Gabriele Gino Fazio, Quiescenza, 2023, Installation view, )( Artist Run Space, Palermo
Gabriele Gino Fazio assume, come pretesto metaforico, lo stato in cui il lepidottero sospende le proprie attività vitali per avviarsi verso lo “stato ninfale” e alla formazione della crisalide per indagare, nel mentre della sua mostra nell’artist run space palermitano )(, le dinamiche dei fenomeni sociali.
Scrive il curatore Mario Bronzino: « Qui, fotografate in un ammasso informe in cui si sovrappongono nell’ultima attività gregaria della loro vita – alla quale non faranno più ritorno da adulte – le crisalidi di Fazio, innaturali nelle dimensioni e nelle forme, appaiono fragili, instabili, inabitate da qualsiasi forma vivente; un sinonimo dell’incompletezza individuale, un vuoto non soltanto interiore, psicologico e ricollegabile a quello spaesamento causa della variazione psico-fisica e sociale, bensì un vuoto di tipo contenutistico – conseguenza dell’ormai avviata alienazione – riferito ad ogni individuo al quale viene suggerita una riflessione sulla propria collocazione nella società e sulla propria consapevolezza».
Partendo da metafore di impronta biologica e avvalendosi tridimensionalmente di un ricco vocabolario simbolico dell’arte cristiana, Gabriele Gino Fazio accede a significati che agiscono sul piano sociale, riferendosi al passaggio involontario e automatico dall’età infantile all’età adulta.
Una texture che ricalca il fenomeno folkloristicamente rinominato “re dei ratti” riveste le pareti dello spazio: centinai di ratti invadono i muri, dentro ai quali sono rimasti prigionieri nel tempo, rimanendo intrappolati nella matassa dell’annodamento delle loro lunghe code.
Siamo forse in pericolo? È uno stato d’agguato? Avvicinandosi e addentrandosi è chiaro l’intento di Fazio di alludere al fenomeno sociale della costrizione a doversi adattare ad un gruppo in cui ci si inserisce quasi senza volontà, dove vigono regole e consuetudini su misura, adeguando comportamenti e pensieri per la conformità all’equilibrio dell’insieme.
Al centro invece, le crisalidi di Fazio si presentano, secondo un’estetica scultorea, innaturali nelle dimensioni e nelle forme. Fragili, instabili e inabitate, esse sono sinonimo dell’incompletezza individuale, di un vuoto non soltanto interiore e psicologico, bensì un vuoto di tipo contenutistico, provocato dall’alienazione e riferito a ogni individuo al quale viene suggerita una riflessione sulla propria collocazione nella società e sulla propria consapevolezza.
«Credo fermamente che la fame di tenerezza sia una necessità che ogni individuo cerca di saziare quando si addentra in un gruppo, tramite meccanismi più o meno sani e consapevoli. Indagare questi echi di individualità all’interno del flusso del gruppo, significa porre l’attenzione su parti spesso lese della rete sociale e tentare di comprenderne la causa di tali ferite», ha dichiarato l’artista che, appropriandosi della morte per metterla in scena in un cumulo di corpi vuoti e dalle dimensioni surreali, ragiona su cambiamenti e crisi individuali.
Accogliendo e raccogliendo l’invito di Fazio, fino al 13 giugno sarà possibile avvicinarsi, delicatamente, a questo disturbante impianto installativo carico di simbolismo e sospensione.
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