Inaugurata lo scorso 24 novembre e visitabile fino al 15 gennaio, la seconda mostra personale presso la Galleria Acappella dell’artista Tatiana Defraine. Artista francesce, nata a Libourne nel 1955, Tatiana Defraine ha studiato a Francoforte, in Germania, e poi alla Royal Academy of Fine Arts di Bruxelles. Attualmente vive e lavora a Bordeaux operando quasi esclusivamente con la pittura e prediligendo soggetti femminili come protagonisti delle sue opere. L’esposizione dal titolo “I am the water”, così come la precedente “Fame is a bee” (galleria Acappella 2021), è costituita da tele dipinte ad olio di piccolo formato in cui figure femminili sono letteralmente immerse nel colore della vernice. I titoli dei dipinti sono presi in prestito da poesie di Emily Dickinson, Sylvia Plath, Anne Sexton e dai testi degli Strokes. I suoi soggetti assumono le vesti di alcune figure mitologiche come Ofelia o Marthe Bonnard.
Ancora una volta Tatiana Defraine ci offre una visione del mondo femminile libera, ironica e scardinata dai canoni ordinari. Le sue opere infondono calma e tranquillità restituendoci delle figure che diventano ninfe domestiche in perfetta armonia con l’elemento in cui sono immerse e di cui sono parte. Lo sguardo esterno, indagatore e giudicante della società si palesa in alcuni dipinti attraverso l’affiorare di volti che tentano una violenta invasione. Gli occhi degli altri sono le nostre prigioni, scriveva Virginia Woolf e i soggetti dipinti da Tatiana Defraine manifestano un’evasione attuata attraverso la fusione con l’acqua, la metamorfosi in soggetti presenti ma sfuggenti allo stesso tempo.
Come affermato da Clara Batistic: «Portando uno sguardo distintivo alla femminilità ipersfruttata, le piccole ninfe di Tatiana Defraine incarnano l’urgenza pacata di reclamare un “io” da troppo tempo definito dal solo sguardo maschile. Con gli occhi chiusi, come per isolarsi dal mondo, l’acqua è il loro unico specchio. Come è amichevole l’acqua – il solo elemento in grado di riflettere la loro natura incerta. Simbolo di metamorfosi e cambiamento, l’acqua offre loro l’ozio tanto desiderato nel più intimo dei luoghi, per sfuggire a chi osserva. I corpi che si fondono con l’acqua del bagno evocano i contorni rimossi del sé. Le vasche da bagno presenti in ogni dipinto rappresentano tutte delle minuscole stanze, dei giardini segreti e dei gusci protettivi come delle conchiglie dove il gioco della rappresentazione è magicamente assente. L’acqua calda scioglie la gabbia dell’immagine femminile; questo è probabilmente ciò di cui parlava Sylvia Plath. Con il loro sorriso sereno e divertito, le bagnanti sembrano pensare: io sono uno specchio d’acqua, tu non potrài mai prendermi».
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