Affinità elettive, sottolinea un legame tra le due importanti collezioni, quella del Museo Berggruen di Berlino e quella delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. E proprio il titolo, ripreso dal famoso romanzo di Johann Wolfgang Goethe, scrittore che trascorse alcuni mesi a Venezia durante il suo viaggio dalla Germania in Italia, evidenzia il potenziale di questo incontro.
17 opere provenienti dal museo berlinese saranno integrate nel percorso permanente delle Gallerie dell’Accademia fino al 23 giugno 2024, permettendo così ai visitatori di scoprire i capolavori di grandi artisti in una mostra che a tratti ci ricorda una caccia al tesoro. «Ogni volta che un’opera viene inserita nel percorso museale si instaurano nuove relazioni, spesso inaspettate. Le opere d’arte dialogano tra loro e con ognuno di noi si confrontano in modo totalmente autonomo e individuale.», spiega Giulio Manieri Elia. L’incontro tra due collezioni molto diverse tra loro – quella della più grande pittura Veneta delle Gallerie e quella di opere moderniste di Heinz Berggruen – ha un grande merito, riuscire a creare un interessante, e non scontato, dialogo tra i lavori. Picasso, Matisse, Klee, Giacometti e Cézanne dialogano con Giorgione, Sebastiano Ricci, Pietro Longhi, Giambattista Tiepolo e Canova.
Una mostra diffusa, capace di presentare un percorso ogni volta diverso, che il visitatore stesso può comporre ad ogni visita.«Abbiamo creato un dialogo che permette ai visitatori di esplorare liberamente le connessioni e le corrispondenze tra le opere, consentendo loro di trarre le proprie interpretazioni e intuizioni dagli accostamenti.», spiega uno dei curatori Michele Tavola.
Le 17 opere provenienti dal museo berlinese saranno infatti integrate nel percorso permanente delle Galleria dell’Accademia, dove il ritratto di Dora Maar realizzato da Picasso vine accostato a La Vecchia di Giorgione, opere molto diverse ma entrambe frutto di una relazione intima con il ritrattista. O ad esempio due studi di Picasso per Les Demoiselles d’Avignon esposti accanto a una serie di bozzetti di Tiepolo: non c’è dubbio che le differenze formali siano enormi, ma quanto sono simili invece gli stimoli che vengono percepiti dal visitatore? E ancora, in dialogo tra loro, i due grandi scultori Giacometti e Canova.
Ma qual è il fil rouge? Non credo debba necessariamente essere esplicito, e soprattutto non deve essere uno solo, in questo caso lo crea ogni visitatore, ogni volta diverso, interpretando una propria idea di dialogo tra le varie opere esposte.
Un percorso individuale, che prosegue sull’isola della Giudecca, nella nuova sede del Berggruen Institute Europe, aperta per la prima volta al pubblico dopo il restauro. Dopo mesi di chiusura, il Palazzo neogotico, progettato come casa e studio dall’artista Mario de Maria e costruito nel 1913, torna ad essere visitabile, diventando un luogo di studio e confronto internazionale, ospitando mostre, workshop e simposi. La bellissima cornice della Casa dei Tre Oci, ospita invece 4 opere su carta della collezione grafica delle Gallerie dell’Accademia e 26 provenienti dal Museum Berggruen: acquerelli e opere su carta di Klee, Picasso, Cézanne e Matisse. Una fine selezione di disegni che ben completa e arricchisce la visita alle Gallerie.
Una mostra dalle mille sfaccettature, completata da un programma di appuntamenti che vede in occasione dell’apertura della 60a Biennale d’Arte, la presentazione di una nuova performance di Miles Greenberg (canadese, nato nel 1997). Co-curata da Klaus Biesenbach e Lisa Botti, la performance di Greenberg, Sebastian, dialoga con l’iconografia di San Sebastiano alle Gallerie dell’Accademia, così come con i motivi del moro di Venezia : un rituale aperto che si svolgerà nel corso di otto ore nello storico Palazzo Malipiero.
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