-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Tra delicatezza e determinazione: la mostra di Hsiao Chin a Firenze
Mostre
Colori accesi, contrasti ben delineati, un gesto pittorico intenso, privo di incertezze, eppure elegante e delicato nella sua determinazione. In questa ossimorica caratterizzazione risiede probabilmente tutto il fascino dell’artista cinese Hsiao Chin (1935-2023) che ha a lungo soggiornato in Europa, contaminando il suo stile profondamente connotato dalla cultura orientale con le istanze e il gusto delle tendenze novecentesche occidentali.
Il percorso di formazione e studio di Hsiao Chin è estremamente originale: formatosi in Cina, arriva in Europa a metà anni Cinquanta e, dapprima in Spagna poi in Italia, entra in contatto con i milieu culturali che in quegli anni tanta parte ebbero nel dibattito artistico ed estetico europeo.
Scrive Michele D’Aurizio al proposito del soggiorno europeo: «In Europa, Hsiao riconosce immediatamente un’affinità tra la sua pittura e l’Arte Informale; anzi, nel vocabolario gestuale di quest’ultima rintraccia il terreno di una possibile ibridazione tra tradizioni estetiche occidentali e orientali. Tuttavia, i riferimenti, spesso indebiti, di molti pittori informali all’arte calligrafica orientale lo spingono a riscoprire le motivazioni filosofiche che storicamente animarono i letterati cinesi. I suoi quadri si popolano di segni prelevati dalla simbologia taoista e resi fortemente materici dall’uso della pittura a olio».
In Spagna, Hsiao frequenta dunque Tapies, Saura, Millares, venendo in contatto con le coeve esperienze informali europee, ma anche con la vivace produzione dell’espressionismo astratto della New York school. Successivamente, in Italia, nel suo primo viaggio condotto nel 1958, saranno Fontana, Manzoni, Castellani e altri i suoi interlocutori a Milano, dove si trasferirà a seguito dell’organizzazione della sua prima mostra fiorentina presso la Galleria Numero di Fiamma Vigo. E poi l’amicizia e il lungo rapporto di collaborazione e scambio con Giorgio Marconi permetteranno a Hsiao di raggiungere quella maturità estetica di cui è possibile avere diretta testimonianza ammirando oggi le opere esposte alla Galleria Il Ponte a Firenze.
Il percorso espositivo nello spazio della Galleria Il Ponte è affascinante: le opere fortemente distanziate tra di loro permettono al visitatore di trarre giovamento dall’intervallo che intercorre tra l’una e l’altra, esperendo, dopo averne ammirata una, il “vuoto” così importante nell’arte orientale, prima della pienezza e dell’intensità dell’opera successiva e potendo in questo contrasto comprendere profondamente l’unicità che connota il gesto pittorico di Hsiao Chin. Un impeto irripetibile il suo, che scaturisce da lunga meditazione rendendo il momento dell’atto creativo e artistico esatto e rapido, privo di incertezze e ripensamenti e per questo coinvolgente, affascinante, indimenticabile.