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Tensione e passione: le opere dall’archivio di Galleria Continua sono in mostra a San Gimignano
Mostre
Alla tensione siamo abituati come al nostro respiro. Più o meno intensa, più o meno frequente: interiore, psicologica, creativa, affettiva, amorosa, pervasiva, nascosta, morale, etica, rivoluzionaria…Si potrebbe ipotizzare una lista – che forse non ha scritto Borges (appassionato di liste) – dei tipi di tensione che ci accompagna nella nostra vita quotidiana. La mostra Tensione continua alla Galleria Continua a San Gimignano, a cura di Carlo Falciani, docente di storia dell’arte all’Accademia di Belle arti di Firenze, la riporta alla nostra attenzione e gli dà pensiero, forma e progetto.
È infatti il tema attorno al quale ruota la mostra con le opere di alcuni tra i più interessanti artisti internazionali oggi (e alcuni del passato): Adel Abdessemed, Ai Weiwei, Juan Araujo, Kader Attia, Massimo Bartolini, Hans Bellmer, Berlinde De Bruyckere, Alberto Burri, Marcelo Cidade, Jonathas De Andrade, Cai Guo-Qiang, Chen Zhen, Luigi Ghirri, Shilpa Gupta, Renato Guttuso, Zhanna Kadyrova, Anish Kapoor, Alicja Kwade, Quinto Martini, Sabrina Mezzaqui, Giorgio Morandi, Gina Pane, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Pontormo, Arcangelo Sassolino, Ettore Spalletti, Hiroshi Sugimoto, Francesco Vezzoli. Che fanno parte della storia della galleria: «Nell’archivio ci sono molti lavori legati alla tensione, alla passione, alla lotta continua – ha dichiarato il curatore in una intervista – Che caratterizza anche il procedere di Continua, i loro modo di lavorare».
Nei due piani della galleria le opere sono disposte in una sorta di arcipelago a esemplificare quattro tipi di tensione: quella relativa alle forze che regolano l’universo e la natura, quella erotica, quella sociale e quella intellettuale. «Ma è presente anche quella tra la materia e la forma che attraversa i secoli», aggiunge Falciani. E percorre tutta la mostra e tutte le opere nella loro disomogeneità di tempo (da quelle di Jacopo Pontormo alla contemporaneità) e di forme: installazioni, sculture e quadri ingaggiano un confronto potente tra loro. E un gradevole spiazzamento in noi che guardiamo.
Una tensione palpabile tra il lavoro dell’uomo e la forza della natura si percepisce potente guardando la pressa di Arcangelo Sassolino, The Way We Were (2018) che distrugge il basalto. Uno scontro che genera rumore (quello del Big Bang?) per ridurre la pietra in particelle che hanno altre forme. Appunto. E forse ne creeranno delle altre. La forza della polvere da sparo sparata contro la tela da Cai Guo-Qiang in Obscured Red Cross (2019-2020, e in Black Wings (2017) crea invece diverse galassie. Astronomia alternativa. I grandi massi incastonati di Alicia Kwade, che ci accolgono in entrata ci mettono davanti, grazie a una scultura complessa, davvero la tensione tra forma e materia: grandi massi dipinti in relazione tra loro che si moltiplicano negli specchi.
A suggellare il tutto la prima edizione (del 1610) del Sidereus Nuncius di Galileo Galilei, che racchiude le leggi della fisica oltre che l’opera dove per la prima volta viene descritto il sistema solare. Il tempo della vita lo dà l’opera di Sabrina Mezzaqui, la parola Eternità scritta nel ghiaccio, che si scioglie e si ricrea. L’eterno ritorno. Da quella della natura e le sue forze non facilmente controllabili, si passa a quella erotica introdotta da un testo di Agnolo Bronzino (Firenze, 1503-1572), in una teca con le pagine aperte su Rime in burla. Nella poesia il gioco di parole accosta il pennello dell’artista e il pennello adoperato nell’atto erotico. Ovviamente fa riferimento all’organo maschile: si alternano quindi Penis (2017), studi a matita su carta di Berlinde De Bruyckere, ai bacini composti in movimenti erotici di Jonathas De Andrade.
La tensione erotica lascia il posto a quella amorosa quando allude alla gelosia e alla vendetta di un amore tradito: René Boyvin, in un’incisione cinquecentesca, mostra la disperazione di Medea per l’abbandono e le sue strategie messe in atto per vendicarsi della donna che le ha sottratto Giasone. La scultura di Quinto Martini Eroe caduto / Il pugilatore (1931), sta a metà tra antico e contemporaneo: unisce i punti di oscillazione del tempo cronologico entro il quale scorre la mostra. Non è difficile che ci rimandi con il pensiero alla statuaria greca del V secolo a.C.
La tensione sociale e quella intellettuale sono ai piani inferiori. A dominare la platea dell’ex teatro, una rappresentazione della nostra feroce attualità con guerre diffuse – una ritornata anche in Europa – che esplode nella frammentazione degli specchi di Kader Attia, Le grand miroir du monde (2017), infiniti pezzi di forme diverse inondano il pavimento dove a guardia di questo tappeto iridescente che riflette la nostra precarietà c’è l’esercito che canta di Adel Abdemessed, Otchi tchiornie (2017), 27 sculture in legno bruciato, e al centro il lampadario nero con le ossa di Ai Wei Wei, Black chandelier, in vetro di murano (2017-2021), la morte che sovrasta tutto. Il nostro presente in dialogo con le ferite del Novecento: le bruciature di Burri e il Marco Curzio (1513) di Jacopo da Pontormo con la leggenda del sacrificio del guerriero romano che si gettò volontariamente in una voragine aperta nel Foro Romano, prima che questa, come avevano predetto gli aruspici, diventasse più grande.
L’opera di Michelangelo Pistoletto, Se l’arte è ancora libera (1976), ci fa interrogare se lo sia veramente e se invece subisca le tensioni sociali, visto che questa scritta è in carcere. A fianco di quella sociale ha spazio quella intellettuale e contemplativa che è introdotta dalle Rime di Michelangelo Buonarroti. A fianco di un black mirror di Anish Kapoor, un lavoro di Francesco Vezzoli, Self portrait as emperor Hadrian loving Antinous (2012), che rappresenta l’imperatore Adriano che contempla Antinoo: amore e affinità elettive nella tensione dello sguardo tra le due statue che li rappresentano, messe in dialogo.
La mostra sarà visitabile fino al 14 gennaio 2024 ma Galleria Continua propone altre esposizioni a San Gimignano: Julio Le Parc, Alicia Kwade e José Yaque.