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Personal Structures: a Venezia, una mostra tra arte, fede e tecnologia
Mostre
C’è tempo ancora oggi e domani per visitare “Personal Structures”, progetto nato nel 2002 e pensato per permettere agli artisti di presentare il loro lavoro attraverso mostre, simposi e pubblicazioni. “Personal Structures”, dal 2010, è stabile a Venezia, con cadenza biennale, ed è organizzato e ospitato dal Centro Culturale Europeo, con l’obiettivo di documentare la diversità dell’arte contemporanea nel mondo di oggi.
Giunto quest’anno alla sua sesta edizione, “Personal Structures” continua a presentare e combinare nello stesso spazio diverse espressioni di artisti che si distaccano da qualsiasi barriera ideologica, politica e geografica. Tra i partecipanti, anche il collettivo {[(etica)estetica]anestetica} e isapamois, artivista, e street artist, di origine inglese.
«Tanti anni fa ero a Londra per motivi universitari – racconta Andre Guidot, regista esperto in installazioni e uno dei membri fondatori del collettivo {[(etica)estetica]anestetica} – e tra me e ispamois nacque una bella amicizia». È questo, dunque, in un certo senso, il precedente che crea l’occasione presente: a Palazzo Mora, il collettivo {[(etica)estetica]anestetica} composto dagli artisti digitali Andre Guidot, Alberto Baroni, Luigi Dalla Riva, Marzia Zulian, Alberto Sabellico, Edoardo Piccolo, ha coinvolto isapamois per realizzare un progetto ispirato al concetto di fede. Condividendo l’idea di voler creare opere digitali con l’obiettivo di avvicinare l’arte digitale contemporanea al concetto di fede, {[(etica)estetica]anestetica} e isapamois si sono interrogati su quale fosse la giusta distanza dalla fede e quale fosse la giusta distanza dall’arte.
In mostra a Palazzo Mora sono due le installazioni presentate. La prima, art + faith ≠ farth, cerca di rappresentare, attraverso la figura della Vergine Maria, il concetto di distanza tra arte e fede: l’arte è fede. Il visitatore si trova di fronte alla somma tra fede e arte, che porta a un risultato diverso dal concetto di distanza. Un confessionale, recuperato a Berlino e trasferito a Venezia, è il cuore dell’installazione. Si tratta del primo coNFTessional della storia dell’arte, all’interno del quale viene trasmesso un NFT della Vergine Maria, che la rappresenta in «Un’animazione che esplode letteralmente in una nuvola digitale d’amore».
Sopra la porta del confessionale è posto il primo dei cinque MURALED di isapamois presentati in mostra, che dà anche il titolo all’installazione faith + art ≠ farth, mentre una musica celestiale e coinvolgente, realizzata facendo cantare da un coro in intelligenza artificiale le stesse password criptografate degli NFT, definisce una dimensione corale a tutto tondo.
La seconda installazione si intitola all we need is fides e propone il “trittico dei bisogni” affrontando i temi della pandemia, della crisi energetica e della crisi finanziaria, interpretati attraverso la figura della Vergine Maria: una vive una crisi energetica e cerca l’energia dentro di essa, l’altra subisce il riappropriarsi della natura durante la pandemia, l’ultima esplode in una nuvola di criptovalute. L’installazione site-specific si compone di tre NFT trasmessi all’interno di tre moderni tabernacoli, ispirati a quelli della tradizione veneziana. Di fronte a ciascuno di essi, direttamente dall’altro lato del corridoio, ci sono tre MURALED dello stesso colore e titolo dei tre NFT: “fides is health”, “fides is energy” e “fides is priceless”. Il risultato finale è un percorso di fede che si interroga consapevolmente sul presente e sul futuro, che trova nella parete di fondo l’ultimo MURALED intitolato “all we need is fides”.
La casa di produzione Mediatrama ha la realizzato le installazioni, con il supporto di 9watts, azienda esperta nella realizzazione di insegne luminose e Officina2840, azienda esperta in allestimento.