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La fotografia contemporanea ad oggi affronta continuamente delle importanti criticità pratiche e concettuali, a partire da un collezionismo ancora lento rispetto a quello di altre arti visive. A questo elemento critico si affiancano l’abuso quotidiano dell’immagine – che ha reso il mezzo sottovalutato – e l’avanzamento fulmineo della tecnologia, capace di realizzare immagini di ottima qualità attraverso software di intelligenza artificiale. Ma in questo oceano delle immagini, dove si colloca l’artista fotograf*?
Silvia Camporesi, artista che del mezzo fotografico ha fatto il suo linguaggio principale e più incisivo, rappresenta una testimonianza notevole sul valore che mantiene la fotografia d’arte, portando a riflettere sull’attuale conflitto tra immagine riprodotta e immagine realizzata.
Attualmente alla galleria Massimo Ligreggi di Catania con la mostra Quando comincia l’acqua, l’artista propone un corpo di immagini realiste, documentazioni visive di città in passato sommerse e profondamente legate al proprio interesse principale: l’acqua. Nel corso della storia la fotografia di documentazione ha ottenuto sempre più prestigio e considerazione, tanto da essere diventata un linguaggio importante per diversi artisti, ma creando una forma di piattezza produttiva che non rendeva giustizia ad un mezzo tanto forte come la fotografia.
Poetici scorci di Venezia, del Trentino Alto Adige, ma anche della Sicilia e della Sardegna, si legano in questa mostra attraverso la continua presenza dell’acqua, che per sua natura conferisce alla vista un senso di distorsione in ciò che si osserva, al limite tra il reale e l’illusione. Proprio attraverso l’acqua, infatti, Camporesi realizza fotografie di scenari al limite con il surreale, sfruttando stratagemmi fotografici e miniature che affrontano con decisione e rispetto il passato storico della fotografia documentaria e dimostrando il valore pratico e teorico della fotografia contemporanea.
Come a dover prendere aria prima di un’immersione e come a poter sentire tra le labbra la salsedine marina, le fotografie di Silvia Camporesi restituiscono scorci di un’Italia meravigliosa, ma spesso osservata con troppa superficialità, in una mostra che richiede di superare la semplice apparenza dell’immagine. A chiudere la mostra, come sull’argine di un fiume in secca, libri scolpiti dal fango e diventati sculture raccontano i risvolti dell’acqua, luogo da cui la vita proviene e luogo in cui la vita può terminare.
Quando comincia l’acqua è una mostra dall’apparente semplicità, ma che dimostra l’attenzione della galleria Massimo Ligreggi, verso certe tematiche che riguardano l’arte e quindi la vita, probabilmente con l’intenzione di tentare una risoluzione verso alcune particolari criticità del nostro tempo.