra presentata da Acappella – che è accompagnata da un testo critico di Luciana Berti incentrato sui percorsi tortuosi della visione contemporanea – è stata restituita da un allestimento che, insieme, riempie e divide lo spazio, dando ordine allo sguardo immediato e al movimento del corpo, consentendo anche una lenta e ponderata indagine tra un pannello e l’altro. L’ambiente della galleria è inoltre permeato dalle composizioni musicali di Valerio Middione, fighting somewhere in the past, e di Giulio Nocera, cospirazione. Anche per questa personale, inoltre, continua il lavoro editoriale fortemente voluto dal gallerista Corrado Folinea, con la pubblicazione del terzo numero della rivista Acappella, che amplia i confini dei temi affrontati dalle opere di Andrea Bolognino, con testi di Giuliano Ciao, Augusto Fabio Cerqua, Ernesto Tedeschi, Rosa Coppola.
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