Di famiglia ricca e aristocratica, Roger de La Fresnaye nasce a Le Mans nel 1885 ma, ben presto, si trasferisce a Parigi, entra nella Ėcole des Beaux Art e inizia a viaggiare. In Italia, in Europa a Monaco, Francoforte, Amsterdam e in altri luoghi. Può vivere di rendita e frequenta gli ambienti letterari e artistici più in. È eccentrico, elegante, un po’ snob. È scultore, illustratore ma, soprattutto, pittore e rimane affascinato dalla pittura moderna, in particolare dal cubismo. Picasso, che lo conobbe e insieme a Braque, fu il suo ispiratore, l’apprezza a tal punto da invitarlo come membro della giuria del Salon d’Automne. Lo stesso Picasso lo inserirà nell’Armory Show, la grande mostra di arte moderna a New York.
Allo scoppio della guerra, Roger si arruola nell’esercito. Forte, infatti, è anche il suo spirito nazionalistico. Durante gli anni del conflitto, si limiterà a disegnare ma con gusto ed efficacia sintetica, cogliendo aspetti minori della guerra di trincea. Lavori che verranno poi esposti a Barcellona. Già debole di polmoni, dopo diversi ricoveri in sanatorio per tubercolosi, si ritira in una villa a Grasse, dove riprende a dipingere fino alla sua morte sopraggiunta nel 1925.
Non è possibile dire che Roger de La Fresnaye sia convintamente cubista. Se guardiamo ai suoi lavori più importanti sembrerebbe di sì. Usava i colori brillanti con campiture nette. Era affascinato dalle forme geometriche piatte, dal bisogno di ordine e chiarezza, che lo portano a un certo «Disimpegno dalle leggi della prospettiva», con la voluta sovrapposizione di oggetti e volti che nasce dall’attenzione al movimento e all’energia, derivanti direttamente dallo spirito futurista.
Il suo è un cubismo per certi aspetti più accessibile, intriso com’è di varie influenze che gli derivano dalla sua attenzione al simbolismo Nabis, alla soggettività degli espressionisti tedeschi, all’orfismo di Delaunay. Il tutto però senza mai perdere di vista la realtà. Tanto che il suo figurativismo si spinge fino a diventare classicheggiante. Il fascino del suo lavoro colpisce chi lo osserva proprio perché debitore di numerose contaminazioni.
De La Fresnaye – in realtà – non crede al cubismo come a un movimento rivoluzionario. Per lui «Non c’è arte al mondo che non sia legata al passato come un albero alla terra». E le rivoluzioni – sembra un paradosso – nascerebbero per salvaguardare le tradizioni.
In vita aveva avuto molti riconoscimenti e nel 1922 gli era stata dedicata una monografia da parte di Roger Allard, eppure, a poco a poco, questo artista così originale cadde nel dimenticatoio. Si ricorda una mostra nel 1950 al Museo d’arte moderna a Parigi poi più nulla. Quella ora aperta al Museo d’Arte di Mendrisio, intitolata Roger de La Fresnaye, nobile cubista, è la sua prima retrospettiva in Svizzera e in ambito culturale italiano. A cura di Barbara Paltenghi Malacrida, con la partecipazione di Francesca Bernasconi, resterà visitabile fino al 4 febbraio 2024 e offre al pubblico oltre 100 opere del pittore francese.
Non sono molte purtroppo quelle di grandi dimensioni, che erano una caratteristica del suo modus operandi, tra esse la famosa La conquista dell’aria, al museo Guggenheim di New York (235,9×195,6 cm). Diverse le nature morte, che egli realizza dopo aver disposto con cura quasi maniacale i vari oggetti da dipingere, tenendo conto degli spazi e dei colori. I nudi, in particolare i cosiddetti palafrenieri, risalgono invece all’ultimo periodo, quello della malattia nella sua villa a Grasse.
La Mostra al Museo d’Arte di Mendrisio prevede anche numerosi eventi collaterali e varie visite didattiche.
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