Una collezione racconta sempre una storia, come sentenziò la giornalista del Financial Times Georgina Adam. Una storia fatta di relazioni, di nuove geografie che portano vantaggio per il territorio ed allargano i confini dell’arte.
È concepibile un mondo dell’arte senza collezionisti? Mecenati, il più delle volte, capaci di creare sodalizi indispensabili per la crescita della carriera degli artisti, ma anche di sostegno per i curatori, per i musei e responsabili nel creare nuovi scenari per il sistema.
Questo è il caso di Palazzo Al Bosco, un nuovo spazio privato dedicato alla cultura e all’arte contemporanea, che apre le sue porte nel cuore della Toscana su iniziativa dei mecenati e collezionisti Caroline ed Eric Freymond.
La personale di Olafur Eliasson “Borrowed Views”, alla Tinaia Al Bosco, con la partecipazione della curatrice Laurence Dreyfus è stata pensata in parallelo alla sua mostra a Palazzo Strozzi a Firenze.
Ciò che conquista, oltre al perfetto allestimento nel quale sono immerse le opere è l’unicità che le contraddistingue. Le venti opere dell’artista, di cui dodici esclusivamente in vetro, compongono una riflessione estetica, poetica e originale sui grandi fenomeni naturali. Questi lavori, acquisiti negli anni e parte della collezione dei Freymond, sono di rara finezza, uniscono il genio tecnico e riescono ad irradiare un profondo invito alla contemplazione.
Ci aprono anche una visione di Eliasson più intimistica rispetto alle grandi opere pubbliche che l’artista ha realizzato negli ultimi anni, che sono completamente entrare nell’immaginario comune. Come riuscire a dimenticare la superlativa “The weather project“, del 2003, alla Turbine Hall della Tate Modern. Questa installazione site-specific utilizzava uno schermo semicircolare, un soffitto di specchi e nebbia artificiale per creare l’illusione di un sole. Camminando fino all’estremità della sala, i visitatori potevano vedere come era stato costruito il sole e il rovescio della struttura dello specchio visibile dall’ultimo piano del museo.
La serie “Borrowed Views”, alla Tinaia è un invito a una passeggiata sensoriale immersi nella campagna toscana. Ogni opera riflette una luce, un’impressione e un sentimento legati a un luogo specifico della nostra terra o a un fenomeno naturale del nostro pianeta. Dalla luce percepita in “Bhutan, Bhutan Borrowed View” all’abisso acquatico “Deep Ocean Void (pensive)”, queste lastre di vetro sovrapposte sono poetiche testimoni delle diverse luci naturali percepite dall’artista attraverso le sue peregrinazioni e osservazioni dei fenomeni circostanti.
Eliasson tinge le sue lastre di vetro come per circoscrivere un ricordo e ne traccia un momento luminoso vissuto.
Le lastre sovrapposte creano una grande profondità di campo, l’occhio è subito catturato da questo nuovo tipo di prospettiva. Questa illusione stimola una sottile destabilizzazione della percezione dello spazio, illusione data anche dall’uso ripetitivo dell’ellisse nel vetro.
Avvicinandoci alle opere in mostra, osserviamo la preziosità di ognuna di esse, che testimoniano il gesto dell’artista. La fragilità di queste lastre appoggiate su rassicuranti ceppi di legno, illustrano metaforicamente la leggerezza dell’esistenza umana di fronte all’infallibilità dell’elemento naturale.
La scelta di esporre alcune opere di questa serie evidenzia e rende partecipi gli spettatori di Palazzo Al Bosco al duplice genio di questo formidabile e poliedrico artista; accompagnando il ruolo del visitatore a cui è richiesta nuovamente una partecipazione attiva per essere parte integrante dell’esperienza artistica. Eliasson ci invita a riflettere sul nostro mondo e a relazionarci con l’ambiente attorno a noi.
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