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René Magritte, Salvador Dalì, Joan Mirò e André Masson ma anche Sebastiàn Matta, Hans Bellmer, Man Ray, Max Ernst e Leonor Fini, senza dimenticare, ovviamente, Giorgio de Chirico. Un lungo viaggio attraverso uno dei movimenti artistici più amati e conosciuti al mondo ma che rivela sempre prospettive inedite e forme in continua trasformazione, per sua stessa natura. Aprirà al pubblico sabato, 23 marzo, la mostra Il Surrealismo: the infinite madness of dreams, con oltre 60 opere dei principali artisti surrealisti allestita presso il Castello di Desenzano del Garda. In esposizione, una serie di opere provenienti da collezioni private italiane, tra le quali spiccano quelle presentate nella storica mostra dedicata a Dalì, tenutasi a New York, Tokyo e Ginevra dal 1964 al 1970.
Curata da Matteo Vanzan, la mostra intende celebrare il centenario del Primo Manifesto del Surrealismo che, scritto da André Breton nell’autunno del 1924, compendia i principali motivi concettuali e culturali, estetici e anche politici di quella corrente artistica che voleva portare il sogno al potere. «Il Surrealismo si fonda sull’idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme d’associazione finora trascurate, sull’onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero. Tende a liquidare definitivamente tutti gli altri meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nella risoluzione dei principali problemi della vita», scriveva Breton.
«Siamo alla quarta mostra in Castello in poco meno di due anni organizzata con la preziosa collaborazione di Matteo Vanzan», ha dichiarato l’Assessore alla Cultura Pietro Avanzi. «Fino ad oggi ogni rassegna è stata un mix di emozioni che ha portato sul nostro territorio tantissime persone da ogni parte d’Italia e del mondo. Un successo di pubblico che si è ripetuto con costanza, anche nell’ultima uscita riguardante la Pop Art su cui abbiamo puntato molto nel 2023. Oggi invece si passa a un genere completamente nuovo».
In un excursus di poesie, lettere, filmati e opere d’arte la mostra si propone di offrire una panoramica di un movimento di rottura considerato l’ultima delle avanguardie storiche di inizio Novecento. Le sue origini possono essere rintracciate nella cultura simbolista francese, da Apollinaire – a cui si deve il termine – alle esperienze dell’ultimo decadentismo. L’antiarte dadaista può essere considerata il suo immediato antecedente, prima di raggiungere una precisa formulazione teorica nel Manifesto di Breton del 1924.
«Il Surrealismo si propose di distruggere il confine tra arte e vita, cambiare la stessa concezione del mondo per promuovere un’esistenza migliore senza le convenzioni etiche figlie di una tradizione passata che culminò con la Prima guerra mondiale», ha affermato il curatore della mostra, Matteo Vanzan. «Al pari del movimento Dadaista, il Surrealismo vuole distruggere l’ordine costituito per opporsi ad una cultura occidentale arrivata al collasso di se stessa, ma con una differenza: mentre Dada è strutturato su una forte componente nichilista che non indica soluzioni, i surrealisti non cercano la rivoluzione fine a se stessa, ma una ricostruzione che si poggi su nuovi fondamenti, primo tra tutti il pensiero di Sigmund Freud».
La mostra sarà visitabile fino al 2 giugno 2024.