Fino al 30 novembre 2019 Spazio Cordis a Verona presenta “Catarifrangente”, mostra personale di Rebecca Moccia, i cui lavori rispecchiano l’interesse per la relazione tra immagine e umanità, i meccanismi narrativi e la documentalità. Sono queste, infatti, le tre aree su cui si focalizza la sua pratica, come ci spiega la curatrice Jessica Bianchera, e che le permettono di dare più vite a ogni opera attraverso l’utilizzo di diversi media, a partire da quelli più tradizionali, come il disegno, fino a toccare le più recenti forme di comunicazione. Ne è un esempio l’opera Fireworks, che si propone da una parte come simbolo esplosivo ma fragile della condizione dell’artista di oggi, concretizzato sotto forma di disegni di fuochi d’artificio su carta, dall’altra come mezzo di art-sharing grazie alla circolazione di una selezione di essi sui treni e il cui percorso è tracciabile sulla piattaforma online firestory.it.
L’elemento che lega ogni opera è la catarifrangenza. Rebecca Moccia ci spiega che «catarifrangente è un dispositivo analogico per aumentare la visibilità, utilizzato per le segnalazioni notturne, dai naufraghi, dagli automobilisti, dalla luna, dai gatti, per risplendere al di sopra dei propri mezzi, per orientarsi nel presente, per riflettere in modo eclatante sugli anni e sui posti in cui ci si ritrova. Partendo da una riflessione sulla visibilità, sulla dialettica, anche interiore, tra l’acceso e lo spento, del nostro rapporto con il guardarsi dentro e il guardarsi attorno, è forse possibile iniziare a costruire una poetica che appartiene veramente al nostro oggi compreso in tutte le sue connotazioni contraddittorie in cui poterci riflettere».
Entra in gioco, così, la dimensione pubblica emblematicamente rappresentata dalla strada, la città e l’ossessione per le immagini. Tutto ciò è visibile anche nel piano interrato dello spazio, in cui il gioco di contrasto tra la luce e il buio rappresenta metaforicamente la dialettica interiore tra acceso e spento a cui si riferisce l’artista: ci accoglie subito il buio che ci obbliga a prenderci del tempo per fare abituare gli occhi alla scarsa visibilità delle opere esposte come Blue (come) back, un fregio di carta azzurra presa dal retro dei poster e strappata a seguito di un’operazione gestuale il cui riferimento alla strada e alla street art si fortifica grazie all’opera Un linguaggio inaudito (Rabbia e odio), la cui ricerca di un linguaggio simile al disegno ne impedisce la lettura immediata. La sala accesa, invece, propone alcuni lavori legati all’attributo “acceso”. Due esempi sono la versione più illuminata di Rosa catarifrangente, stampa su plexiglas di una foto fatta dall’artista con il proprio telefono a una rosa precedentemente cosparsa di vernice catarifrangente, e la versione più luminosa della serie di fotografie dal titolo Space station, che hanno come protagonista Parabola, una parabola satellitare che riflette contemporaneamente luce e segnale.
Attraverso la simbologia della catarifrangenza, legata al rapporto tra il mondo esterno e l’umanità, Rebecca Moccia è riuscita con le sue opere a mettere in luce il contemporaneo e le sue contraddizioni.
Ilaria Zampieri
Mostra visitata il 6 novembre 2019
Dal 10 ottobre al 30 novembre 2019
Rebecca Moccia, “Catarifrangente”
Spazio Cordis, Via Andrea Doria 21/a
37129, Verona
Orari: giovedì e venerdì 15.00-20.00
Venerdì 11.00-17.00
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