© Giampaolo Babetto, Segno e luce
Nelle prossime settimane inaugureranno quattro mostre, ve le presentiamo:
«Giampaolo Babetto, artista di fama internazionale e creatore di gioielli (architetture da indossare) esposti in 42 musei del mondo e presenti nelle collezioni più raffinate, si confronta con il Sacro. Sceglie di farlo nella monumentale Basilica palladiana dell’Abbazia di San Giorgio Maggiore a Venezia. Nello splendido scenario del Coro Maggiore, la preziosità dei materiali, le geometrie delle forme di Giampaolo Babetto richiamano lo sguardo non più alla sacralizzazione dell’oggetto ma alla sacralizzazione della vita», si legge nel comunicato stampa.
«È un Capa “altro”, quello che questa grande mostra riunisce. Più di 100 immagini a documentare il rapporto del fotografo con Picasso, Hemingway e Matisse e l’ambiente culturale. Così come con il grande cinema: Humphrey Bogart, John Houston, Gina Lollobrigida, Anna Magnani, Silvana Mangano, da Notorius al neorealismo. E ancora la sezione dedicata alla collaborazione tra Capa e lo scrittore americano Steinbeck che darà avvio al progetto “Diario russo”, viaggio alla scoperta di quel nemico che era stato l’alleato più forte nella seconda guerra mondiale, l’Unione Sovietica. Poi la quotidianità di un Paese antichissimo e allora nuovissimo, Israele, e l’esperienza del Tour de France dove il vero protagonista diventa il pubblico più che i ciclisti».
“Aron Demetz. Autarkeia II. Il richiamo della materia”
Dal 15 gennaio al 31 marzo, Marca, Catanzaro
A cura di Alessandro Romanini
«La mostra propone una serie di opere che sono testimoni del percorso di questa appassionata ricerca espressiva: opere figurali in legno, bronzo e tecniche miste, che comprendono materiali come gesso e vetro, sino alla dimensione installativa. A confermare come in Demetz la scultura sia pensiero tradotto in forma, elaborazione filosofica tradotta in prassi plastica. Spazio in mostra anche al disegno, per permettere allo spettatore di comprendere la valenza centrale dell’istanza grafica, come elemento progettuale e struttura in potenza dell’esito plastico finale. Mentre il farsi fisico delle opere è visualizzata da un originale video».
«È un inno alla natura la nuova mostra padovana di Marco Goldin. Un viaggio nuovo e affascinante attraverso opere di grande bellezza, entro una pittura che dalla strepitosa modernità dei paesaggi di fine Settecento in Svizzera di Caspar Wolf, che quasi anticipa Turner, arriva fino a Segantini. In mezzo, una vera e propria avventura della forma e del colore, con paesaggi meravigliosi e ritratti altrettanto significativi. Procedendo poi dal romanticismo ai vari realismi sia tedeschi sia svizzeri. Con sezioni monografiche dedicate a Caspar David Friedric, Böcklin e Hodler, fino all’impressionismo tedesco e alle novità del colore di pittori svizzeri come Cuno Amiet e Giovanni Giacometti».
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