Concludendo un anno di progetti espositivi di sole artiste e curatrici, AlbumArte finisce il 2021 con Romina Bassu e la sua “Archè”, con la curatela di Paola Ugolini. Un’esposizione sulla rappresentazione degli archetipi, lontani dalle più convenzionali interpretazioni e concepiti invece come radice dell’identità femminile. “Archè” è un progetto molto sfaccettato che coinvolge la comunità, come ha spiegato la direttrice Cristina Cobianchi, con iniziative partecipate varie. Tra queste: dibattiti diretti da Daniela Trincia con psicologhe, giornaliste e attiviste femministe, a riprendere il discorso sul femminicidio che AlbumArte porta avanti da diverso tempo. Poi, un laboratorio di pittura con l’artista e le donne di Lucha y Siesta e incontri con varie accademie di belle arti. Realizzato grazie ai fondi della Regione Lazio, questo progetto che ha avuto inizio alla fine di novembre sarà ospitato negli spazi di AlbumArte fino al 31 dicembre.
Pittrice di origine romana, da anni Romina Bassu concentra la sua ricerca sulla rappresentazione di quegli stereotipi femminili che si sono modellati nel tempo sotto una forte influenza e secondo le regole di una cultura prettamente maschile. La sua rappresentazione, a tratti ironica e irriverente, gioca d’astuzia rimescolando le carte e restituendo una nuova visione: quella di uno stereotipo finemente rieducato. Per “Archè” l’artista ha lavorato sugli stereotipi dell’archetipo, tra i suoi riferimenti anche Carl Gustav Jung che scriveva: “gli archetipi sono elementi incrollabili dell’inconscio, ma cambiano forma continuamente”.
Così, Romina Bassu controlla la forma degli archetipi femminili tramite la sua pittura, mostrando una loro inaspettata forma. In “Archè” l’artista ha «sviluppato gli archetipi partendo da una simbologia oggettuale, quindi legando a ogni presenza archetipica una serie di oggetti, creando delle nature morte che ci raccontano la composizione dell’inconscio», spiega Paola Ugolini. Affianco ai dipinti anche acquerelli e ceramiche a comporre il corpus di opere in mostra.
Realizzati appositamente per “Archè”, i dipinti di Romina Bassu rappresentano simbolicamente determinati archetipi femminili. Come ha spiegato la curatrice, Jung teorizzò la presenza di dodici archetipi all’interno dell’essere umano. Tempo dopo, la sua allieva Jean Shinoda Bolen, anch’essa psicanalista però dallo spirito femminista, studiando l’archetipo nella donna e i miti greci teorizzò la presenza di sette archetipi femminili. In “Archè” ogni natura morta rappresenta una dea: sette dipinti per sette archetipi trovano così spazio all’interno di AlbumArte. Sette acrilici su tela si susseguono sul fondo di una banda rosa che li unisce, il filo di un nuovo racconto sugli archetipi. «Questo mio approccio poetico vuole mettere a disposizione ogni archetipo come strumento di introspezione», afferma l’artista.
Così, in una narrazione personale ma aperta e che si offre allo spettatore, la rosa recisa di Artemide spezza quel certo tipo di femminilità “scontata” che in qualche modo il fiore rappresenta. La dea delle vestali, l’archetipo più spirituale, Estia si rivela in un fiore bianco al di sotto di una campana di vetro, una barriera trasparente attraverso cui si vede l’interno. Invece, Demetra è l’archetipo del materno: un bianco latte alimenta i rami verdi. Il melograno è il simbolo di Persefone, regina degli Inferi che rappresenta l’archetipo della dipendenza affettiva ma anche la capacità di entrare in connessione con la propria “zona d’ombra”. Cinque rossetti sulle braccia di un candelabro sintetizzano Afrodite, a raccontare il gioco della seduzione. Atena ed Era sono le protagoniste degli ultimi due dipinti, la razionalità e la fedeltà coniugale risolte in due nature morte che svelano un insito dualismo. Con la sua pittura fine ma decisa, seria e contemporaneamente sovversiva, Romina Bassu punta a riattivare quegli archetipi presenti in ogni donna, le dee dentro di essa. Sette archetipi che fanno un’interezza consapevole, per una nuova interazione sociale femminile, in contrapposizione agli stereotipi della storia più tradizionale.
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