Rä di Martino è l’artista leader della terza edizione di Platea | Palazzo Galeano, che aprirà la nuova stagione inaugurando il prossimo 10 gennaio “Play”. L’opera è composta da materiali solitamente utilizzati per creare la luce nei set cinematografici o fotografici, illuminare il viso di un attore e creare l’atmosfera di una storia. Si tratta di stativi, di luci colorate e di pellicole che, decontestualizzati, assumono un valore nuovo in rapporto allo spazio di Platea.
Il format di Platea | Palazzo Galeano si fonda sul principio del dialogo tra l’artista leader (Marcello Maloberti nel 2021 e Luca Trevisani nel 2022) e i suoi “allievi” con cui lavora a stretto contatto nell’elaborazione e nello sviluppo dei loro progetti espositivi.
Con il supporto dei curatori Benedetta Monti e Niccolò Giacomazzi, Rä di Martino ha selezionato gli artisti under 35 Valerio D’Angelo (Roma, 1993), Martina Cioffi (Como, 1991), Camilla Gurgone (Lucca, 1997) e Vittorio Zeppillo (San Severino nelle Marche, 1998) che dopo di lei saranno protagonisti di altrettante esposizioni personali. Nuove prospettive e ambiti di pensiero reinterpreteranno lo spazio puntando sull’eterogeneità dei mezzi espressivi: Valerio D’Angelo predilige elementi installativi che utilizzano l’illuminotecnica ed elementi scultorei che partono da ready made e si trasformano. Martina Cioffi utilizza elementi scultorei ripetitivi per costruire strutture ossee ed esoscheletri ceramici di grande potenza Camilla Gurgone esprimendosi con l’installazione e la performance si interroga sul contenuto posticcio e artefatto delle relazioni. Vittorio Zeppillo si esprime principalmente con la pittura ma fa parte del collettivo Hardchitepture con cui realizza performance e installazioni ambientali.
Come ricorda Carlo Orsini, direttore artistico di Platea «in questi due anni, insieme ai nostri artisti siamo passati attraverso la riproduzione dello studio come “ambiente” (Vittoria Viale), la costruzione di uno spazio con materiali edili e feticci di libri (Giulio Locatelli), la ricostruzione video installativa della scena di un crimine (Silvia Berry), la riproduzione fotografica estetizzante di residui naturali e resti industriali (Vittoria Mazzonis di Pralafera), la costrizione artificiale di una pianura nebbiosa lisergica (Alberonero), la pietrificazione con una stampa decorativa di una enorme foglia di palma (Luca Trevisani), l’accesso a dimensioni parallele di corpi celesti mianiaturizzati (Deborah Martino), una espressione ambientale che ha utilizzato l’infrasottile retrostante la pelle della città (Alessandro Manfrin), l’accesso tramite un portale a un mondo onirico (Maria Vittoria Cavazzana), la rappresentazione di una società mononucleare, ibrida ed effimera (Marco Sgarbossa) fino ad arrivare alla monumentalità istantanea della forza del fiume Adda in una espressione scultorea (Fabio Roncato)». È dunque nel solco di questa riflessione sul binomio arte/natura che è stata disegnata la programmazione 2023.
L’attività di Platea non si limita alla produzione di momenti espositivi ma si sviluppa anche nella costruzione di progetti speciali in sinergia con diverse realtà del territorio. «Questo percorso – prosegue Carlo Orsini – si sta sempre meglio delineando come crescita: dall’incidente di sguardo che era il nostro obbiettivo iniziale, siamo arrivati a una complessa tessitura di relazioni che si formano all’interno della “platea” ad ogni inaugurazione, ad ogni incontro. La città ha risposto al nostro appello: la costruzione di una comunità al cospetto dell’arte contemporanea era uno degli obbiettivi ambiziosi che ci eravamo posti e, ad ogni incontro, si va materializzando. Guardando il nostro progetto possiamo affermare che, dando visibilità a differenti esperienze estetiche che testano i limiti di capacità di posizionamento etico dello spettatore nel suo rapporto con l’ambiente che lo circonda, cerchiamo di esprimere la possibilità dell’arte di catalizzare una riflessione morale sul destino della collettività. Un esercizio per affinare il nostro pensiero su come l’arte possa tendere a “dire la verità” (parresia). “L’affinità della parresia con la cura di sé […] viene considerata come una techne di guida spirituale per l’educazione dell’anima”»
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