Nelle culture di tutto il mondo e di tutte le epoche è sempre associato a qualche significato primordiale, dal caos, per l’Antico Egitto, all’acqua, in Cina. Nel sistema di codifica esadecimale, le sue coordinate sono #000000. La sua composizione rappresenta la sintesi sottrattiva totale dei colori dello spettro visibile eppure è considerato il colore più elegante. E nero e alla sua luce che non si vede ma si percepisce in tante gradazioni diverse, come una esperienza poetica oltre che fisica, è dedicata la grande mostra in esposizione negli Ex Seccatori del Tabacco di Città di Castello, una delle due sedi della Fondazione Burri, recentemente presentata al pubblico dopo importanti lavori di restauro.
A cura di Bruno Corà, Presidente della Fondazione Burri, in esposizione per la “La luce del Nero” una serie di opere realizzate da artisti come Vincenzo Agnetti, Bizhan Bassiri, Vasco Bendini, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Hans Hartung, Emilio Isgrò, Jannis Kounellis, Francesco Lo Savio, Robert Morris, Nevelson, Nunzio, Claudio Parmiggiani, Mario Schifano, Soulages e Tàpies. Ognuno di loro in grado di esprimere diverse e personali declinazioni del nero, tra percezioni, valenze, stati d’animo e sensazioni, come del resto fece anche lo stesso Alberto Burri, per esempio nell’iconico e monumentale Cretto Nero, conservato al Museo di Capodimonte di Napoli. Tra gli artisti della seconda metà del XX secolo, Burri fu colui che più di ogni altro ebbe modo di usare il nero, usandolo anche per dipingere totalmente gli Ex Seccatoi del Tabacco, edifici industriali diventati sedi museali dei suoi grandi cicli pittorici.
Il curatore Bruno Corà ha sottolineato come il Nero «Tra la fine del Medioevo e il XVII secolo avesse perso il suo statuto di colore. Sono stati gli artisti a riconferire al Nero la sua valenza cromatica e in particolare, tra loro, appare essenziale l’azione di Kazimir Malevič, autore del celebre “Quadrato nero su fondo bianco” (1915), richiamato in mostra mediante una stampa che ne riproduce l’immagine».
Aperta dal 15 aprile al 28 agosto 2022, la mostra “La Luce del Nero” è stata realizzata nell’ambito del programma Europa Creativa con il progetto “Beam Up” (Blind Engagement In Accessible Museum Projects), che affronta in chiave internazionale e inclusiva il tema dell’accessibilità dell’arte contemporanea per il pubblico con disabilità visiva. Al progetto, oltre alla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri ed Atlante Servizi Culturali, hanno collaborato come partner la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano per tutti gli aspetti inerenti alla disabilità visiva; The Glucksman – museo di arte contemporanea nel campus dell’Università di Cork (Irlanda) e il MSU Muzej Suvremene Umjetnosti – Museo di Arte Contemporanea di Zagabria, per il settore museale. La mostra propone un’esperienza percettiva del Nero per vedenti e non-vedenti, fornendo esempi pressoché mimetici (Burri) e, in altri, forme, materiali e tecniche usate dagli artisti.
L’esposizione corona la riapertura degli spazi degli ex Seccatoi del Tabacco dopo sette anni di lavori che hanno integralmente riqualificato questi ambienti. «Sono veramente pochissimi nel mondo i musei d’artista come quello di Burri a Città di Castello, il quale può vantare un percorso museale che inizia da Palazzo Albizzini e si compie agli ex Seccatoi del Tabacco senza temere paragoni con nessun altro», ha dichiarato Corà.
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