Individuo e comunità, personalità e collettività, non sono mai stati così vicini. Oppure distanti. Dipende dai punti di vista. Di certo, l’io e il noi, il sé e gli altri – o l’altro – hanno instaurato, negli ultimi anni, una relazione complicata, tra username protetti da password e social network che sembrano sfuggire a ogni controllo, almeno quello inteso nel senso “tradizionale” del termine. A ragionare su questi temi e suggestioni derivate, sono i sei artisti le cui opere saranno in esposizione allo Studio GIGA di Roma per la mostra Selfness, a cura di Bianca Catalano e Matteo Peretti. Visitabile dal 29 settembre al 28 ottobre 2023, la mostra sarà scandita dalle opere di Crollame/Marcello del Prato, Elena Ketra, Jennifer MacLaren, Salvatore Mauro, Giuseppe Palmisano, Alessio Facchini. L’evento rientra nell’ambito di Roma Diffusa – il festival che, dal 28 settembre all’1 ottobre, racconta la contemporaneità e la creatività della capitale, quest’anno con un focus sul centro storico della città – e della Rome Art Week, dall 23 al 28 ottobre, manifestazione diffusa e dedicata all’arte contemporanea. Tutti gli artisti coinvolti nella mostra Selfness hanno collaborato o collaboreranno con la N0 project Room di San Lorenzo, spazio espositivo a carattere temporaneo con curatela di Matteo Peretti e parte di Ombrelloni Art Space.
«La mostra indaga tramite diversi media e chiavi di lettura l’idea di “selfness”, dunque di autoanalisi ed esplorazione del sé (o dei sé), vissuto storico personale e possibilità future di vita autonoma e autosufficiente, rispetto a una tendenza che vede una sempre crescente “collettivizzazione” dell’individuo e dei suoi strumenti di pensiero», spiegano gli organizzatori della mostra allo Studio GIGA di Roma. «In un mondo del tutto social, si può essere “antosocial”? Ovvero, nella società odierna, dove l’idea di affermazione e percezione del sé passa sovente per meccanismi di pretesa celebrazione individualista in contesti di autoimposta condivisione, come accade nei social e nei fenomeni da essi generati (come la FOMO, ovvero “Fear of Missing Out”), siamo spinti a chiederci cosa accade se, e quando, si riesce finalmente ad essere soli con il proprio sé più autentico, in un egoistico universo interiore scevro da ogni tipo di sovrastruttura di stampo sociale».
Le molteplici sfaccettature dell’inconscio sono indagate da Crollame nella sua installazione site-specific, costituita da un affastellamento di schizzi e disegni lineari. Un ritorno alla base stessa della pittura, suo medium artistico di elezione, che segna un eguale regresso a uno stato “zero” e del tutto spontaneo del suo essere. Il concetto di un io complesso è alla base dell’opera multimediale di Alessio Facchini, THIS Is AGIO n° 05 – 2023, una rappresentazione lapalissiana volta secondo l’artista a illustrare un io schizofrenico e complesso, che «Tramite un intricato sistema visivo è in grado di porre in primo piano lo sforzo nella rappresentazione sociale odierna, rivelando di fatto la complessità della lettura stessa attraverso il potere infimo della “distrazione”».
In contrasto con una prospettiva strettamente individualista, le opere di Salvatore Mauro si avvalgono sovente di meccanismi partecipativi. Nel lavoro in mostra, Materia Viva, si assiste invece, tramite la presenza dello specchio a supporto del mezzo pittorico, a una precisa volontà di moltiplicazione, se non frantumazione, del sé, con l’intento di «Portare lo spettatore a una attenta riflessione di sé e davanti se stesso per metterlo di fronte alle sue fragilità, non (come) cura per diventare meno social ma per mettere l’atto creativo davanti all’anima virtuale che ormai ha preso il sopravvento», spiega Mauro.
Pluralità versus Individualità, non solo in senso strettamente numerico e come forma di pensiero ma altresì quale istituto giuridico: l’idea di partenza dell’opera di Elena Ketra è l’indagine della “sologamia” come fenomeno sociale e soprattutto come sintomo di una necessità personale. Da qui nascono le opere Sologamia, Nontiscordardite del 2022 la performance digitale Sologamy.org, dove l’artista dà la possibilità a tutti/e di sposare se stessi/e. Usando le parole dell’artista «Imparare ad amare se stess* è necessario per poter amare in modo libero ogni altro essere umano. È l’affermazione della propria indipendenza affettiva, la presa di coscienza di sé e delle proprie capacità, forza e bellezza, al di là di diktat estetici, sociali e sessuali uniformanti. L’inclusione sociale parte prima di tutto da noi».
Se l’opera di Ketra nasce e si sviluppa dal concetto di amore verso sé stessi, l’opera Unrestricted Area/Tent della giovane artista statunitense Jennifer McLaren racconta al contrario di violenza sperimentata sulla propria pelle, dei traumi causati dagli orrori della guerra vissuti dalla sua famiglia.
Infine nell’operazione relazionale con installazione di Giuseppe Palmisano, intitolata Qualche cosa è nel buio, viene domandato allo spettatore di lasciare, per un lasso di tempo, il proprio smartphone, richiedendo, di fatto, di lasciare quello che oggi viene considerato un vero e proprio pezzo di sé: un’esperienza collettiva che implica al tempo stesso una riflessione su se stessi e lo stare con se stessi.
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