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Picasso: l’evoluzione del genio in mostra al Mudec
Mostre
Maschere tribali, forme astratte, femmes nues, un meraviglioso caos. Dal 22 febbraio al 30 giugno 2024 il Mudec ospita Picasso: La metamorfosi della figura, l’ultima imperdibile retrospettiva sul maestro spagnolo. La mostra conclude un lungo 2023 di celebrazioni per il 50° anniversario dalla morte dell’artista ed espone un corpus di lavori che mirano a descrivere le varie declinazioni della figura nell’immensa opera di Pablo Picasso, con un focus sulle contaminazioni con l’arte “primitiva”.
«Vi sono poeti ai quali una musa detta le sue opere; vi sono artisti la cui mano è guidata da un essere sconosciuto che si serve di loro come d’uno strumento. […] Picasso era un artista come i primi. Non vi fu mai spettacolo tanto fantastico come la metamorfosi che egli subì nel divenire un artista come i secondi».
Questo è ciò che scrive, riferendosi al celebre pittore, Guillame Apollinaire nelle sue Meditazioni Estetiche – I pittori cubisti, una sorta di raccolta vasariana post litteram in cui lo scrittore francese identifica quelli che erano, secondo la sua visione, gli artisti più influenti di quella magnifica stagione della storia dell’arte che è stata il Cubismo. La metamorfosi a cui si riferisce il titolo della mostra, a cura di Malén Gual e Riccardo Ostalé, è invece quella più evidente che prende luogo sulle tele del pittore; dalle opere giovanili fino alle più tarde, alla luce della sua ricerca spinta all’origine della forma, il percorso espositivo si sviluppa lungo le sale mostrando come Picasso affondi le sue radici nel passato più remoto, facendosi al contempo ispiratore del presente e riuscendo nel suo intento di creare un’arte che sia un Tutto senza tempo.
Per questa ragione sono presenti in mostra, in dialogo con i lavori del maestro, anche numerosi oggetti antichi, maschere e statuette votive provenienti dagli angoli più remoti della terra e opere della nuova generazione di artisti contemporanei africani. Nell’ultima sezione sono esposti i lavori di Romuald Hazoumè, Gonçalo Mabunda e Cheri Samba che testimoniano quell’attrazione reciproca tra l’arte contemporanea africana e il maestro andaluso. Inoltre assieme ai rari 26 disegni del quaderno n.7, bozzetti preparatori per Les Demoiselles d’Avignon, è accostata una video-installazione che raccoglie alcune cartoline esplicite della rivista francese Mes Modèles; sappiamo infatti che il periodico circolasse negli atelièr parigini ed è possibile notare in mostra quanto abbia influito sulla concezione della figura femminile all’interno del circolo cubista.
Questa è solo una delle numerose installazioni visive presenti lungo il percorso espositivo; raccolte sotto il titolo a Visual Compendium, a cura di Storyville, queste ultime accompagnano il visitatore per tutta l’esposizione suggerendo delle chiavi di lettura multimediali sulla prolifica carriera dell’artista. Il grande protagonista dell’esposizione è senza dubbio Femme Nue, un olio su tela del 1907, anch’esso nato durante la preparazione degli oltre duecento studi per Les Demoiselles; il soggetto di Femme Nue diventerà la prostituta in alto a destra nel celebre dipinto del Bordel philosophique, titolo inizialmente immaginato da Picasso per il capolavoro oggi conservato al MoMA, e modificato in seguito da André Salmon in riferimento alle numerose case chiuse del Carrer Avinyón di Barcellona.
La mostra è prodotta da 24 ORE Cultura e promossa dal Comune di Milano, con il contributo di Fondazione Deloitte e sotto il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna e dell’Istituto Cervantes.