Fino al 25 marzo 2023 sarà possibile visitare la personale di Vincenzo Marsiglia “Physis and rendering”, a cura di Davide Silvioli e in collaborazione con Davide Sarchioni, presso Visionarea Art Space, a Città del Vaticano, Roma. La mostra, inaugurata lo scorso 31 gennaio, è stata supportata dalla Fondazione Cultura e Arte, ente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, oltre ad aver visto la partnership di numerosi attori del contemporaneo, fra gallerie e fondazioni. Il titolo “Physis and rendering” indica le fondamenta concettuali del progetto e del percorso espositivo, in cui i due vocaboli sono parti dell’insieme costitutivo della ricerca di Marsiglia.
Nel primo ambiente della galleria, il termine physis, traducibile, seppur non in maniera del tutto esaustiva, con “natura”, ha una sua configurazione a livello morfologico per la presenza di opere eseguite con materiali fisici quali il marmo, l’alabastro, il vetro, la carta e il tessuto. Tra le opere di questa sala troviamo le “Shadows stone” (2022), che, come suggerisce il titolo stesso, in virtù della loro natura fisica possiedono una proiezione reale, un’ombra. Qui il termine “shadows” conserva una ambiguità; infatti, se da un lato l’ombra è ciò che contraddistingue gli elementi del mondo fisico, appare altresì nei software per la realizzazione di rendering, che consentono di creare delle ombre anche in quello virtuale, un aspetto che, a suo modo, crea un ponte tra due realtà apparentemente così distanti. Già nelle opere in questione si osserva una forma geometrica, riconducibile a una stella a quattro punte, denominata dalla critica “Unità Marsiglia” (UM), per la ricorrenza dell’ideogramma all’interno della produzione dell’artista.
L’unità relaziona tutte le opere in mostra, manifestandosi talvolta come singolo elemento, come nel caso dell’opera in tessuto “Star Soft” (2023), talvolta come parte nonché causa/principio di una tassellatura più ampia, come physis, per l’appunto, nel suo significato filosofico originario. L’eterogeneità dei supporti è ribadita nel secondo ambiente, mediante l’uso di dispositivi digitali ed elettrici. Dalla physis avviene così il passaggio al rendering; un passaggio in cui a cambiare è, già a una prima impressione visiva, l’illuminazione: se nella prima sala le opere necessitano di luce per essere esperite, nella seconda il buio favorisce la fruizione, trattandosi di lavori dotati di luce propria. Osservando poi l’ologramma di “Star in Motion Hologram” (2022) e il video “Star in Motion Mountain” (2022) appare evidente un ulteriore passaggio, dalla staticità dell’oggetto fisico al dinamismo di quello virtuale.
Tuttavia, la transizione non si presenta del tutto lineare, ma piuttosto come un procedere in avanti e indietro, dalle opere materiche alle digitali, e viceversa, che tende ad eclissare il rapporto dicotomico che spesso emerge nelle discussioni intorno all’arte. La sintesi perfetta di una intersezione/connessione è ravvisabile in maniera più evidente nella serie “Map (Star) The World Photo” (2023), realizzata in occasione della mostra. Si stratta di fotografie stampate su carta di luoghi iconici di Roma, immortalati in una realtà mista, attraverso il dispositivo Hololens2. Rispetto a questo argomento, il curatore Silvioli evidenzia, «L’operato di Marsiglia […] preannuncia un futuro prossimo dove i così definiti new media digitali saranno totalmente integrati con soluzioni artistiche storicamente consolidate».
Con “Physis and rendering”, Marsiglia porta avanti una ricerca che guarda con curiosità ai nuovi strumenti digitali, approcciando realtà virtuali, possibili, attraverso le quali implementa la produzione artistica, senza rinunciare a un operato più materico, ma indagandone potenzialità sempre in divenire.
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