Fino all’8 Novembre è visitabile la mostra collettiva, a cura di Giuseppe Lo Magno e Gianluca Collica, che vedrà in scena vari artisti di rilievo come Francesco Balsamo, Federico Baronello, Barbara Cammarata, Ignazio Cusimano Schifano, Emanuele Giuffrida, Francesco Lauretta, Gianni Mania, Carmelo Nicosia, Rossana Taormina, Sasha Vinci, William Marc Zanghi, e Zoe Zizola, legati alle gallerie coinvolte nel progetto.
Eterogenei per pratica artistica proporranno opere che spaziano dalla pittura alla fotografia, fino alle installazioni, creando un melting pot, un mosaico bizantino all’interno di due luoghi iconici di Scicli: i Bassi Beneventano, situati presso il Palazzo Beneventano, e lo Spazio Fotografico Gianni Mania. Un mondo composito, dunque, quello della mostra, che ben rappresenta il suo essere senza confini, senza limiti “tematici o dimensionali, lasciando che ogni artista esprima liberamente la propria esperienza di vita e lavoro”.
La mostra non può prescindere dai luoghi in cui è ospitata, luoghi intrinsechi di memoria storica che diventano scenario di un viaggio artistico. Una mostra collettiva che mira non solo a far risaltare l’arte ma anche la bellezza storica e architettonica dei luoghi che la ospitano. I Bassi Beneventano, sede anche della stamperia d’arte Amenta, è un edificio barocco risalente al XVIII Secolo tra i più distintivi di Scicli. Con la sua conformazione angolare e la presenza di mascheroni e figure grottesche, è la sede della galleria Lo Magno Arte Contemporanea che ospita una prima parte della mostra. Qui, all’interno di questi spazi dal volto barocco con soffitti e pavimenti tipici dell’epoca, iniziando dalla prima sala trovano posto, diventandone parte integrante, le opere di Rosanna Taormina, Francesco Lauretta, Sasha Vinci, Francesco Balsamo, Barbara Cammarrata, Emanuele Giuffrida e William Marc Zanghi.
Nelle opere di Rossana Taormina, Ruggini, troviamo il tema dei suoi lavori, è il riuso degli oggetti e degli spazi che questi evocano: ruggini su pezzuola, un tessuto a mano, significa rendere opera d’arte materiali apparentemente semplici. Francesco Lauretta la pittura probabilmente è il medium da lui più utilizzato, ma sarebbe un errore definirlo un pittore nel senso classico del termine. A rapire lo sguardo è una pittura di farfalle su sfondo giallo.
Opere come Non si disegna il cielo e Canta Napoli, di Sasha Vinci, si potrebbero definire metaforicamente sinestetiche in quanto sintesi di sfere sensoriali diverse: affascinano e ipnotizzano. Il legame che ha con la Sicilia è acclarato da alcuni elementi che riprende dalla tradizione, ma rivestendoli di nuovi significati: il fiore che decora le bardature dei cavalli nella Festa di San Giuseppe a Scicli, così come la trasformazione del “pennacchio” colorato, utilizzato nelle tradizionali feste siciliane, si trasformano l’uno in “simbolo di azione politica e presa di coscienza collettiva per cambiare il presente , l’altro in “vessillo di leggerezza, metafora del volo come superamento dei limiti umani”.
Un sentiero di notte e Passeggiata, olio e matita su carta, Francesco balsamo, con la suggestione dei titoli, ci invita in posti lontani, e nel nero e nella profondità dei suoi disegni ci smarriamo in sentieri e passeggiate evocate dalle sue opere, come durante una passeggiata in un sentiero di notte.
I due lavori di Emanuele Giuffrida, A Study for The White Sheet and Surface e Untitled (Surface Study) tecnica mista su carta, con le loro pieghe simili alle pieghe di un candido lenzuolo ci rimandano, nella loro essenzialità, alla resa scultorea del marmo bianco “appannaggio delle vestigia delle statue greco-romane”. I due oli su carta di Barbara Cammarrata, Fake Birds e My mom told me to do not fly, rappresentano al meglio la sua cifra pittorica cromatica e favolistica, svelatrice di un mondo magico e incantato. William Marc Zanghi, espone Purple Map, (opere in tre parti), sostituisce la classica pittura a olio o ad acrilico con l’uso di colori industriali, la resa è una dispersione che ci intriga nel suo non riconoscere nulla che, allo stesso tempo, equivale a un “perdersi visivamente senza limiti”. Spostandoci nella sala adiacente incontriamo le opere di Ignazio Cusimano Schifani, Carmelo Nicosia e Federico Baronello e due opere di Schifano, Bagnanti e Fusaggine.
Carmelo Nicosia, con i suoi lavori, Una grossa nuvola oscurò il cielo e A big cloud darkened in the sky, lancia l’idea di una fotografia che si sostanzia di documentazione e arte, di reportage e pratica espositiva. “Città, luoghi di transito, territori invisibili, mari, cieli, archivi della memoria, sono i soggetti che danno a Nicosia l’opportunità di far transitare la fotografia tra l’essere un puro strumento di documentazione e opera d’arte”.
Federico Baronello, da voce a Mineo Homes for America 7394, uno dei più grandi centri per richiedenti asilo in Europa si trova nelle ex case dei soldati americani a Sigonella, la più grande base militare del Mediterraneo. Un tema,oggigiorno, molto attuale, quello della cittadinanza nell’era della globalizzazione.
Dall’altro lato, lo Spazio Fotografico Gianni Mania, sotto nuove sembianze dovute ad un recente rinnovo, diventa luogo di possa e di dialogo tra fotografia e altre espressioni artistiche contemporanee. Qui troviamo Gianni Mania, Viaggi Minimi in Luoghi Qualsiasi Serie, con il suo lavoro racconta luoghi inosservati, forse dimenticati, che grazie ai suoi scatti acqistano un’identità riconosciuta. Un’identità contemporanea e della quotidianità.e Zoe Zizola, ciò che colpisce del lavoro della Zizola, oltre il silenzio che ci trasmette, questo tempo quasi immortalato in un attimo che dura un’eternità, è che l’artista non scegli un testo per il suo lavoro ma le strofe di una canzone: Odio l’estate, che ha dato il suo profumo ad ogni fiore, L’estate che ha creato il nostro amore Per farmi poi morire di dolor. Estate è un brano musicale composto dal cantante e pianista italiano Bruno Martino con testo di Bruno Brighetti.. Ritroviamo Sasha Vinci con il suo lavoro, Il gioco della deriva . la fotografia, accenna un dialogo con la pittura, quella della Cammarrata con I’m a liar e di Lauretta con I disegni del mattino e Zanghi con Relax che ritroviamo anche in queste mura “fotografiche”.
I due curatori, Giuseppe Lo Magno e Gianluca Collica, sottolineano entrambi le idee della progettazione condivisa e della rete sociale che sottendono la mostra. Mostra che travalica il mero rapporto di lavoro per addentrarsi in ambiti valoriali, quali l’amicizia e il rispetto, che intercorrono tra gli artisti e i galleristi del territorio. Illuminante e significativa mi appare la frase di Gianluca Collica: “L’invisibilità di contesti periferici come quello siciliano, può essere superata solo camminando gli uni accanto agli altri, condividendo un obiettivo: lavorare insieme e dare evidenza alla qualità che esprimiamo”.
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