La pittura come strumento di conoscenza del mondo ma anche di avventurosa esplorazione dei meandri del sé. Questo l’ideale a cui tendeva la ricerca di Adriano Fida, artista calabrese prematuramente scomparso nell’ottobre 2022, al quale è dedicata un’ampia mostra allo Spazio Field di Roma. Visitabile fino al 31 marzo, a cura di Marc Dionisi Carducci e con un contributo critico di Ferdinando Creta, l’esposizione presenta più di 40 opere, di cui alcune inedite, selezionate per dare conto dell’intero percorso pittorico dell’artista nato a Reggio Calabria nel 1978. Dal ciclo delle nature morte a quello mitologico, fino alle opere più recenti, intime, mature, densamente connotate di simboli e riferimenti. Una stagione pittorica, quest’ultima, sofferta ma proficua, a conclusione di un viaggio tanto onirico quanto aderente a una precisa visione dell’arte e delle cose.
«Se il mondo che abitiamo ha ispirato l’arte di ogni epoca, Adriano Fida, dipingendo i suoi sogni, compie la sua poetica, e lo fa in modo nuovo», scrive Creta. «Le sue esplorazioni, rigorosamente calcolate e misurate, lo fanno avventurare nei luoghi – vicini e lontani – della memoria. Le sue pennellate sono delle vere e proprie performance di lunga durata in situazioni naturali, isolate e incantate, in cui egli interviene modificando precariamente l’assetto originario del supporto», continua il critico. Il disordine naturale viene da lui trasformato in ordine artificiale. È così che le linee, i tratti del suo disegno diventano immagini di apparente semplicità formale ma di straordinaria e complessa valenza simbolica».
Durante l’esposizione, sono programmati eventi aperti al pubblico con la partecipazione di artisti legati alle esperienze di vita di Adriano Fida, come Matteo D’Incà e gli Oblomov, duo di origine italo/russa stabilitosi a Bologna sin dalla prima collaborazione con Fida. Un sodalizio nato dall’idea di mettere in musica le sue opere, con particolare riferimento al tema dei miti classici greci rivisitati in chiave postmoderna.
Trascorsi gli anni della prima formazione all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, in cui Adriano Fida matura la ricerca artistica attraverso lo studio dei maestri del passato, è decisivo l’incontro a Torino con Silvano Gilardi (Abacuc). L’intensa stagione piemontese si chiude con la commissio(ne del nuovo affresco al Macam di Maglione. Giunto a Roma, sotto la curatela di Ada Egidio per Collezionando Gallery, ricorda attraverso la pittura la Calabria generosa e feconda, inaugurando il ciclo delle nature morte: il frutto è simbolo su cui l’autore compie la metafora della nascita e dello sviluppo dell’uomo, in eterna simbiosi con la natura.
Sono questi gli anni (2009-2014) in cui è chiamato a presentare i propri lavori in sedi di prestigio, ottenendo un ottimo riscontro di pubblico e critica: a Roma (Galleria Agostiniana di piazza del Popolo e Macro Testaccio), Napoli (Maschio Angioino), Firenze (Palazzo Medici Riccardi), Milano (Affordable Art Fair).
Nel 2014 Fida pone le basi per la sua personalissima metamorfosi pittorica e tematica. Agisce coerentemente con le sue origini, a partire dalle credenze popolari e dalle storie mitologiche della sua terra e da una concezione dell’uomo elevato a divinità. Sono le basi di un nuovo orientamento artistico, che esploderà definitivamente con una serie di opere incentrate sul mito.
Nel 2015 viene selezionato da Vittorio Sgarbi per la mostra Expo Arte Italiana, nell’ambito di Expo Milano 2015, in cui riceve il Primo premio sezione pittura. Nell’estate dello stesso anno è uno degli artisti di spicco della Biennale Internazionale della Calabria. È però nel 2016 che l’artista presenta al pubblico il complesso della sua produzione. Sono gli anni della collaborazione con il curatore Marco Dionisi Carducci e Fida espone prima a Venezia, presso gli spazi espositivi di Palazzo Flangini con la mostra Mythomorphosis, poi a Cosenza, presso il Castello Svevo con Mesma. Realizza inoltre l’olio Annuncio del martirio di Nicolò Picardi, parte del ciclo di opere su San Francesco di Paola commissionate da Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona.
Nel 2017 è protagonista a Palazzo Trentini (Trento) con la bipersonale “La pittura ermeneutica di Pier Augusto Breccia e l’astrattismo magico di Adriano Fida”, mentre nel 2019 partecipa all’omaggio ad Arnold Bocklin nella collettiva curata da Simona Gatto presso la Crazy March Gallery di Sutri.
Sono questi gli anni in cui l’aspetto esoterico e simbolista della sua pittura, mai celato sulla tela, inizia ad essere predominante. Sacro e profano si mischiano in un clima di profonda inquietudine e vitalità. Oltre alla sua anima, mette a nudo una fisicità segnata dalla malattia, ma fonte ora di nuova ispirazione.
È un Fida maturo, nell’animo e nella tecnica. Il suo Padre Pio stigmatizzato, presentato a San Giovanni Rotondo nel 2020, entra nella collezione del Santuario di Santa Maria delle Grazie, mentre l’anno successivo torna a Roma presso lo Spazio Urano nella collettiva “Mysterium naturae”, a cura di Laura Catini e Robertomaria Siena. La recente evoluzione stilistica non sfugge a Vittorio Sgarbi, che nell’aprile del 2022, consolidando un rapporto di reciproca stima umana e professionale, lo seleziona per la collettiva “Eccentrici e Solitari” presso Palazzo Doebbing a Sutri.
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