“The catalogue of huts” è il titolo della nuova mostra di Monica Biancardi, inaugurata lo scorso 21 Gennaio presso la Shazar Gallery di Napoli (via Pasquale Scura 8). Artista napoletana, classe 1972, Monica Biancardi si laurea in scenografia con una tesi sperimentale sulla fotografia di teatro. Inizia a lavorare per importanti registi (svolgendo parallelamente l’attività di docente) realizzando al tempo stesso personali ricerche.
Protagonista di diverse esposizioni personali, con numerosi riconoscimenti e acquisizioni da parte di importanti istituzioni culturali, Monica Biancardi con The catalogue of huts segna il suo ritorno alla Shazar Gallery dopo aver presentato il progetto Punti di vista nel 2019. Da quella data ad oggi, la pandemia globale ha rivoluzionato scenari e prospettive della collettività disegnando nuovi contesti in cui si è registrato l’aggravarsi di problematiche sociali e di genere. La denuncia dell’artista parte dal periodo del lockdown visualizzato in una mappa cartacea in cui le aree evidenziate e le date che ne indicano la chiusura, riportano all’aumento di rischio per le donne.
«Il lavoro – spiega l’artista – nato come mappatura mondiale in cui i paesi assumono l’aspetto di capanne e mostrano al loro interno numeri percentuali (che, preceduti da un segno + designano la crescita, rispetto all’anno precedente, delle denunce per abusi o maltrattamenti sulle donne) produce una mappatura falsata: troppi paesi – democratici e non – denunciano percentuali del tutto ingannevoli. Ne risulta il carattere del tutto fasullo, e ipocrita, del dato statistico, che qui come in altri casi va a braccetto con l’ideologia, mascherato da prodotto scientifico. Al centro in basso è inciso YES/NOT, che è il codice dissimulato usato al telefono dalle donne all’atto della denuncia alle autorità competenti».
Emblematica della condizione femminile è l’opera “Cecità”, una la fotografia che ritrae una statua con il volto di donna ricoperta da quelli che sembrano essere chiodi o spine; elementi che affiorano dall’interno e che, da una parte rappresentano la difficoltà nel vedere la realtà della propria condizione, degli abusi subiti, e dall’altro, allo stesso tempo, cancellano progressivamente la fisionomia dell’individuo e la sua personalità.
«Trovata per caso in una bottega abbandonata in via Ripetta a Roma – racconta la Biancardi – la foto è stata scattata durante i giorni in cui partiva il secondo lockdown. Il tiepido sole di quella mattina del 21/11/2020 ha riversato di luce la stretta e lunga via per pochi minuti, vestendo così la statua di un’imbrigliatura, riflesso della saracinesca. Tornata successivamente per fare altri scatti ho trovato la statua frantumata in mille pezzi. A tale vista, la rabbia per chi avesse mai potuto far tanto male alla povera statua, si è trasformata in tristezza».
The catalogue of huts rappresenta una tappa importante nella ricerca artistica di Monica Biancardi che registra qui il passaggio dalla fotografia alle lastre di plexiglass su cui ha inciso oggetti d’uso quotidiano rappresentati come armi a doppio taglio che attentano la sfera femminile. Come per le fotografie, queste sono opere nelle quali la luce svolge un ruolo fondamentale. Le sue incisioni sono frutto di un attento studio su quelle che saranno poi le ombre che produrranno; la luce diventa quindi elemento rivelatore essenziale alla comprensione dell’opera. Tale dinamica si ritrova anche nell’opera Necklace/Noose, in cui una collana di perle nasconde la trasposizione di un tragico cappio. Le opere di Monica Biancardi ci invitano ad una riflessione sulla condizione femminile illuminando una realtà drammatica e, sempre più spesso, manipolata della nostra società.
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