Familiare, introspettivo, intimo ma allo stesso tempo fiero, vitale e consapevole. Una consapevolezza che, per l’artista Giuseppe Bergomi, non è mai cambiata nel tempo, rendendo così la sua arte un album di famiglia scultoreo in cui la quotidianità e i suoi affetti risultano essere gli interpreti principali.
Proprio con questo sentimento di familiarità, Brescia celebra Giuseppe Bergomi con la retrospettiva diffusa GIUSEPPE BERGOMI. SCULTURE 1982 /2024 curata da Fondazione Brescia Musei tra i chiostri di San Salvatore e di Santa Maria in Solario del Museo di Santa Giulia e le sale del Grande miglio in Castello visitabile dal 12 luglio 2023 al 1° dicembre 2024.
La mostra si compone di 84 opere in terracotta e in bronzo, realizzate lungo l’arco di tutta la carriera dell’artista. Questo viaggio all’interno della vita e dell’arte di Bergomi si apre con un quadro giovanile, Lione 1958 (1978), di matrice iperrealista che raffigura tre generazioni: l’artista da bambino, il padre e la nonna. Unica opera pittorica in mostra poiché dal 1982, anno della sua personale alla Galleria dell’Incisione, dove propose la prima serie di terrecotte policrome, Bergomi muta e si evolve, sentendosi prigioniero dell’oggettivismo freddo della pittura, trovando così un nuovo modo di esprimermi nella scultura. Da questo momento in poi, l’artista ha fatto della pratica scultorea il suo linguaggio primario, dagli anni ’80 e ’90, in cui prende come modello la plastica antica, in particolare quella etrusca, fino ad arrivare agli anni Duemila in cui la terracotta si trasforma in bronzo, aprendo così un nuovo ciclo di creazioni. Sono proprio quest’ultime ad allestire gli spazi esterni del Museo Santa Giulia, creando un dialogo tra i loro volumi e le architetture del monastero.
Tuttavia, se il medium cambia e si evolve, Bergomi tenderà a mantenere sempre alcune costanti all’interno della sua arte come il lavoro dal vivo, capace di cogliere le più belle imperfezioni e le più aspre bellezze e i suoi modelli, in particolare la moglie e le due figlie, sottolineando l’importanza dell’aspetto biografico per l’artista.
La mostra si conclude con l’opera inedita Colazione a letto (2024), serena oasi domenicale, sospesa in un’attesa quotidiana, dove si riuniscono tre generazioni – lo stesso Bergomi con la moglie, una figlia e due giovani nipoti – a condividere a letto il primo pasto della giornata, che rende omaggio alla storia della sua famiglia e che chiude idealmente il cerchio aperto con il quadro del 1978 che raffigurava le origini familiari dell’artista.
Nel corso della sua carriera Bergomi ha deciso di non piegarsi mai alle leggi dettate dal mercato, cercando di cavalcare l’onda del momento. La sua arte è sempre rimasta autentica e legata indissolubilmente alla sua vita poiché non tratta di eventi estranei ma racconta il vissuto e la quotidianità dell’artista, i suoi affetti, le sue emozioni più intime, rendendo così le opere testimonianze e memorie della sua esistenza.
Sculture di gesti e di segni, sculture familiari e intime, Bergomi blocca il quotidiano in un istante eterno creando simulacri dei suoi affetti rivolti verso l’assoluto.
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