Se si conoscono la pratica artistica e il pensiero di Ornaghi e Prestinari, il termine “Sbilenco” risulta da subito ironico, un po’ allarmante ma funzionale nel restituire una chiave fondamentale per la visione della mostra. Questo termine, così geniale dal punto di vista sia narrativo che formale, è una traccia importante da seguire per la fruizione del percorso espositivo minuziosamente studiato per la sede centrale di Galleria Continua, a San Gimignano. Il titolo suggerisce una delle tante strade per affrontare, in particolare, il contesto centrale dello spazio: la platea di un grande teatro e cinema degli anni cinquanta.
Si tratta della seconda personale del duo italiano nella sede originaria della Continua. Questa volta però Valentina e Claudio hanno lavorato interagendo appunto nello spazio più importante e complesso, tracciando segnali di storie tratte da singole esperienze personali, da incidenti di percorso, da scambi con altri artisti, da letture e studi in dialogo con la loro pratica artistica e da sculture che rappresentano semplici oggetti, rivisitati con materiali diversi e sperimentali, creati per «la gioia di manipolare i materiali e per trovarne la poesia».
Rigore, pulizia, sperimentazione, equilibrio, analisi attenta dei materiali e delle loro possibilità, sovversione di sensi e funzionalità degli oggetti presi sotto analisi, preciso intento, sviluppo analitico. Questi sono alcuni degli elementi chiave da pensare e adottare nella lettura delle composizioni e delle opere scultoree messe in atto dal duo. Svitato, Scarabocchio, Teso, Piano inclinato, sono alcuni dei titoli delle opere in mostra che racchiudono ironia, ambivalenza, gioco di ruoli e di significati.
La mostra è tracciata da queste diverse percezioni, messe in atto in maniera composta e diretta, come a fare il punto dichiarando il consolidamento di una precisa estetica, riconoscibile e ormai chiaramente appartenente alla coppia di artisti, ma anche enfatizzando alcuni aspetti della ricerca di questi ultimi anni. Ornaghi & Prestinari dichiarano dei passaggi attenti, colti e stratificati, attraverso la creazione di nuovi elementi che chiudono un percorso.
La scultura Piano inclinato dove dei blocchi di legno, assemblati in maniera che – dall’impatto esterno estetico – pesi ed equilibri risultino casuali, si fa manifesto del percorso espositivo: ci sono gli oggetti d’uso quotidiano scolpiti dai due artisti con materiali non funzionali per il loro scopo; ci sono scambi di ruolo tra gli elementi. È sbilenco, ma si regge in piedi con eleganza e un certo rigore.
Bedroom è un’altra opera importante: è posta a terra, quasi al centro della grande stanza e racconta una storia d’amore di una coppia che non si incontra mai, se non la notte, in quell’unico momento in cui le gambe si sfiorano all’interno del letto. Una struttura composta da elementi disturbanti, ma poetici, realizzati dagli artisti. Una libreria che taglia la parte centrale in due metà. Una coperta, cucita a mano, che riprende la storica battaglia di San Romano di Paolo Uccello, si fa simbolo di una storia avvolgente che riprende un’altra narrazione ancora, quella della novella di Calvino “Avventura di due sposi” (in “Gli amori difficili”). Il tema della coppia e del doppio è latente e importante. Come quello della disfunzionalità di alcuni elementi e della perdita del centro di quasi tutte le opere in mostra. «Sbilenco come ridicolmente pendente da una parte, storto, difettoso ma anche vagamente inquietante», scrivono gli artisti.
«L’opera d’arte non è un segno ma, piuttosto, un complessa realtà intessuta di dati autonomi», scrive Andrea Emiliani trattando le teorie su Piero della Francesca. Il percorso creato da Ornaghi & Prestinari è costituito da dati autonomi, leggibili in maniera rizomatica, che via via riprende forma e il rigore a cui era stato destinato. Ovale – l’elegante scultura in marmo creta con l’utilizzo di un tornio speciale – è posata a terra e sovrastata da una curva verde a «Evocare l’idea di traiettoria, di viaggio, di percorso». La scultura indica l’inizio e la fine del percorso e sottolinea la convivenza degli opposti. Un dialogo dall’apparenza non controllata – sbilenca – ma che pian piano riprende la sua strada dritta.
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