Centro culturale nel cuore di Locarno, crocevia di relazioni e protagonista di un pezzo di storia del ‘900 che ha coinvolto artisti, letterati e intellettuali, l’Elisarion accoglie i risultati di numerosi viaggi e ricerche di Riccardo Arena. L’artista lombardo ci accompagna in un percorso fatto di riferimenti a culture lontane, mappe schematizzate ed esperimenti visivi e progettuali, per aiutarci a comprendere a pieno le radici della sua indagine e della mostra curata dallo svizzero Noah Stolz.
La storia del Warburg Institute of London si intreccia con quella di due istituti locarnesi, la Fondazione Eranos e Monteverità. La prima, dalla sua istituzione, dà vita ad una serie di conferenze che riuniscono filosofi, studiosi delle religioni e antropologi europei, creando un vero e proprio format. Una conferenza all’anno che di solito si teneva in agosto, su un tema specifico che doveva essere deciso ex novo dai partecipanti. La prima è datata 1933, anno della sua fondazione, e ancora oggi vengono ospitate conferenze annuali. Riccardo Arena ha dedicato parte della propria ricerca alla ricostruzione della storia delle conferenze di Eranos. In mostra viene presentata una visualizzazione di quella che è una sorta di cronistoria schematizzata degli eventi, la ricerca documentale che si fa visiva.
Un altro passaggio fondamentale riguarda la residenza a Monteverità alla quale Arena partecipa nel 2022. Riesce così a scoprire come il luogo sia stato fonte di dialogo tra personaggi illustri della storia del ‘900. Le relazioni che l’artista e docente brianzolo inizia a ricostruire e analizzare sono così numerose e complesse che decide quindi di spostare il focus della ricerca dal materiale d’archivio ad un lavoro mirato su alcuni di questi intrecci. Storie museificate che Arena e Stolz reinterpretano ad un livello più immaginativo, leggende e tradizioni di una terra – il Ticino e in particolare la zona di Monteverità – che dal punto storico-geografico rappresenta il primo accesso alla luce del sud. Arena raccoglie tutto il materiale che trova nel corso della ricerca documentale e lo correda per studiarlo, non tanto per analizzare l’immagine quanto più per portare alla luce analogie, aneddoti, suggerimenti.
L’immagine fondativa della ricerca, dice lo stesso Arena, è quella di un affresco sepolcrale a Ruvo di Puglia, in cui viene riprodotta la danza della “Geranos”. Un’iconografia che già era presente negli archivi dell’artista, che inizia a indagarla fino a scoprire che è la danza che Teseo esegue dopo aver ucciso il Minotauro all’interno del Labirinto. Un incontro con un’immagine che sconvolge la conoscenza tradizionale della mitologia classica, un rituale performato da una fila di donne che si prendevano per mano e, probabilmente sotto l’effetto di sostanze allucinogene, ballavano muovendosi a spirale per dare forma all’eterno ciclo di nascita, vita, morte e rinascita. Da qui nascono connessioni mentali e studi che portano Arena ad indagini ispirate da una tensione principale – quella della “Geranos” – ma che spaziano dai culti sudamericani, tra cui l’emblematico Serpente Piumato da cui originano una serie di opere in mostra, alle leggende aborigene secondo cui il mondo come lo conosciamo ha preso forma grazie a divinità che lo hanno cantato.
Oltre alle conferenze, Eranos aveva sviluppato un archivio iconografico di simboli, archetipi e immagini del folklore che venivano utilizzati dai conferenzieri. Dagli anni ’50 in poi, l’archivio viene trasferito al Warburg Institute, con cui Arena inizia una collaborazione per studiare migliaia di immagini. Una selezione di esse è riproposta a Locarno secondo un’organizzazione tramite schedari, ognuna estratta dai propri folder originali. Simbologie quali quella del labirinto, del serpente, dell’arca di Noè: Arena lavora per analogie e mette insieme simboli e immagini “chiave” che possono essere fonte di nuova conoscenza. La prima restituzione di tutto questo lavoro è avvenuta proprio a Monteverità, nell’ambito di un importante ciclo di conferenze organizzate da Eranos. Arena apre il proprio “laboratorio mentale” e mostra come al centro del suo lavoro vi siano sempre la poesia e le trame nascoste dietro le cose.
La mostra locarnese si conclude con un’installazione all’ingresso dello spazio espositivo. Una serie di pietre che Arena ha raccolto nel corso di alcuni viaggi in Liguria, collezionate e poste al centro della cripta del museo per essere contemplate, come accade nella cultura giapponese e Zen nel cosiddetto “Suiseki”. Un atto meditativo che nasce ancora una volta dalla curiosità. Un artista il cui lavoro ha un grado zero, che prende spunto dalle proprie passioni e crea “paesaggi mentali” per amplificare la realtà, che ci offre sempre qualcosa di nuovo da conoscere.
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…
10 Corso Como continua il suo focus sui creativi dell'arte, del design e della moda con "Andrea Branzi. Civilizations without…
Tra progetti ad alta quota e una mostra diffusa di Maurizio Cattelan, il programma del 2025 della Gamec si estenderà…
Lo spazio extra del museo MAXXI di Roma ospita un progetto espositivo che celebra la storia della Nutella, icona del…