Categorie: Mostre

Straniero, migrante, poeta. Picasso come nessuno lo ha mai visto

di - 7 Settembre 2024

«Questa mattina mi sono alzata e affacciandomi alla finestra ho scorto il cielo plumbeo calato sulla città di Mantova, dopo poco è iniziato il temporale. Da li ho capito che con questo temporale, Picasso si era impossessato della città!». Comincia così il discorso di presentazione di Annie Cohen-Solal, curatrice della mostra Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza, prevista fino al 6 gennaio 2026 a Palazzo Te a Mantova. Una mostra a dir poco incredibile e di una bellezza e forza inaspettata, promossa dal Comune di Mantova, prodotta dalla Fondazione Palazzo Te con la collaborazione del Musée National Picasso-Paris, che mette in luce un Picasso sconosciuto, trasformato, migrante, straniero e poeta, salvato dalla poesia e dalla capacità di trasformazione che la poesia ha racchiuso in sé. Cinquanta opere del Maestro simbolo del Novecento, tra cui L’adolescent del 1969, esposto per la prima volta in Italia e forse un autoritratto del giovane Picasso in cui emergono straordinarie transizioni dal rosa al verde al giallo, che non allontanano mai l’artista dal tema della metamorfosi.

Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza. Credits Succession Picasso by SIAE 2024. Ph. Gian Maria Pontiroli

La mostra offre un dialogo diretto con Giulio Romano e le pitture rinascimentali del Palazzo. Un confronto dell’artista malagueño con la tradizione mitologica che nasconde una straordinaria avventura e che vede il grande genio, nel 1930, a quattrocento anni dalla realizzazione della Camera dei Giganti, cimentarsi nella creazione di una serie di incisioni dedicate alle Metamorfosi di Ovidio. Una mostra che traccia una linea immaginaria lunga quattro secoli, tra due geni: Giulio e Pablo e che è il frutto delle conversazioni sul tema della metamorfosi fatte tra Stefano Baia Curiosi e Annie Cohen-Solal e mette in luce la grande capacità di Picasso, artista spagnolo emigrato in Francia nel 1900, di articolare un rapporto con il cambiamento.

Metamorfosi è il fil rouge della programmazione culturale 2024-2025 di Palazzo Te e che Stefano Baia Curioni, Direttore della Fondazione Palazzo Te e suo deus ex machina chiosa raccontando: «Metamorfosi è una parola che indica cambiamento, trasformazione; non è rassicurante, implica un rischio, una instabilità, una perdita di equilibrio, a volte anche un dolore. Metamorfosi è la vita in generale sul pianeta Terra, e per l’umanità – nascita, crescita, maturità, morte – è ciò che accompagna l’individuazione, ciò che ci rende umani, ma che può anche disegnare il percorso opposto, gettandoci fuori dall’umano, nel labirinto del “tutto possibile” o nell’abisso. Chiedere a noi stessi, a chi ci circonda, come entrare in rapporto con la metamorfosi e la trasformazione, come pensarci “in trasformazione continua”, non è una domanda astratta e oziosa; è piuttosto una domanda che apre un territorio di riflessione molto concreto e complesso, la cui esplorazione è troppo spesso rimandata. Contro l’evidenza della metamorfosi si stagliano costrutti sociali che legano alla trasformazione la paura. Si è bloccati, non tanto dalla minaccia di sbagliare, di scegliere in modo superficiale, di cambiare per il peggio, quanto piuttosto dal timore generico del non conosciuto, dalla potenza eversiva del cambiamento».

Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza. Credits Succession Picasso by SIAE 2024. Ph. Gian Maria Pontiroli

Ma la storia di Picasso come noi lo conosciamo – Star mondiale, genio, ricco e Don Giovanni spietato – è molto diversa, soprattutto nella Francia ostica e poco inclusiva dei primi del XX°secolo. Emigrato in Francia nel 1900, marchiato dalla polizia e dall’Accademia di Belle Arti come straniero, anarchico e artista avanguardista fino al 1944, Picasso viene inizialmente accolto da un piccolo gruppo di poeti marginali. Ed è proprio nella sua fragilità di straniero in Francia, nella sua sfrenata energia creativa, nella sua empatia verso la gente più emarginata della società, vale a dire verso i poeti, e soprattutto nel suo magnifico genio politico, che supera abilmente gli innumerevoli ostacoli della società francese. Entrato a Parigi dalla “porta di servizio”, trattato alla stregua di un paria, ed escluso dalle collezioni nazionali per cinquant’anni, Picasso non smette mai di intessere reti di amicizie in tutto il paese. Nella poesia, quindi, e nel mondo dei poeti trova i mezzi per superare gli ostacoli legati alla sua condizione di straniero. Picasso naviga tra le molteplici tensioni della società francese utilizzando la metamorfosi come strategia e diventa a livello estetico, personale, e professionale un artista-Mercurio che pochissimi critici, soprattutto in Francia, riescono a decifrare.

Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza. Credits Succession Picasso by SIAE 2024. Ph. Gian Maria Pontiroli

La mostra Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza è divisa in quattro sezioni e si apre con la sezione Pablo, Giulio e Ovidio in cui vengono presentati una serie di disegni che Picasso ha sviluppato per le Metamorfosi in dialogo con uno eccezionale e mai esposto vaso etrusco dedicato al tema della metamorfosi e al viaggio dell’anima nel mondo dei morti. Si osserva qui la nascita delle invenzioni mitologiche di Picasso come la Caduta di Fetonte, l’amore di Giove e Semele, la storia di Cefalo e Procri, Ercole e Nesso, la morte di Orfeo, Polissena sulla tomba di Achille, Vetumno e Pomona.

Nella seconda sezione Picasso straniero a Parigi… accolto dai poeti troviamo un corpus di disegni, sculture, oggetti e documenti, come il prezioso Diario-Agenda di Guillaume Apollinaire, che racconta il rapporto tra l’artista e un gruppo di poeti che, nella Parigi del primo Novecento, costituivano il nucleo d’avanguardia della città. Max Jacob, di cui sono presenti due ritratti, gli insegna la lingua francese attraverso le poesie di Verlaine e Rimbaud; Guillaume Apollinaire, a cui dedica nell’ottobre 1928 un progetto di monumento visibile in mostra, lo incoraggia nella conquista e nella conoscenza di Parigi; Gertrude Stein, americana espatriata a Parigi, scrive le sue poesie cubiste in dialogo con il ritratto che Picasso le dedica, con evidenti effetti mimetici. La Prima guerra mondiale causa il primo disastro nella vita professionale di Picasso: l’artista diventa una vittima collaterale dell’ondata xenofoba che travolge la Francia. Ancora una volta, è stato un poeta, Jean Cocteau, a offrire la possibilità di firmare un contratto come costumista e scenografo nella compagnia dei Balletti Russi di Sergej Diaghilev.

Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza. Credits Succession Picasso by SIAE 2024. Ph. Gian Maria Pontiroli

Nella terza sezione Quando Picasso diventa Poeta: la Salvezza si esplora il modo in cui la poesia divenne anche per l’artista una vera e propria pratica creativa che lo salverà dal 1935 in poi, quando attraversa una grande crisi personale e professionale. Scrive in francese, catalano e castellano, realizzando con i molteplici esperimenti del linguaggio quello che aveva prodotto con la pittura e la scultura: ibridazioni, passaggi e vari incroci punteggiano le sue poesie. Abita le lingue mentre gioca e naviga nel paradosso. La poesia viene usata da Picasso come strategia suprema per uscire vittorioso da questa vertiginosa impasse. In questi stessi anni si applica alla rappresentazione delle scintillanti immagini mitiche prodotte da Ovidio nelle Metamorfosi, che ritroviamo in preziosi dipinti come Donna sdraiata che legge (21 gennaio 1939), Sta nevicando al sole (10 gennaio 1934) o il bronzo Metamorfosi I del 1928: esempi dell’effetto salvifico della pratica letteraria. La poesia permette a Picasso di stabilire un fecondo rapporto con l’ispirazione e l’Antico, in un gioco di reciproca simultaneità tra arte e linguaggio.

Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza. Credits Succession Picasso by SIAE 2024. Ph. Gian Maria Pontiroli

Nella quarta sezione La metamorfosi vissuta come strategia, attraverso opere di grande intensità visiva, viene messo in luce il modo in cui il tema della metamorfosi influenza non solo la pratica dell’artista ma anche la sua intimità esistenziale. Ciò è particolarmente evidente in questa sala che studia il confronto di Picasso con il suo alter ego Minotauro – rappresentato da un grande arazzo in prestito dal Museo Picasso di Antibes che dialoga con una statua in marmo proveniente dal Museo Nazionale Romano – un altro modo per l’artista virtuoso di vagare, sotto mentite spoglie, attraverso la società francese, ispirata all’antichità. Questa presenza simbolica è ancora una volta citata negli affreschi del Palazzo Te, poiché l’unione di Pasifae con un toro inviato dal dio Poseidone è raffigurata nella Camera di Amore e Psiche.

Alla fine del percorso espositivo tuonano in testa alcune riflessioni legate alle tematiche contemporanee della migrazione, dello straniero, dei confini e di quanto sempre l’arte possa essere salvifica in un mondo ostile. Di quanto la poesia, a volte ritenuta arte minore, sia invece stata per Picasso una immersione e una pratica profondamente intrisa del senso di “instabilità delle cose, associata all’infanzia e al mondo onirico” e quanto il “libero flusso” fatichi, nel lettore, a trovare un punto d’appoggio stabile in quella rete di immagini, parole e forme senza bordi, ne centro ne punteggiatura.

Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza. Credits Succession Picasso by SIAE 2024. Ph. Gian Maria Pontiroli

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