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La preziosità intrinseca della materia in trasformazione, la sua capacità di trasferire significati attraverso processi che determinano cambiamenti di stato. Intorno a questa metodologia che è anche poetica, ruota la ricerca di Dario Goldaniga, che sarà possibile approfondire in occasione di una mostra curata da Fabbrica Eos, con la Galleria Luigi Proietti, visitabile presso la Galleria d’arte V. Guidi Cascina Roma di San Donato Milanese. Intitolata We are the world e accompagnata da un saggio critico di Ivan Quaroni, l’esposizione è scandita da più di 30 opere che fanno il punto sulla produzione dell’artista milanese, a partire dalla tecnica tradizionale della fusione a cera persa, adottata sul finire degli anni’90, fino all’utilizzo completamente nuovo del bronzo, attraverso l’applicazione del concetto del recupero.
Il percorso espositivo: materia, natura e cosmo
La mostra, articolata in sette sale, esplora tre fasi significative della produzione artistica di Dario Goldaniga, a partire dai primi lavori scultorei per approdare a una ricerca che unisce figure geometriche, forme naturali e un profondo equilibrio compositivo.
Il primo nucleo tematico è incentrato sulle opere realizzate a partire dalle colature di bronzo, residui del processo di fusione osservato da Goldaniga nelle fonderie artistiche. Questo procedimento, avviato nel 2008, prevede l’uso di un modello in cera inserito in uno stampo di terracotta, dove viene versato bronzo liquido. Durante la fusione, il modello si scioglie, tra fumi e vapori, e il metallo incandescente riempie lo stampo prima di solidificarsi. I frammenti di bronzo in eccesso, detti colature, si raffreddano creando forme contorte e bruciate.
Goldaniga individua in questi scarti una bellezza nascosta, unica e irripetibile, selezionando i frammenti che risuonano con la sua visione. Assemblandoli, trasforma ciò che era destinato a essere scartato in sculture che rappresentano astri, animali e mappamondi, tra cui le World Map. Per Goldaniga, l’operazione va oltre il recupero o riciclo, per una vera “resurrezione” della materia, come spiegato da Ivan Quaroni: «Come il bricoleur di Claude Lévi-Strauss, Goldaniga usa ciò che ha a disposizione, ciò che trova nell’immediato intorno della sua esperienza, per farne l’oggetto di una trasformazione (e di una trasmutazione) che solo riduttivamente possiamo definire estetica, ma che concerne una visione olistica del cosmo e della natura».
World Canvas e ardesia, tra tracce e memorie
Il secondo gruppo di opere, avviato nel 2016, si collega strettamente alla ricerca sulle colature di bronzo ma introduce un approccio nuovo con i lavori su tela e carta della serie World Canvas. Qui, i frammenti di bronzo vengono saldati direttamente sui supporti, generando impronte attraverso il calore e la combustione. Le bruciature e i segni impressi formano trame uniche, completando il ciclo creativo e aprendo nuove possibilità espressive.
Il terzo segmento del percorso espositivo ruota attorno all’ardesia. Goldaniga, insegnante di liceo artistico da oltre 30 anni, ha recuperato vecchie lavagne destinate alla dismissione, trasformandole in opere d’arte contemporanea. Le superfici incise rivelano mappe stellari, costellazioni e visioni aeree delle luci del mondo, restituendo una dimensione cosmica a un materiale quotidiano.
Micro e macrocosmo
La riflessione di Goldaniga si muove costantemente tra il mondo naturale e quello celeste, indagando il rapporto tra microcosmo e macrocosmo, tra il particolare e il generale, in un dialogo che suggerisce un viaggio interiore di ascesa e discesa. Come afferma l’artista, nato nel 1960: «La mia vita di artista e di insegnante, comincia proprio dai particolari che vedo e da come li vedo, la ricerca di un rapporto tra particolare e generale, tra piccolo e grande, tra parte e tutto, tra casuale e causale». Un viaggio che invita il visitatore a contemplare la bellezza nascosta nella materia e a scoprire il potenziale poetico insito anche negli elementi più ordinari.