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Ruth Orkin, “Una nuova scoperta”: a Palazzo Reale di Torino la prima antologica
Mostre
Palazzo Reale di Torino accoglie nuovamente la fotografia al femminile, con la mostra di Ruth Orkin (Boston 1921 – New York 1985) nelle Sale Chiablese, in una grande antologica presentata per la prima volta in Italia, dal 17 marzo al 16 luglio 2023.
La mostra “Una nuova scoperta” è nuovamente curata da Anna Morin, già curatrice dell’esposizione di Vivian Maier a Torino. Con un lavoro definito da orafo ci propone la ricerca di una fotoreporter, fotografa e regista straordinaria, una figura femminile che ha contribuito alla storia della fotografia e che, finalmente, sta trovando il giusto spazio. «Un fascino imperdibile» è secondo Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali di Torino, quello che sottende le fotografie della Orkin, per la maggior parte originali dell’epoca, in un percorso narrativo che si sviluppa con grande sapienza.
Il lavoro di selezione e approfondimento dell’archivio fotografico trova pieno riscontro anche nella scelta allestitiva e di interazione con il visitatore. Edoardo Accattino, per Ares srl nuovamente produttrice della mostra, pone l’accento sulla volontà creare un percorso allestitivo sperimentale, volto a creare un rapporto 1to1 con lo spettatore, ponendo sull’emozionalità della visita. Spostandosi nelle varie sezioni tematiche si instaura un immediato legame empatico con le immagini fotografiche, nelle quali permea un filo sottile tra fotografia e cinema, ambito che la Orkin ha rincorso nella sua intera esistenza. Per motivi di genere tuttavia vi ha potuto affermarsi solo tardivamente, in particolare con lungometraggio Little fugitive, candidato all’Oscar e vincitore del Leone d’argento a Venezia nel 1953, considerato da Francois Truffaut di fondamentale importanza per la nascita della Nouvelle Vague.
Già figlia d’arte, poiché la madre Mary Ruby era attrice di film muti, e vissuta dietro le quinte di Hollywood tra gli anni venti e trenta, la Orkin rinuncia al sogno di diventare cineasta, ma la sua passione confluisce nel lavoro fotografico, creando un linguaggio unico e singolare. Nelle sue opere evidente è l’elemento della doppia temporalità tra immagine fissa ed in movimento, come nella serie Road Movie del 1939 nel viaggio in bicicletta da Los Angeles a New York. L’aspetto cinematrografico è altrettante lampante nella serie Dall’alto nel quale cattura dalla finestra gli avvenimenti che si svolgono per strada, con personaggi ignari del loro ruolo, ed intervalli di movimento e fissità che creano una elasticità del racconto, che diventa ipnotico.
Il movimento e l’attimo sono protagonisti anche della serie American girl in Italy. Dopo un reportage realizzato nel 1951 in Israele per la rivista “LIFE”, la Orkin decide di fermarsi in Italia visitando Venezia, Roma e Firenze, dove incontra la studentessa americana Nina Lee Craig, che diventerà poi sua modella per la serie dedicata appunto all’esperienza di una donna che viaggia da sola in un paese straniero, per lo più in quegli anni. Sembra quasi di ritrovarsi in un fotoromanzo, dai contorni ironici e sensuali. L’entusiasmo della curatrice Anne Morin ed il suo lavoro certosino, di studio di ogni singolo appunto, immagine e documento, viene decisamente restituito con la visita alla mostra, rendendoci partecipi di una passione, quella di Ruth Orkin, che definisce la persone e l’artista. La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Skira.