Categorie: Mostre

Spazio Berlendis espone gli impalpabili lavori di Aldo Grazzi a Venezia

di - 28 Maggio 2023

Un percorso artistico, quello di Aldo Grazzi, che inizia negli anni Settanta e si esprime con mezzi diversi, tutti a loro modo legati ad aspetti della sua  ricerca artistica. Pittura, fotografia, video, musica, ma anche l’incontro in Africa con l’arte della popolazione Masai, sono alcuni spunti da cui si sviluppano le sue opere. Proprio a seguito dell’incontro con la popolazione africana, nasce la  serie di lavori fatti di perline, esposti recentemente nella mostra illusioni alla galleria Marignana Arte. Infatti la collaborazione dell’artista con la galleria ha dato vita sia a due interessanti mostre che ad una pubblicazione. Il  libro Illusioni. Il tempo è dalla mia parte è un volume all’interno del quale si trovano  tre contributi con lo scopo di approfondire alcune delle tematiche presenti nel lavoro dell’artista, uniti ad un’intervista a Luca Massimo Barbero.

Aldo Grazzi, Evanescenze, Installation view, Ph Enrico Fiorese

Lo Spazio

L’ambiente in cui le delicate opere si dispiegano è quello di Spazio Berlendis, un luogo dedicato all’arte, nelle sue molteplici forme e declinazioni. Il progetto di restaurare questo spazio nasce nel 2019 dalla volontà di Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti,già proprietarie della Galleria Marignana Arte, che a Venezia lavorano da sempre occupandosi di arte e di architettura.

300 mq di superficie, 250 mq di pareti espositive, le importanti altezze, la luce zenitale, una porta d’acqua, Spazio Berlendis è un luogo con un forte carattere architettonico, mantenuto dall’attento restauro del fabbricato. Lo spazio era un’ex falegnameria che faceva parte del complesso dello Squero Fassi, il più antico di Venezia. Un legame, quello del luogo con l’arte, che ha radici già nel Settecento, immortalato da vari artisti tra i quali Canaletto e Guardi.

Aldo Grazzi, _Zanzi_ (diptych), 2003, cut fiber nets, 135×80 cm each, Ph Enrico Fiorese

Figure impalpabili e visionarie

Evanescenze accoglie le serie dei lavori che l’artista ha realizzato tra il 1994 e il 2006 utilizzando reti in fibra come supporto sul quale disegnare con le forbici figure e geometrie impalpabili e visionarie. «Evanescente è qualcosa che è in leggero movimento: le reti che sono colpite da una luce appaiono in un modo, colpite in un altro modo appaiono diversamente. Quest’idea di evanescenza è insita nelle reti stesse». Le opere hanno un elemento comune, una concezione di gesto artistico reiterato che, come un mantra, indaga ed esprime visivamente una meditazione sulla dimensione mistica e spirituale dell’esperienza umana.

I lavori selezionati per la mostra sono fondamentali per capire i linguaggi di una ricerca artistica complessa e multiforme che «non cede mai e non si lascia mai ridurre a forme didascaliche» come sottolinea Luca Massimo Barbero. Il fulcro di questa serie elegante di opere viene trovato dallo stesso artista nell’idea di paradiso, su come l’immaterialità e la spiritualità delle opere in mostra rimandano per lui a quella dimensione. Effettivamente la sensazione dello spettatore che visita gli spazi della mostra è di trovarsi in un luogo sacro, in cui muoversi in punta di piedi, tra composizioni effimere che sembra possano svanire al primo tocco.

Un’immagine torna sempre ricorrente in tutte le composizioni, la figura umana, è presente in tutte le serie esposte, dalle Pagine, ai Contatti, da Ruota e Rifletti a Gira e Rigira, agli Assiali. L’arte di Grazzi però non si limita a considerare la figura umana come l’unità elementare di armonie complesse, ma si spinge oltre, la eleva a canone del disordine, proprio perché «forse il disordine è solo un ordine talmente esagerato che la nostra mente fatica a comprendere».

Aldo Grazzi, _Spettri_, 1994, cut fiber nets, 268×100 cm (detail) ,Ph Enrico Fiorese

Disegnare con le forbici

«Mio padre era il barbiere del paese, io da piccolo amavo andare in negozio d’inverno e mettermi vicino alla stufa a segatura dove mi scaldavo, tra le voci dei clienti che discutevano sempre di tutto, seguivo come una ninnananna il ticchettio delle forbici di mio padre. Era un suono che mi portava ad un rilassamento totale e quando ho cominciato a lavorare con le reti ho sentito lo stesso suono di quelle forbici. Anche questo mi ha spinto a continuare, il voler risentire quel suono.»

Ed è così che l’artista spiega il senso che ha per lui la scelta di questo strumento piuttosto insolito per disegnare, le forbici. «Quando ho visto le reti ho visto dei grandi fogli a quadretti e mi sono chiesto che cosa potevo farne. Da qui ha avuto origine la mia idea del ritaglio: allargando quei quadrettini piccoli creavo un quadrato più grande per il mio disegno. Le mie reti sono grandi disegni, scultura e pittura, anche se ha un senso guardarle come a una pittura estrema, estrema nelle condizioni e nei valori stessi della pittura. ».

I disegni rappresentano forme, nate da un canone specifico, quello della figura umana, trasfigurata e non riconoscibile in quasi tutti i casi, ma che diventa il fondamento di ogni proporzione. Un lavoro meticoloso che non lascia spazio all’errore e che anche per questa sua difficoltà risulta così affascinante.

Aldo Grazzi, _Gira e rigira_ (diptych), 2003, cut fiber nets, 363×120 cm each (detail) Ph Enrico Fiorese

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