-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
In occasione di “The quest for Happiness”, al Gösta Serlachius Museum di Mänttä, Finlandia, un gruppo di artisti italiani presenta la propria ricerca sul tema della felicità, esplorando i concetti chiave di spiritualità e materialismo, comunità, identità, storia, sentimenti e tecnologie. La mostra, nata in occasione della celebrazione dei Cento anni d’Italia in Finlandia, offre la possibilità di esplorare il punto di vista di artisti italiani mid career a proposito della tormentata ricerca di una soddisfazione personale nella situazione socio-politico-economica italiana. Maria Stella Bottai, Lorella Scacco e Pirjo Immonen, le tre curatrici della mostra, hanno deciso di portare in mostra artisti molto diversi tra loro per pratiche, approcci e percorsi personali. Il risultato è una caleidoscopica presentazione del concetto odierno di felicità. Abbiamo rivolto alcune domande alla curatrice Maria Stella Bottai, per approfondire alcune delle idee relative all’esposizione.
La scelta di artisti mid-career e cioè artisti più giovani e realmente inseriti nel contesto della crisi, conferisce alla narrazione un taglio più preciso?
«Lo scambio degli artisti con le istituzioni all’estero è stato fortemente rallentato dalla terribile crisi finanziaria del 2008. Ma con la crisi si è contestualmente cominciato a parlare sempre più di felicità, un tema sfuggente e soverchiante per la sua vastità. Così, con le co-curatrici Lorella Scacco e Pirjo Immonen, ci siamo interrogate su come hanno reagito gli artisti alla crisi e quale felicità, sentimento così raro nell’arte contemporanea, si può rincorrere oggi nel nostro Paese. A distanza di più di dieci anni potevamo cominciare a delineare un bilancio. La selezione dei nomi in mostra si è basata su giovani professionisti, al fine di presentare lavori di qualità da parte di artisti che fanno questo di professione e che hanno vissuto in pieno le difficoltà degli ultimi dieci anni».
Le immagini differiscono fra loro per l’uso di grammatiche riflessive e introspettive, alternate però a tematiche più festose ed energiche. Quali sono i valori e le idee messi in gioco per interrogarsi su cosa sia la felicità?
«Portare una mostra sulla ricerca della felicità nel Paese nominato per ben due volte (2018 e 2019) come il più felice al mondo è stata una sfida! Così complessa e sfaccettata, incerta e impermanente, non esiste una definizione univoca di felicità valida ovunque. Zygmunt Bauman ha detto che l’unica cosa che possiamo dire sulla felicità è che è meglio essere felici che infelici. Certamente l’arte è una delle vie per la ricerca della felicità, e le strade sono tante quanti gli artisti in mostra.
Ognuno di loro è una voce nell’ideale percorso che si snoda negli spazi della mostra. C’è chi indaga le bellezze naturali (Silvia Camporesi, Federica Di Carlo), la spiritualità e il materialismo (Goldschmied & Chiari, Marzia Migliora, Matteo Montani), la famiglia (ZimmerFrei) e le comunità (Marinella Senatore), il tempo (Federico Pietrella), la natura (Loris Cecchini), la storia (Pietro Ruffo, Federico Solmi), i valori della nostra società occidentale (Yuri Ancarani, Francesco Jodice), le tecnologie, con un pizzico d’ironia (Okkult Motion Pictures).
Il percorso si conclude idealmente nella piazza, luogo di aggregazione e riferimento alla felicità collettiva e condivisa, un obiettivo più lungimirante di quella individuale».
Le opere in esposizione celebrano esclusivamente la bellezza della felicità o invitano a ragionare sugli ostacoli e le difficoltà necessarie per raggiungerla?
«L’idea del tema è nata leggendo il libro di Enrico Deaglio, corrispondente del quotidiano La Repubblica negli Stati Uniti, La felicità in America. Storie, ballate, leggende degli Stati Uniti a uso di giovani, vecchi, ostili ed entusiasti (2013). A dispetto del titolo, sono raccontate storie struggenti, talvolta esilaranti, tragiche, alcune incredibili, in cui la ricerca della felicità sembra aver disseminato più vittime che trionfatori. Come ci aveva già detto Tolstoj, la felicità non fa racconto (citando il titolo di una mostra di Luca Bertolo), ma la sua ricerca sì, e può durare una vita nonostante l’esito tutt’altro che garantito».
“The Quest For Happiness” sarà visitabile al Gösta Serlachius Museum di Mänttä, Finlandia, fino al 29 marzo 2020.