Si è inaugurata lo scorso 21 giugno presso Flashback Habitat. Ecosistema per le culture contemporanee, nella piacevole e bellissima zona pre collinare di Torino, una mostra collettiva carica di energia e carattere. Il titolo della mostra, “Torino jam session. Energiche e liberatorie ibridazioni nell’arte” è di per sé un programma. La mostra vede esposte più di settanta opere di artisti torinesi, per la curatela di Alessandro Bulgini, artista a sua volta, e proprio questo, che è ben più di un dettaglio, dà al tutto un taglio particolare.
Gli artisti in mostra sono infatti variegati per stili, modo di fare e concepire l’arte, media utilizzati e visioni del mondo. Sono presenti opere di: Aldo Mondino, Bartolomeo Migliore, Pierluigi Pusole, Marco Gastini, Monica Carocci, Victor Kastelic, Gruppo Fotografia Psicogeografica, Alessandro Bulgini, Luigi Gariglio, Giorgio Griffa, Turi Rapisarda, Elke Warth, Enzo Obiso, Sergio Cascavilla, Pierluigi Meneghello, Alessandro Rivoir, il compianto Bruno Zanichelli e Donato Stolfi.
Proprio perché la curatela è opera di un artista, la mostra rivela fin da subito uno spirito originale e provocatorio. Le opere sono volutamente esposte senza seguire uno schema curatoriale rigidamente coerente e ordinato. Proprio come accade in una jam session jazz, i lavori sono collocati seguendo l’ispirazione, cogliendo a volte le affinità, altre volte le differenze, ma sempre cercando di creare una sorta di reazione chimica tra opere, visioni, forme e colori, in modo da generare dialoghi e incontri imprevedibili, profonde suggestioni e inattese ispirazioni.
Il percorso espositivo si rivela così ricco di stimoli. Per esempio, in un luogo la scritta “punk” di un quadro di Bartolomeo Migliore si affaccia su una fotografia di Luigi Gariglio scattata nel corso di una ricerca sociologica sulla vita nelle carceri, mentre altrove un’intera parete accoglie i dervisci danzanti di Aldo Mondino e in un’altra sala i ritratti di Elke Warth si stagliano su sfondi simili ad antiche tappezzerie ricche di decorazioni, mentre i paesaggi mentali di Pusole fanno correre i nostri occhi sulle pareti tra colline e dune sinuose. Sono moltissime le ibridazioni, o meglio, come già detto, le reazioni chimiche delle opere le une con le altre, a cui il visitatore è invitato a sottoporsi, magari producendo una propria attiva e creativa interpretazione. Il tutto ha un piacevole e creativo effetto liberatorio e energizzante, cosa rara e preziosa in tempi complessi come quelli in cui viviamo.
Sempre il 21 giugno è stata poi inaugurata in Piazza Bottesini, in zona Barriera e sempre per la curatela di Alessandro Bulgini, la nuova “puntata” della serie Opera Viva, con un lavoro di Sergio Cascavilla dal titolo L’arte povera E’ INGombraNTE OBsoleTA. Con un’azione artistica insieme provocatoria e divertita, il curatore/artista Bulgini qui appende l’opera capovolta, ancora una volta a voler stimolare il pubblico a vedere le cose (e le opere) sempre da nuovi e spiazzanti, punti di vista.
I due interventi artistici hanno il merito di portare l’attenzione su tanti artisti torinesi cui spesso non è tributata la dovuta attenzione. Ma sono soprattutto interventi che, per la loro capacità di convogliare energia e suscitare reazioni, appaiono decisamente salutari per le coscienze assopite di noi, gente torinese del ventunesimo secolo fin troppo abituata ad una di fruizione compiaciuta e passiva delle immagini e delle opere d’arte.
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