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Tre mostre per tre artisti: il programma autunnale di CAPSULE VENICE
Mostre
di Zaira Carrer
Una bocca spalancata per conoscere il mondo, inghiottendolo; una finestra su foglie e radici lucenti; un jukebox che suona armonie nuove e bizzarre. Dilatandosi negli spazi di CAPSULE VENICE, questi tre concetti prendono forma concreta, arricchendosi e trasformandosi in progetti espositivi complessi e coinvolgenti.
Sotto l’attenta cura di Manuela Lietti, il programma autunnale della galleria si articola infatti in tre personali dedicate alla cinese Liao Wen, al tedesco Mevlana Lipp e all’italiano Alessio de Girolamo. Mentre le prime due saranno visitabili fino al 15 dicembre 2024, quest’ultima si concluderà il prossimo 10 ottobre.
Fulcro pulsante di questo ricco programma è proprio la mostra By Devourng it, I learn about the world, prima personale in Europa della Wen. L’esposizione si propone come un’attenta ricerca sul corpo, inteso soprattutto come un luogo di confine tra pulsioni interiori ed influenze esterne. Rivelatore di ciò è il titolo della mostra – divorandolo, comprendo il mondo –, che si ispira alla rana gigante protagonista del romanzo Tidal Atlas di Lin Zhao: l’animale, al tempo stessa preda e predatore, vittima e carnefice, manifesta un irrefrenabile desiderio di conoscere il mondo che lo circonda fagocitando morbosamente gli elementi che incontra lungo il proprio cammino.
Questa doppia valenza della bocca – come strumento al tempo stesso di violenza e di desiderio – emerge chiaramente in Tears of Succubus (2024), una splendida scultura realizzata in legno di tiglio. L’opera rappresenta due mantidi colte nell’atto dell’accoppiamento, un momento che porta già in sé il tragico destino dettato dalle leggi della natura: la mantide non può che divorare il proprio compagno e, così, ogni atto d’amore e vicinanza si carica inevitabilmente dello spettro della brutalità e della solitudine.
Solo in apparenza opposta nei temi è l’opera The Galaxy Turns My Pocket Inside Out (2024). Se la mantide, infatti, incorpora in sé ciò che è esterno, qui una figura dalla coda di serpente vomita un’enorme rete ricamata con elementi organici, perline, conchiglie e oro. Se il rapporto interno-esterno è ribaltato, lo strumento di unione è lo stesso: una bocca vorace e irrefrenabile, schiava delle proprie pulsioni.
Questa riflessione sul limite, sul dentro e sul fuori, si ritrova, seppur sviluppata in maniera completamente diversa, anche in Vista, il progetto speciale di Mevlana Lipp realizzato per la Project Room 1. Per i lavori presentati, Lipp si è infatti ispirato alle inferriate di metallo che ha notato alle finestre veneziane e così, in queste opere, foglie, radici e petali lucenti sembrano germogliare oltre una sorta di grata dalle linee sinuose. In questo modo, si percepisce un eterno, invalicabile distacco tra uomo e natura, dato dalle condizioni che ci impone la società in cui viviamo.
Le Project Room 2 e 3 ospitano invece Real Time, personale di Alessio de Girolamo, con cui la galleria collabora per la prima volta. La mostra – non a caso proposta in contingenza con il 68mo Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia – propone gli ultimi esperimenti audio e video dell’artista sanremese, realizzati tramite l’uso del software “Real Time”, che dà il titolo all’esposizione. Particolarmente interessante è l’opera Joog Box (2024), un lavoro interattivo che sorprende il visitatore con sinfonie create unendo suoni naturali ed artificiali, rendendo al contempo omaggio ad alcuni grandi compositori del passato che si sono legati, in qualche modo, a Venezia.
Tra corpi che divorano il mondo, radici che sfidano barriere e suoni che intrecciano passato e presente, il programma di CAPSULE VENICE si rivela dunque un percorso espositivo di rara intensità, capace di intrecciare sperimentazione artistica e attente riflessioni.