Categorie: Mostre

Qualcosa di così brutto da diventare uno scherzo: il gioco noir di Jos De Gruyter & Harald Thys a Milano

di - 24 Marzo 2024

Entrando da Ordet, non abbiamo scampo: siamo di colpo, nostro malgrado, complici di una brutta faccenda, di una fuga segreta che sta per avvenire o che, forse, non è ancora avvenuta. Siamo testimoni muti e inattesi e di una storia in medias res, di “una cosa così brutta da essere diventata uno scherzo”. Ordet inaugura al pubblico Die Vier von der TankstelleI Quattro del Benzinaio, fino al 24 aprile, opera installativa spettrale e disturbante del duo belga Jos De Gruyter & Harald Thys.

Jos de Gruyter & Harald Thys, Die Vier von der Tankstelle, 2023. Exhibition view, Ordet, Milan,
2024. Courtesy the artists. Photo: Nicola Gnesi

Nello spazio di Ordet è parcheggiata una Mercedes Benz nera anni ‘70, ruote ancora sporche e fari accesi, illuminata da quattro potenti luci in stile area di sosta. Al suo interno, quattro inquietanti manichini, ibridazione tra pastori tedeschi ed esseri umani, con la lingua fuori, lo sguardo fisso alla guida e decisamente poco affabile. Vestiti in uniforme nera e protetti dalla lucida carrozzeria, non svelano da dove provengono e dove sono diretti. Sono compromessi da una malefatta, scoperti nel pieno di un inseguimento avvenuto nel tempo illusorio che si frappone tra la realtà e la sua farsa. Dall’impianto audio dell’auto, unica presenza nello spazio, si diffondono la Quarta e la Settima sinfonia di Beethoven condotte da Wilhelm Furtwängler, celebre direttore tedesco noto anche per le sue ideologie controverse nel contesto della Germania nazista. Le luci e il sonoro sono collegate ad un trasmettitore che le accende e spegne a intermittenza. L’insieme di elementi acuisce la sensazione di straniamento allucinatorio del dramma che si manifesta di fronte a noi, spie di un evento distopico e tragicomico, una favola noir il cui finale è destinato a non essere svelato.

Jos de Gruyter & Harald Thys, Die Vier von der Tankstelle, 2023. Exhibition view, Ordet, Milan,
2024. Courtesy the artists. Photo: Nicola Gnesi

Il duo di artisti presenta I Quattro del Benzinaio, opera originariamente commissionata da Steirischer Herbst: Humans and Demons, festival del 2023 a Gratz, Austria, che ragionò intorno alla narrazione dei demoni, i protagonisti ora eroici ora malvagi che convivono nella psiche umana, in continua lotta per la sopravvivenza. Seconda collaborazione tra gli artisti ed Edoardo Bonaspetti, che nel 2015 insieme a Francesco Garutti aveva curato la mostra ELEGANTIA presso Triennale – Milano. Jos De Gruyter & Harald Thys, in trent’anni di lavoro insieme, hanno prodotto un corpus di lavori complessi che spazia dalla video arte al disegno, pittura, scultura, installazioni sonore e performance. Menzione speciale alla Biennale d’Arte di Venezia del 2019 per il Padiglione Belga, in cui presentarono MONDO CANE, teatrale composizione di manichini automatizzati curata da Anne-Claire Schmitz, dalla forte carica straniante e quasi horror ed evocazione delle dinamiche sociali degli outsider emarginati, che si estese anche in progetti cartacei e web. Sedotti e allarmati dalle regole sociali del contemporaneo, da sempre riscrivono in modo ironico e serissimo tematiche di pressione e obbedienza, tradotte in coreografie installative tra l’epico e il fiabesco, riflesso del melodramma dell’ordinario. In un repertorio di grande carica provocatoria, il duo progetta display che giocano con lo spazio espositivo, mimano i gesti e le malefatte dell’animo umano – corrotto ma passionale – in racconti che viaggiano tra l’ottimismo e la tragedia. Spesso servendosi di un sonoro dal forte eco storicizzante, danno vita a universi paralleli in cui persone, animali, oggetti e azioni giocano il dramma del quotidiano, crudo e innocente, in uno spazio-tempo vago, provocante, che si situa tra l’allucinazione, la verosimiglianza e la paranoia. La “farsa” è una tra le chiave di lettura: quel qualcosa che “non è proprio una commedia e non è del tutto grottesca”. Le loro opere sono copie artificiali di mondi corrosi divenuti utopia, ricombinazioni del gioco del reale in dinamiche parallele, meravigliose e allegoriche. Angoli remoti dell’inconscio umano che nascondono la malvagità e le perversioni inespresse.

Jos de Gruyter & Harald Thys, Die Vier von der Tankstelle, 2023. Exhibition view, Ordet, Milan,
2024. Courtesy the artists. Photo: Nicola Gnesi

Il titolo del lavoro si rifà a quello di un’operetta cinematografica tedesca del 1930, Die Drei von der Tankstelle, presentata lo stesso anno al Gloria-Palast di Berlino. Il film sonoro, che ha influenzato lo sviluppo del musical moderno, racconta di tre amici e un cane che, rimasti al verde e senza carburante durante un viaggio in campagna, vendono l’automobile per comprare una stazione di servizio e lavorarvi come benzinai. Dal montaggio modernista e numeri slapstick, con toni leggerissimi e spensierati, l’operetta si offriva come fugace momento di evasione dal clima drammatico della Grande depressione, in una Germania sull’orlo della guerra civile. Proprio in quanto rinfrescante intrattenimento popolare, il film venne censurato dal regime qualche anno dopo.

Jos de Gruyter & Harald Thys, Die Vier von der Tankstelle, 2023. Exhibition view, Ordet, Milan,
2024. Courtesy the artists. Photo: Nicola Gnesi

La Mercedes, simbolo associato a prestigio, potere ed autorità e riconosciuta icona del cinema Noir anni ’50 guidata dai “cattivissimi”, è conservata impeccabilmente nei dettagli delle rifiniture interne e della carrozzeria. La targa, KI 441.938, è riferimento alla data dell’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista per volere di Hitler. La pratica di del duo prende spesso ispirazione dalla tradizione cinematografica tedesca e hollywoodiana delle origini e la tv fiamminga, i film horror britannici, i polizieschi anni ‘70, i western americani. La scena ha forte imprinting cinematico, un mix imprevedibile tra Il Padrino, L’isola dei cani di Wes Anderson, il Lynch di Lost Highway, un tocco di Duel di Steven Spielberg. Tra le altre ossessioni degli artisti, il folklore e le tradizioni del paese d’origine, i film in cui il protagonista muta in animale, la metamorfosi come parte principale di un qualsiasi processo ideativo, la flatness e i white element. La piattezza è intesa come espressione dell’automazione, il meccanismo malefico a cui l’uomo è inconsciamente sottoposto socialmente, politicamente e psicologicamente. Gli attori muti che gli artisti costruiscono, con eleganza artigianale, sono “macchine di pura azione performativa, priva di qualsiasi tipo di empatia”. Tutto questo, proposto con la disinvolta agilità di chi possiede il dono dell’ironia.

Jos de Gruyter & Harald Thys, Die Vier von der Tankstelle, 2023. Exhibition view, Ordet, Milan,
2024. Courtesy the artists. Photo: Nicola Gnesi

Come ci racconta il curatore Edoardo Bonaspetti, Jos e Harald utilizzano spesso il dispositivo automobile nei loro lavori: il momento del viaggio è la chiave per entrare in “trance creativa”, nel mondo dell’alterità che si vuole inscenare. Harald in particolare è appassionato di motori e auto d’epoca, che smonta e studia nei dettagli meccanici. L’auto è parcheggiata simmetricamente rispetto alle geometrie spaziali di Ordet, location dall’architettura minimal e industriale, ex laboratorio artigiano in zona Porta Romana. Ordet rimane, dal 2019, punto di riferimento per scoprire artisti d’avanguardia mai mainstream, piattaforma di produzione e sperimentazione mutevole dove si susseguono artisti internazionali e progetti di natura disparata. Importante cifra curatoriale è la relazione con lo spazio: “Mi piace quando gli artisti che invito riescono a divertisti, a giocare con gli ambienti”, spiega Edoardo, “a creare opere che interagiscono, estendono e non prendono sul serio muri, soffitti e pavimenti. Non siamo una galleria convenzionale e votata alla vendita, tengo molto al lato ludico di un progetto che prende vita al suo massimo grado di spontaneità e libertà, senza imposizioni”. Grazie ad un accurato programma espositivo, Ordet garantisce format originali, progetti senza pregiudizi estetici e formali, un immaginario provocante e pungente che mette in scena il contaminato spettro artistico del contemporaneo. Se entrate a spiare, siete stati avvertiti: qualcosa di brutto sta per diventare uno scherzo, il finale è ancora tutto da scriversi.

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