Wentrup Gallery, John McAllister, rapt glittery beguile awhile, 2025, exhibition view.
Nell’aprire una sede veneziana, la galleria berlinese Wentrup ha voluto continuare il percorso iniziato ad Amburgo: esporre opere d’arte all’interno di luoghi d’eccezione. Da questo punto di vista, la scelta di Palazzo Loredan Grifalconi è stata senz’altro azzeccata. Se la scalinata gotica che vi aspetta dietro il portone in Calle Testa non fosse sufficiente ad affascinarvi, la corte interna al palazzo si apre su un giardinetto in cui sorge il padiglione che fu l’atelier di Giuliana Coen Camerino, stilista dietro il marchio Roberta di Camerino, ed ora casa, fino a fine maggio, delle opere di John McAllister (Louisiana, 1973).
Wentrup Venezia, a poco meno di un anno dall’inaugurazione di Capriccio—mostra collettiva con la quale ha aperto per la prima volta i battenti in concomitanza della Biennale Arte 2024— saluta la nuova stagione espositiva con rapt glittery beguile awhile, la prima personale in laguna dell’artista americano. Il luogo che appare come proseguimento naturale per il percorso di McAllister: da sempre sospesa tra acqua e luce, la Serenissima non può che essere dimora di miraggi. E i quadri dell’artista statunitense sono infatti miraggi di colore e forma, incendi visivi che bruciano senza consumare.
Protagonista della mostra rapt glittery beguile awhile è il fuoco, non inteso come elemento di distruzione, ma come paesaggio. Tema caro a McAllister fin dai primi anni 2000, il fuoco ritorna spesso nelle opere dell’artista, ma non più come pretesto estetico, quanto come elemento carico di peso ecologico ed emotivo. In tele come awed awhile flashing rapt o harbors afar havens call, le fiamme sono ovunque, e si fanno paesaggio: un paesaggio che muta con il passare del tempo e che McAllister definisce perciò “quinta stagione”. In questo momento dalle parvenze post apocalittiche, il rischio intrinseco del fuoco si nasconde dietro alla danza ipnotica delle sue fiamme, i cui colori vibranti catturano lo sguardo e lo distolgono dalla carica distruttiva del soggetto.
Nel mezzo di opere dedicate ai paesaggi, spicca una singola natura morta —flares flaunt after dusk haunt— che cattura l’attenzione del visitatore per la sua abilità di incorporare, tramite il simbolismo, nuovi mondi nella familiarità della scena raffigurata. Un bouquet, un limone tagliato, un bicchiere, un orologio da polso dimenticato e dei fiammiferi consumati: sono oggetti quotidiani che compongono una rappresentazione dove il tempo perde il suo senso direzionale; si ferma, salva il fiore dalla morte e ne cristallizza la bellezza. Il momento di piacere pare, per un momento, non contenere più in esso la sua fine, ma diventare eterno: unico a rimanere intoccato nel mare di fiamme che pervade il resto delle opere.
Rapt glittery beguile awhile non è una mostra sulla fine del mondo; è piuttosto un’invito a cambiare il modo in cui lo guardiamo. Il fuoco di McAllister non distrugge: illumina. I suoi paesaggi non raccontano una geografia, ma uno stato mentale.
In un mondo che corre, che esplode, che divampa, McAllister ci chiede di fermarci. La pittura, alla Wentrup gallery, si trasforma in rifugio, trovato nel più improbabile dei luoghi, tra le fiamme. Dinanzi ai quadri in esposizione, che il fuoco ravviva senza bruciare, altro non ci resta che essere Rapt. Glittery. Beguiled.
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