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Sabino de Nichilo, forme di coesistenza: la mostra al Museo Frida di Ascoli Piceno
Mostre
Superfetazioni ceramiche tentacolari, incorporate le une alle altre e grovigli segnici di ecoline su carta, formano organismi ibridi in costante mutazione, cangianti nelle cromie vivide e nelle forme composite come simbionti in costante evoluzione: la mostra Virus di Sabino de Nichilo, vincitore del Premio Sparti 2023, con testo critico di Claudio Libero Pisano, presso il Museo Frida di Ascoli Piceno, compone una simbiogenesi vivace di multispecie, fascinose quanto temibili, paradossali ed estreme, che sembrano propagarsi in selvaggia e pura diffusione autoreplicante.
Scriveva William Burroughs ne Il Pasto Nudo: «Si ritiene che il virus rappresenti una degenerazione di una forma di vita più complessa. Si ritiene che un tempo sia stato in grado di avere una vita indipendente. Ora è caduto al confine tra la materia viva e la materia morta», le creature transpecie di Sabino de Nichilo, tra concrezioni materiche e tonalità fulgenti, traboccano di questa indipendenza trasformandosi in nuove corporeità fluttuanti che sembrano muoversi in una costante trasformazione, colonizzando capillarmente lo spazio ambientale ed estendendosi in diramazioni e spire vivacemente icastiche e frementi.
Un nuovo mondo nasce da molteplici innesti costruendo inusuali equilibri e rompendo gli argini confinali tra i corpi: la materia ceramica – unione dei quattro elementi, aria, acqua, terra, fuoco – fiorisce della miriade di alterità ed esistenze simpoietiche in un tempo astorico, cristallizzato nella brillantezza di smalti e aggregazioni auree.
Nell’unione e mescolanza di forme, le sculture mutano a ogni sguardo come elementi vivi, soggetti a processi trasversali, rivolgimenti e metamorfosi evoluzionistiche. La componente cromatica, fondamentale nella poetica dell’artista, conferisce morbidezza e leggerezza sia agli elementi scultorei che alle opere su carta, armonizzando tonalità tenui a colorazioni acide, vuoti e pieni, ritmi ascensionali e orizzontalità.
Una vita virulenta in continua crescita si tramuta in segno veloce e flessibile nelle ecoline su carta, dove la metonimia virale degenera in forme complesse, private di peso, che si rimescolano rapidamente in territorialità confluenti, agili ed esuberanti.
Nel sovrapporsi e contendersi la superficie, masse fluide, aggrovigliate nel mescolamento caotico di curvature tonali e contagi di contorni, compongono un habitat pittorico per aree morfologiche, variabili e auto-infestanti, incorporee e imprevedibili, dilaganti e contaminanti. Come scrive Claudio Libero Pisano nel suo testo critico: «Anche nelle opere su carta la ricerca coinvolge la distribuzione dei volumi, fatta di strati sovrapposti trasparenti ma che mantengono una solidità scultorea».
La mostra Virus di Sabino de Nichilo compone un piano di estensione materica che prolifica nella co-esistenza dinamica di forme, nel farsi e disfarsi di una plastica vitalistica grumosa e diramante, che si riformula perennemente in corporeità spurie, permeabili, porose, verso l’origine di nuove realtà cooperative ospiti-ospitanti, nuove alterità crudelmente disorientanti, perfette abitanti di un “pianeta infetto” (Donna Haraway).
La mostra di Sabino de Nichilo al Frida Museum di Ascoli Piceno è visitabile fino all’11 giugno 2024.