A Milano, l’appuntamento autunnale della Galleria Giò Marconi vede come protagoniste Tai Shani e Alice Visentin, tra tele coloratissime, candele, parrucche e teschi fuori misura. In questa doppia personale, la vincitrice del Turner Prize nel 2019 e la premiata della 13° edizione dell’Italian Council portano il pubblico in ambienti spettrali e onirici. Dai toni saturi ed eccentrici della prima, fino alle storie spontanee della seconda, le artiste invitano a scovare i segreti che si celano all’interno delle installazioni.
Una gigantesca candela rossa si presenta sulla soglia della galleria, dove Tai Shani espone il gruppo di opere di Lavish Phantoms of the House of Dust. Attraversando le sale, l’impressione è quella di essere stati catapultati all’interno di una dimora sontuosa (forse un palazzo?), che ha acquistato nel tempo una dimensione spettrale. Nel percorso ci si imbatte in oggetti-feticcio di diverso tipo, immersi in un’atmosfera al tempo stesso gotica e sfavillante. Dai seni verdi slavati in vetro soffiato che pendono dalla parete, ai sontuosi ed enormi tappeti su cui sono stampate fotografie vittoriane. Tutto è avvolto in un alone di mistero.
Non mancano curiose sagome di “fastosi fantasmi”, che scrutano il pubblico, e la figura di un teschio in stile messicano con una folta parrucca arancione frisè. A dare un’ulteriore caratterizzazione all’ambiente si aggiunge anche una sovradimensionata parrucca bianca, forse appartenuta a qualche nobile eccentrico. Ai suoi piedi giacciono numerosi panini e un paio di guanti giganti, che sembrano in attesa di dare ordini per conto del padrone di casa, forse anch’esso tramutato in spirito infestante.
Al piano superiore della Galleria Giò Marconi, una seconda esplosione cromatica fa capolino dalle opere di Alice Visentin in Everyday Mystery. Le tele retroilluminate, molte delle quali esposte a pavimento, invitano il pubblico a girare nello spazio alla scoperta dei numerosi dettagli dipinti su ambo i lati. Ma qual è questo mistero quotidiano? Lo si può scoprire zigzagando nella sala, in una o più direzioni, cercando di rivelare le innumerevoli forme che emergono dalla superficie del tessuto.
Aguzzando lo sguardo, figure e scritte si materializzano in modo deciso andando ad intessere le numerose trame di Visentin. Ed ecco un vero e proprio flusso di pensieri, scaturito dalla quotidianità dell’artista e tradotto in oggetti, creature ed esseri umani che si mescolano con macchie, scarabocchi e parole. “Ho fatto un sogno” recita una delle opere. Completano il racconto due “libri” in tessuto, cuciti con ritagli in tela e impreziositi ancora una volta dalle narrazioni – a metà tra il realistico e il fantastico – di Visentin.
La mostra sarà visitabile fino al 20 dicembre 2024.
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